C’è il lavoro di anni della squadra mobile nissena e dello sco su delega del procuratore antimafia Pasquale Pacifico dietro l’avviso di chiusura indagini per depistaggio a carico di due ex generali dei carabinieri Alberto Tersigni e Angiolo Pellegrini.
La vicenda riguarda le dichiarazioni di Pietro Riggio collaboratore di giustizia dal 2009. Dichiarazioni sulla latitanza di Bennardo Provenzano e altri fatti come il progetto di attentato ai danni del giudice Leonardo Guarnotta che secondo Riggio si sarebbe dovuto realizzare nel 2000. Pietro Riggio, al processo Capaci bis che si celebrava davanti alla Corte d’assise d’appello di Caltanissetta confermò quanto messo a verbale nei mesi precedenti alla sua escussione: “Nel 2000 Cosa nostra voleva uccidere il giudice Leonardo Guarnotta”.
Secondo i magistrati nisseni il contenuto delle dichiarazioni di Riggio non sarebbe stato approfondito e vagliato accuratamente dai due allora colonnelli della Dia, che gestirono in tempi diversi la collaborazione. I due investigatori negano tutte le accuse, certi di far totale chiarezza sulla vicenda. Pellegrini e Tersigni sono accusati di aver affermato il falso dinnanzi alla procura che chiedeva chiarimenti sui fatti e non avrebbero detto ciò che sapevano e avrebbero ostacolato le indagini “finalizzate ad acquisire elementi per comprovare l’autenticità delle dichiarazioni di Riggio.” Entrambi sono stati ritenuti reticenti anche quando sono stati sentiti come testi al processo sulla trattativa stato mafia che si è tenuto a Palermo.
Gli inquirenti scrivono di incontri, confidenze, fatti avvenimenti avvenuti durante un lungo periodo di tempo. Ci sarebbero anche altri ufficiali coinvolti nell’indagine della procura di Caltanissetta guidata da Salvatore De Luca.
I due ufficiali adesso in pensione sono da sempre stati impegnati nella lotta alla mafia. Pellegnini è stato comandante della sezione antimafia dei carabinieri di Palermo dal 1981 al 1985.
Come uomo di fiducia del pool, ha portato a compimento le più importanti indagini nei confronti di Cosa Nostra, che ha raccontato il un libro dal titolo “Noi uomini di Falcone”.

