Salute

Il PD processa Crocetta. Il governatore: “Se il partito me lo chiede, mi dimetto”

Redazione

Il PD processa Crocetta. Il governatore: “Se il partito me lo chiede, mi dimetto”

Sab, 04/07/2015 - 23:09

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CrocettaCALTANISSETTA – Il Partito Democratico in Sicilia tira le somme dell’azione del governo regionale ed è pronto ad aprire la crisi preparandosi ad una serie di consultazioni con altre forze della coalizione per decidere quale percorso seguire in attesa dell’assemblea del partito che si terrà entro la fine di luglio. E’ quanto emerge al termine della lunga direzione regionale durata otto ore. Sul banco degli accusati il governatore Rosario Crocetta. “Gli scenari? Sono tutti aperti. Prima o poi dovremo ripresentarsi agli elettori: dobbiamo capire con chi presentarci, e quando. Mi sarebbe piaciuto concludere questa direzione con un punto di incontro positivo, purtroppo non è andata così”, ha detto il segretario Fausto Raciti. A questa situazione si è arrivati dopo mesi di guerra aperta e pace a denti stretti fra Crocetta e il Pd, asse portante della maggioranza, le ultime settimane sono sembrate decisive nel logoramento di un rapporto che si è rivelato difficile già dal giorno dopo l’elezione. A provocare le frizioni di recente sono state prima l’esito delle amministrative, con le sconfitte di Enna e soprattutto di Gela, poi le dimissioni di tre assessori, fra loro anche Lucia Borsellino che ha lasciato ieri l’assessorato alla Salute, anche in seguito agli effetti dell’arresto di Matteo Tutino, primario di chirurgia estetica a Villa Sofia e medico personale del governatore. E’ stato un dibattito intenso, aperto dalla relazione da Raciti che ha sostenuto: “Siamo oltre la tattica e le schermaglie, siamo al punto decisivo di questa legislatura: siamo oltre gli ultimatum, a questo punto sta al presidente della Regione capire qual è la strada giusta”. Dal palco quando ha preso la parola Crocetta ha voluto subito smorzare le polemiche su un articolo scritto da Pietrangelo Buttafuoco e pubblicato sul Fatto ieri: “Faccio outing, mi tolgo la giacca, così si vedono gli effetti del lifting addominale. Ho letto Buttafuoco, si parla di glutei. Non sono riuscito a finire di leggerlo per la sua volgarità”. Poi ha stigmatizzato quelli che ha definito “attacchi” alla sua vita privata, di omosessualità. E’ stato interrotto da un delegato della direzione regionale che ha urlato “adesso possiamo parlare dei problemi della Sicilia?”.”Il voyeurismo non ci interessa”, ha ribattuto Raciti. “Sono disposto ad assumermi tutte le mie responsabilità se il partito me lo chiede. Ma io ho ereditato una Regione con sei miliardi di deficit. Mettiamo che oggi decida di dimettermi, il tema è questo? Se il partito me lo chiede, mi dimetto”, ha detto Crocetta. E cosi è stato un susseguirsi di interventi. “Andare al voto non è un segno di vittoria, ma ad un certo punto può essere una strada da intraprendere, se lo decide una classe dirigente. L’accanimento non è sempre positivo. La situazione è precipitata, adesso va governato il processo”, ha detto Antonello Cracolici, parlamentare regionale del Pd. Duro il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone: “Mentre io facevo la spola fra Camera e Senato parlando con tutti, con Renzi, Delrio, Guerini. Mentre lavoravo per risolvere il problema dei 300 milioni della legge di Stabilità, il presidente della Regione sparava a zero sul Governo Renzi”. A lasciare la porta socchiusa è stato Baldo Gucciardi, capogruppo del Pd all’Ars: “Il voto anticipato è una anomalia, ma i prossimi mesi saranno decisivi: se governo, maggioranza e assemblea saranno in grado di risolvere i problemi della Sicilia, allora questa legislatura potrà continuare. Altrimenti, se non si daranno le risposte che i siciliani si attendono, la cosa da fare sarà una sola: restituire la parola ai cittadini”. A rilanciare la sfiducia al governatore ci ha pensato il deputato regionale Fabrizio Ferrandelli. Contrario “alle crisi al buio” è invece il vicepresidente dell’Ars, Giuseppe Lupo. E c’è che ricorda che dalla prossima legislatura, dopo una modifica dello Statuto con la legge costituzionale del 2013, il numero dei deputati regionali scenderà da 90 a 70.

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