Come in un film il cui finale (triste) doveva essere di quelli a sorpresa. In questo 24 febbraio se ne sono andati due autentici mostri sacri del giornalismo nisseno. Prima la notizia della morte di Pippo Grosso, icona per tanti anni di Radio Cl1 e storica voce di Caltanissetta. Poi, improvvisa ed imprevedibile, la notizia della scomparsa di un altro grande del giornalismo nisseno come Lino Lacagnina, per tanti anni voce del giornale La Sicilia, oltre che apprezzato giornalista televisivo. In un sol giorno dunque due tra le voci più autorevoli del giornalismo nisseno se ne sono andate. Strano destino quello di questi due figli di Caltanissetta, due uomini che hanno dedicato la loro vita all’informazione al servizio della loro Città, due autentici pilastri delle rispettive testate alle quali hanno legato la loro carriera e la loro attività giornalistica. Lino Lacagnina era un figlio del popolo, uno che a e con Caltanissetta aveva un rapporto speciale, uno che della sua Città conosceva ogni angolo, ogni aspetto, ogni minimo particolare.
Era una vera e propria enciclopedia vivente. Bastava porgli una domanda e lui immediatamente con la sua memoria apriva il proprio magico libro dei ricordi ed uscivano fuori storie, personaggi e risvolti di una Caltanissetta che per lui non aveva segreti. Se qualcuno gli avesse detto che sarebbe morto proprio il giorno stesso del suo amico e collega Pippo Grosso, probabilmente non ci avrebbe mai creduto: con il suo immancabile sorriso, avrebbe preso quei tre secondi necessari per una delle sue battute e avrebbe contribuito a svuotare di tragica coincidenza quella previsione. E invece è stato tutto vero.
Lino Lacagnina se n’è andato poche ore dopo il suo caro amico di tante cronache, di tante avventure giornalistiche, di tante storie. Spesso Lino, quando parlava di Pippo Grosso amava raccontare che, entrambi, quando seguivano la Nissa al Palmintelli negli allenamenti della settimana, erano soliti fare a gara tra chi di loro due restava sino all’ultimo per captare ogni possibile indiscrezione da riportare l’indomani su La Sicilia o il Giornale Di Sicilia. Altri tempi.
Lui aveva iniziato a collaborare con il giornale La Sicilia giovanissimo. Una collaborazione che lo aveva portato in breve tempo a diventare un’autentica colonna della redazione nissena de La Sicilia che ruotava attorno ad un altro totem del giornalismo nisseno come Giorgio De Cristoforo. In quegli anni a Caltanissetta le due testate giornalistiche avevano nelle rispettive redazioni altrettanti importanti punti di riferimento in termini di informazione e promozione del territorio. Lino Lacagnina dedicò tutto se stesso al giornalismo. Uno dei suoi grandi amori era la Nissa. Ma lui, da gran nisseno, era affezionato anche ai riti della Settimana Santa. Lui per altro, figlio di un macellaio, aveva imparato fin da piccolo ad apprezzare e ad assaporare quell’atmosfera magica che si creava a Caltanissetta in occasione della Settimana Santa. Le vare, le variceddre, la Real Maestranza, i risvolti legati a questo evento unico erano componenti che lo attiravano e che, fin da bambino, lo avevano visto in prima fila. Lino Lacagnina amava anche lo sport; in gioventù fu campione regionale di corsa.
La passione per la Nissa poi era di quelle che lo coinvolgevano senza mezzi termini. Quando si metteva a parlare di Nissa era capace di aprire libri autentici di storie senza fine: ricordava il grande campione come la stellina fugace. Nei suoi ricordi c’era sempre posto per Cipollone come per Re, per Rappa come per Tomaselli, e poi ancora per un’icona del calcio nisseno di tutti i tempi come Scarantino con il quale, spesso, lo si vedeva al Tomaselli per le gare interne della Nissa. Per diversi anni fu anche inviato per il calciomercato a Palermo e Agrigento. Erano anni nei quali le società compravano i giocatori e alberghi come l’Akrabello di Agrigento costituivano autentiche fabbriche dei sogni.
Spesso ricordava grandi acquisti della Nissa di quegli anni come Colombo e lo stesso Giovanni Italia. Più spesso ancora il suo ricordo era per chi non c’era più. Si emozionava parecchio quando il pensiero andava al suo amico del cuore Totò De Luca con il quale condivise esperienze giornalistiche e radiofoniche veramente uniche nel suo genere. E poi il giornalismo televisivo, con le trasmissioni storiche che lo videro dedicare una puntata speciale per la promozione della sua Nissa nei professionisti nel 1984. Ogni domenica poi, immancabile il suo servizio sulla sfida casalinga della Nissa su Antenna Sicilia con la collaborazione di un altro grande come Totò Scarantino.
Con i presidenti della Nissa come con giocatori e tecnici il suo rapporto era sempre improntato alla massima schiettezza: ognuno svolgeva il proprio compito, e Lino Lacagnina svolgeva il suo senza sbavature e senza interferenze. Non faceva sconti a nessuno e non era offensivo con nessuno.
Mai una querela, mai una parola fuori posto, mai manie di protagonismo, mai voglia di mettersi in mostra o di ergersi a vate giornalistico d’occasione. Per lui Caltanissetta non aveva segreti, ma sapeva sempre come trattare la notizia, indirizzandola nella direzione che era quella dell’informazione. Per tanti è stato un autentico maestro. La redazione nissena de La Sicilia è stata la sua seconda casa, ma soprattutto il giornale La Sicilia è stato il suo specchio e il suo libro. Il libro di una vita che, purtroppo, oggi si è interrotta al pari di quella del suo amico e collega Pippo Grosso.
In un sol colpo Caltanissetta li perde entrambe. Forse è troppo, forse nessuno avrebbe mai immaginato un copione simile, forse nessuno avrebbe mai pensato che Lino potesse andarsene così, senza aver commentato e ricordato il suo amico giornalista di sempre. E invece è andata così.
Caltanissetta, la Caltanissetta giornalistica, ma anche la Caltanissetta che ama l’informazione, piange questi due suoi figli che tanto gli hanno dato in termini di impegno, passione e tempo dedicato alle piccole e grandi notizie di una Città che da oggi ha due grandi giornalisti in meno, ma che da domani avrà un impegno in più da onorare: quello di dare giusta e meritata memoria a questi due uomini che si sono spesi sino alla fine per la loro città al fine di renderla, con la forza dell’informazione, con la cultura, con lo sport, con le piccole e grandi quotidianità, più libera, più ricca e più vera.
L’augurio è che Lino Lacagnina, come Pippo Grosso, passata l’onda emotiva, non vengano relegati nel gran mausoleo dell’oblio nisseno e che, invece, siano ricordati con iniziative che possano essere significative e identitarie, esattamente come il loro giornalismo che ha contribuito negli anni a dare spessore e significato alla Città di Caltanissetta.

