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Il mussomelese agostiniano scalzo P. Mario Genco ricorda un suo confratello nel 70° della morte

Carmelo Barba

Il mussomelese agostiniano scalzo P. Mario Genco ricorda un suo confratello nel 70° della morte

Mer, 22/02/2017 - 14:33

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(di P.Mario Genco) A distanza di 70 anni dalla santa morte, avvenuta lunedì 24 febbraio 1947 alle ore 11, Trabia (PA) ricorda il suo concittadino Fra Andrea Tonda, che si fosse distinto nella santità. E’ una ricorrenza, che dal lontano 1947, parenti, concittadini e confratelli, non fanno passare sotto silenzio. Anche quest’anno, su invito del parroco di Trabia Don Vincenzo Parasiliti, un frate agostiniano scalzo, proveniente da Marsala (TP), dal 23 al 26 febbraio nella chiesa Madre commemora la vita piena di difficoltà e l’esempio nella sofferenza accettata per Gesù da parte di Fra Andrea.
Egli era una vocazione adulta ed era più grande degli altri chierici di 10 anni (1913). E’ stato compagno di chiericato del compaesano novantenne P. Vincenzo Sorce nel convento di S. Maria Nuova in San Gregorio da Sassola (Roma), dove sono stati insieme dal 1941 al 1945. Il 27 ottobre 1945 i 9 chierici siciliani sono tornati insieme in Sicilia tra i quali P. Vincenzo Sorce e P. Giuseppe Barba. Il Maestro di Chiericato era P. Emanuele Barba (1913-1978), di Mussomeli. P. Vincenzo Sorce ricorda che durante la seconda guerra mondiale, in cui venivano dati solo 20 grammi di pane ciascuno, Fra Andrea Tonda dopo la S. Messa, mentre si andava a refettorio per la colazione, diceva andiamo a farci l’altra comunione. Soleva dire E fratello, il mondo è pieno di imbrogli – Era tale la povertà che diceva: Fratello, neanche i chiodi per metterci in croce abbiamo. Rivolgendosi a coloro che si ritenevano più bravi e intelligenti, Fra Andrea diceva: Fratello, ecco le colonne dell’Ordine.
Fra Andrea è nato a Trabia (PA) il 4-10-1913 da Mario e Vallelunga Vincenza, famiglia povera ed onesta. Non finisce le scuole elementari perché mandato in campagna ad aiutare la famiglia. Fin da ragazzo sente il grandissimo desiderio di essere sacerdote. Ma come fare senza soldi e senza gli studi? Tale desiderio cresce sempre più e a 18 anni lo comunica al suo parroco: Io sento la voce di Dio che mi chiama al sacerdozio. E’ più forte di un tuono (Di Vittorio Rosario, Testimonianze su Fra Alipio, manoscritto dattilografico, p. 8). Il parroco lo scoraggia dicendogli: Che cosa vuoi fare? Non vedi che sei grande per studiare… e poi ci vogliono tanti quattrini che tu non hai. Vattene a zappare che è meglio, non perdere tempo (Ivi p. 8). Anche i familiari e i compaesani lo vogliono dissuadere accusandolo di non aver voglia di lavorare per aiutare la famiglia. Fra Andrea non desiste, va avanti nel suo proposito. Trova la forza nella preghiera, nell’amore alla SS. Eucaristia e nella devozione alla Madonna. Si reca nuovamente dal parroco e gli dice: Il Signore mi chiama a diventare sacerdote come lei e vedrà che la Provvidenza, il Signore, non me la farà mancare… ne sono certo, il Signore mi verrà incontro (Ivi p. 12) E ai compaesani dice: La Vergine, ne sono certo, mi farà trovare una strada per entrare in convento (Ivi p. 2)
E così, a poco a poco, la strada, nonostante le innumerevoli contrarietà, gli si apre. Incontra prima il maestro Giovanni Sodaro e poi il canonico Filippo Taddeo che gli fanno completare gli studi delle scuole elementari e medie con molta pazienza e sacrificio da parte di entrambi, ma in modo particolare di Fra Andrea che si recava a piedi a Termini Imerese (PA) dal canonico Taddeo e perché, non avendo le basi scolastiche, trovava difficoltà nell’apprendimento.
Sulla strada intrapresa si frappone un ostacolo: la chiamata a Taranto per il servizio militare. Fra Andrea si affida totalmente alla volontà di Dio: Se il Signore vuole, mi preparerà le cose come piacerà a Lui. Io niente posso dire; mi metto nelle sue mani e Lui farà il resto (Ivi p. 28). A Taranto infatti incontra la benevolenza del capitano che gli permette di frequentare le scuole dei Salesiani. Anche durante il servizio militare Fra Andrea non abbandona le sue pratiche di pietà: SS. Eucaristia, Rosario, visita al SS. Sacramento dicendo: Bisogna fare tutti i giorni rifornimento spirituale. Come si potrebbe vivere senza il pane? (Ivi p. 13).
Tornato a Trabia, vuole realizzare il suo desiderio e chiede di essere accolto prima ai Cappuccini e poi agli Agostiniani Scalzi di Palermo, che lo mandano nella casa di noviziato di S. Maria Nuova presso Tivoli (Roma). Finalmente, dopo tante peripezie, veste l’abito religioso il 21 maggio 1941, mese dedicato alla Madonna, a cui si era affidato, e fece la professione dei voti di povertà, castità, obbedienza e umiltà il 22-5-1942.
Riprende la preparazione culturale con gli studi liceali e filosofici incontrando sempre le solite difficoltà nell’apprendimento. Gli viene detto apertamente di lasciar perdere e di ritirarsi.
Fra Andrea non si perde d’animo e risponde che anche i manici delle scope servono nel convento (P. Lorenzo Sapia Fra Andrea Tonda, Valverde, 1997, p. 27).
Nel 1946, ritornando il regime provincializzo, Fra Andrea torna in Sicilia a Palermo, dove inizia il corso di Teologia. Ma quando è già sulla dirittura di arrivo, ecco cadergli sul capo un’altra tegola: deve ricoverarsi per una appendicite acuta, che sfocia in una peritonite. Allora non c’era l’Assistenza Sanitaria per tutti. Chi poteva si curava nelle Cliniche, mentre per gli altri c’era l’ospedale come Fra Andrea La ferita dell’operazione non si rimargina, preoccupando medici, confratelli e parenti. P. Sorce ricorda: “Andavamo tutti i giorni a trovare Fra Andrea nell’ospedale della “Filiciuzza” oggi Ospedale Civico (20-2-2017). Non siamo andati al funerale, – prosegue P. Vincenzo Sorce -. perché allora non ci si muoveva con facilità”.
Durante la sua degenza in ospedale Fra Andrea suscita ammirazione in tutti per la serenità del comportamento e la grande disponibilità alla volontà di Dio. Ripeteva spesso: Se il Signore vuole così, si faccia la sua volontà (Ivi p.. 36).
Vista la gravità del caso, si pensa di parlare al Cardinale di Palermo, Mons. Ruffini, affinché lo ordinasse sacerdote. Di questa proposta Fra Andrea è entusiasta dicendo: Sarebbe la mia gioia più grande poter celebrare una sola volta la S. Messa e morirei contento (Ivi p. 38). Ma la proposta non ha seguito. Fra Andrea si rimette come sempre alla volontà di Dio: Se il Signore vuole così, si faccia la sua volontà (Ivi p. 36). Muore a 33 anni, in concetto di santità, a Trabia (PA), unendosi a Cristo vittima e sacerdote. (P.Mario Genco)

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