Salute

Crepet: “L’Epifania è diventata una cosa consumistica tipo Halloween”

di Barbara Laurenzi - Agi

Crepet: “L’Epifania è diventata una cosa consumistica tipo Halloween”

Lo pischiatra all'AGI: "La simbologia originaria è quella di porre fine alle festività e, in quanto tale, non ha più il valore che aveva in passato. Piazza Navona è un orrore"
Ven, 06/01/2023 - 12:56

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L’Epifania tutte le feste porta via, si diceva un tempo. Una frase che tutti hanno pronunciato almeno una volta e dietro la quale si nasconde il senso di un rito ormai perso, secondo lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet. “La simbologia originaria dell’Epifania è quella di porre fine alle festività e, in quanto tale, non ha più il valore che aveva in passato – spiega all’AGI – . Non c’è più quell’attesa triste che la caratterizzava per essere, appunto, l’ultimo giorno di festa. Oggi è diventata una cosa consumistica tipo Halloween”.

“Basta andare a piazza Navona a Roma per inorridire.”, spiega ancora Crepet. “Quel luogo simboleggia esattamente la fine del rito dell’Epifania. È un orrore totale, manca la bancarella con l’intimo e poi c’è tutto”. Ad essere cambiata è proprio la percezione generale di questa festa. “La calza da riempire la mettono una famiglia su dieci, i bambini vogliono i telefonini e certo non il carbone. Anzi, gran parte di loro non sanno nemmeno che cosa sia”, riflette Crepet.

E a modificarsi sono anche i rapporti più solidi come quello con i nonni. “Non si è logorato ma è evoluto, perché spesso si vive lontani mentre un tempo si viveva tutti insieme. La mia non è malinconia dei bei tempi andati, è solo l’attestazione che quel mondo non c’è più. Non voglio dire che è ridotto tutto a business però siamo lì, è più business che consapevolezza”.

La consapevolezza dell’Epifania, per Crepet, consisteva nel fatto che “tutti, il 6 gennaio, erano consapevoli che si trattava dell’ultimo giorno oltre il quale sarebbe ricominciata la vita normale. Nel rito cattolico, dopo le gioie natalizie, inizia l’attesa di Pasqua, un periodo di moderazione e di rottura con i fasti precedenti. Non mi si dica che nella festa della Befana c’è ancora qualcosa che abbia a che fare con i Re Magi, sfido qualsiasi scuola elementare a dirmi che cos’è la mirra”.

Proprio a proposito dei doni e della natività, lo psichiatra ricorda come “un tempo si faceva il presepe, che aveva un suo luogo fisso dentro le case dall’8 dicembre al 6 gennaio. Oggi il presepe è stato soppiantato dall’albero, una tradizione dei paesi nordici. Ho citato Halloween non a caso, sono entrambe sovrapposizioni che vengono da altri mondi, non c’è niente di male ma è la realtà.

Il presepe, invece, era qualcosa di veramente nostro perché proveniente da una consuetudine cattolica, con influenze arabe. Si prendeva un tavolo e lo si allestiva con il muschio, il cielo stellato e tutte le altre sue caratteristiche. Era, appunto, un rito. Che aveva una sua finalizzazione: l’Epifania in cui arrivavano finalmente i Re Magi”.

La Befana moderna invece sembra far colpo più sui grandi che sui piccoli, certo non per i dolci ma per la possibilita’ di dedicare questo giorno libero a svago e divertimento. “Adesso è sempre tutta una festa costante, senza soluzione di continuità, è tutto un filotto di prenotazioni sulla neve. La Befana piace anche agli adulti perché è come il ponte del 25 aprile – conclude Crepet -. Gli adulti si appassionano allo skipass dell’Epifania”.

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