Auto incendiata e colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione di un imprenditore per costringerlo a versare il pizzo, un altro veicolo incendiato per costringere uno spacciatore a chiedere ‘l’autorizzazione’ prima di continuare a vendere droga e, ancora, spari contro una casa per indurre il proprietario a pagare i debiti per la fornitura di stupefacenti. Sono alcuni degli episodi avvenuti nel 2024 in provincia di Agrigento, e in particolare a Porto Emepdocle, e che sono stati svelati dall’inchiesta della Dda di Palermo che ha portato all’esecuzione di 13 fermi. Tra le intimidazioni addebitate agli indagati anche l’esplosione di diversi colpi di arma da fuoco contro una rivendita di frutta e verdura ad Agrigento, l’incendio di un’auto a Porto Empedocle a causa di alcuni diverbi tra uno dei sodali della banda e il proprietario, una intimidazione con spari contro un’auto a Raffadali e contro la saracinesca di un esercizio commerciale di Porto Emepedocle. È emersa “un’ampissima disponibilità di armi, anche da guerra, in capo ai sodali che utilizzavano per compiere gli atti intimidatori”, spiegano i carabinieri. In un paio di episodi le intimidazioni sono state compiute con un Kalashnikov, fucile mitragliatore AK-47. I fermati sono stati rinchiusi negli istituti di pena di Agrigento, Palermo, Sciacca e Caltanissetta.
di Redazione 3
Sab, 13/12/2025 - 13:31

