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Caltanissetta, “addio” a Giovanni Bonaffini il mago delle due ruote: lutto in città

Redazione

Caltanissetta, “addio” a Giovanni Bonaffini il mago delle due ruote: lutto in città

Sab, 15/06/2024 - 11:41

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All’età di 81 anni si è spento Giovanni Bonaffini, per Caltanissetta indimenticabile ed iconico sinonimo di due ruote. Un uomo che ha scritto la storia nissena nel campo motociclistico in maniera diretta ed indiretta.

Inizia giovanissimo a lavorare alla Piaggio quando era allocata in via Palmintelli. Al senso del dovere, si abbinano una passione ed un enorme talento che lo portano ad aprire la sua prima officina in via Traversa Elena agli inizi degli anni ‘60.

L’Italia, negli anni ’70, è ‘travolta’ dall’avvento delle moto giapponesi e lui subito si specializza, con un occhio di riguardo alla Kawasaki. Poi il trasferimento in via Verga dove rimase, allargando la sua struttura, fin ben oltre alla metà degli anni ’90.

Il suo amore è anche diretto. Leggendarie le sue performance in sella alla sua vespa Gs. Nelle gimkane che si organizzavano nel nisseno: in un anno lui fu capace di vincere tutte le gare; simbolico il cavallino Ferrari (altro suo grande amore) impresso sul casco.

Indimenticabile il premio ottenuto per l’Eurovespa 1963, per la percorrenza più lunga, allorquando nel giugno di quell’anno si recò a Cortina d’Ampezzo partendo da Caltanissetta.

Di analogo valore il suo tocco nella preparazione delle moto per le gare. Generazioni di nisseni sono stati onorati di affidare le loro “creature” a Bonaffini.

Ma oltre le moto, c’era un uomo di grande valore, di grande sensibilità: un signore di altri tempi.

Un ricordo commosso e sincero lo traccia il suo grande amico Vincenzo Cosentino, indubbio protagonista e conoscitore della storia nissena delle due ruote: “Un brav’uomo, sono onorato della sua amicizia. Di aver vissuto con lui e per lui, il mondo delle moto, un mondo a parte. Mi ha trasferito il suo enorme sapere, la sua esperienza, quasi come un figlio. Leggeva sempre il quotidiano, con lui potevi parlare di tutto. Ricordo il mio secondo posto a Favara con una Kawasaki preparata da lui, la sua felicità; con lo stesso mezzo prima si erano cimentati altri ma senza brillare. Potrei raccontare centinaia di aneddoti legati a noi. Amava incredibilmente la sua famiglia, le sue 4 figlie, la mamma e la sorella che aveva accudito. La sua famiglia per lui era tutto ed era prioritario non fargli mancare nulla. Moderato, mai il passo più lungo della gamba – aggiunge con la voce rotta dall’emozione – Ho difficoltà a dire altro, ho una grande pena nel cuore”.