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Il trionfo d’immagine di Caltanissetta su Rai 3. Servizio pubblico o pubblico servizietto?

Michele Spena

Il trionfo d’immagine di Caltanissetta su Rai 3. Servizio pubblico o pubblico servizietto?

Lun, 10/01/2022 - 14:04

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Cosa c’è di meglio, in una fredda domenica di gennaio, di una serata in famiglia davanti alla TV? Nulla, se il programma che vediamo non ci fa incazzare. I cittadini di un capoluogo di provincia che invece di Caltanissetta potremmo da oggi in poi chiamare Beirut, o Chernobyl, hanno assistito ad una delle più colossali mistificazioni degli ultimi vent’anni, che riportano l’immagine della città a livelli infimi, ad onta di tanti sforzi che Istituzioni Civili, Religiose, Militari ed Accademiche, Imprenditori, Professionisti, Lavoratori e Società Civile, compiono ogni giorno, regalando amore, sudore e sacrificio alla nostra città.

Il Servizio inizia con un intervista al Presidente del Comitato di Quartiere del rione Provvidenza, che descrive al conduttore le condizioni di degrado del quartiere, accompagnate da riprese a terra e con il drone devastanti.

Nessuna ripresa dei cantieri del centro storico, e dei recenti interventi di riqualificazione e pedonalizzazione, se non qualche sparuta ripresa di qualche “palazzo restaurato” commentata da frasi compassionevoli.

E mentre il conduttore e l’intervistato parlano esacerbando gli aspetti critici della città ingrandita e del degrado delle periferie, paragonandole a Librino, ci si sposta in Via Rochester, dove un responsabile di “Eclettica”, accompagna il conduttore a visitare l’impianto polivalente, dallo stesso gestito insieme ad altri soci.

L’impianto, di proprietà del Comune, recuperato con i fondi del Movimento Cinque Stelle, viene definito come esempio europeo di rigenerazione urbana.

Dopo una ampia dissertazione delle attività svolte dalla cooperativa, il Sig. Ciulla accompagna il conduttore alla Provvidenza a commentare il murales raffigurante un cuore dell’artista Igor Scalisi Palminteri, offrendoci una propria messianica lettura dell’opera, mentre tutto attorno è un disastro, abbandono, morte.

Certamente Caltanissetta ha tante problematiche, comuni a tante città del Sud, ma non merita certo di divenire il simbolo di ogni possibile negatività, da cui forse solo “eclettica” e qualche simbolo impresso su un muro diroccato potrà salvarci.

Non è accettabile che il Servizio Pubblico di informazione realizzi un documento del genere, a voce unica, privo di contraddittorio. Quasi uno spot pubblicitario.

Ricordiamo ancora le celebrazioni del 140’ anniversario della Strage di Gessolungo, momento di condivisione dell’orgoglio di possedere una storia. Ricordo che sbiadisce, vanificando tutti gli sforzi con impegno profusi da tutti gli attori in campo. Quegli sforzi e quell’impegno, di fronte a documenti di stampa come quello appena descritto, vanno a farsi benedire, facendoci andare indietro come il gambero.

Ci chiediamo a chi giovi tutto questo? Certamente non a Caltanissetta e non ai nisseni, che si vedono ulteriormente impoveriti da un gratuito danno d’immagine, come i colpi inferti dal Torero all’animale ormai agonizzante per il solo piacere dello spettacolo.

Ed è qui che il servizio pubblico è divenuto in realtà un pubblico servizietto a danno della collettività. E ci chiediamo quindi chi sono gli spettatori, o i manager che hanno messo in piedi questo grottesco show.

Invitiamo il primo cittadino e tutti i rappresentanti delle Istituzioni a prendere posizione su tale pubblicità lesiva dell’immagine di tutti noi, ed a farsi parte attiva per migliorare l’immagine della nostra città.

Non ci si fa grandi con disperate e compassionevoli operazioni di recupero dell’irredimibile. Si è grandi se ci si attiva concretamente a migliorare le cose, facendone innamorare anche gli altri.

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