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Mafia. Estorsioni e droga tra Catania e Pavia, 20 indagati e 8 misure cautelari

Redazione 3

Mafia. Estorsioni e droga tra Catania e Pavia, 20 indagati e 8 misure cautelari

Mer, 25/06/2025 - 12:44

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L’operazione, denominata ‘Lumia’, ha acceso i riflettori sul clan Laudani di Catania. Gli otto destinatari della misura cautelare sono finiti tutti in carcere. Per altri 12 indagati è scattata soltanto la denuncia a piede libero ma sono stati comunque sottoposti a perquisizione. Gli avvisi di conclusione delle indagine ai coinvolti nell’inchiesta sono stati notificati nelle province di Catania, Messina, Monza, Pavia, prato e Reggio Calabria. Eseguito anche un sequestro preventivo di due imprese di Aci Sant’Antonio, una Srl e una ditta individuale, per un valore complessivo di un milione di euro. “Messa in luce – sostiene il procuratore di Catania Francesco Curcio – la permanente operatività del clan dei Laudani, soprannominati ‘Mussi i ficurinia’, in provincia di Catania, e in particolare nei territori di Acireale, Aci Sant’Antonio, Aci Catena e nelle zone limitrofe”. L’inchiesta è partita da una segnalazione anonima che ha delineato le dinamiche criminali che condizionerebbero in maniera illecita il mercato degli agrumi, soprattutto dei limoni, e dei trasporti da parte del clan mafioso. Il tutto sarebbe avvenuto attraverso il controllo di alcune società, come la Friscus Srl, già sequestrata nel 2020 nell’ambito dell’operazione ‘Report’. Le nuove indagini avrebbero messo in luce “il consolidamento del potere mafioso in capo a Orazio Scuto – sostiene il procuratore di Catania-, che sebbene in stato di detenzione nel periodo di indagine, si sarebbe avvalso di un gruppo di uomini di fiducia per monopolizzare la filiera del mercato agrumicolo” nei territori dei paesi pedemontani. I magistrati catanesi hanno ricostruito ruoli e funzioni all’interno della cerchia più stretta del clan, ma anche le modalità con le quali Scuto avrebbe impartito ordini dal carcere utilizzando schede telefoniche intestate a extracomunitari e fatte entrare illecitamente nell’istituto di pena grazie anche ad un drone. I fedelissimi di Scuto mantenevano così con lui “contatti regolari”, tenendolo costantemente aggiornato sulle attività del clan. Il condizionamento del mercato degli agrumi sarebbe avvenuto attraverso l’imposizione ad alcuni imprenditori di contratti di procacciamento d’affari in favore dell’organizzazione malavitosa: uns sistema per coprire anche i pagamenti pretesi dal clan ed effettuati dalle società delle vittime. Agli imprenditori venivano imposte anche le aziende alle quali affidarsi per la produzione, la trasformazione, il trasporto e lo scarto dei prodotti agrumicoli. Diverse le estorsioni registrate a danni degli imprenditori e le pressioni intimidatorie nei confronti di chi non voleva piegarsi, con la paventata possibilità di ricorrere a rappresaglie da parte del clan.