SAN CATALDO. In merito al Decreto assessoriale “Carta di Catania” che riguarda la concessione in uso dei beni culturali appartenenti al Demanio e Patrimonio della Regione Siciliana “che si trovano in giacenza nei depositi regionali”, col fine di valorizzarli “attraverso l’esposizione in luoghi pubblici o privati aperti al pubblico che rispondano ai requisiti di legge”, il Collettivo Letizia, tramite Gianfranco Cammarata ed Emanuela Asaro, ha ribadito il suo secco no.
“Riteniamo – si legge in una nota – che “liberarsi” dei beni tutelati dalla Costituzione e dal Codice dei BB. CC. e del paesaggio, pensando di “svenderli”, monetizzarli, utilizzarli come merce e non come patrimonio pubblico da preservare, tutelare, far conoscere, non possa risolvere l’annoso problema dell’intasamento dei magazzini dei musei, ridotti a mero deposito di quanto non si è permesso che fosse studiato, catalogato, esposto, reso fruibile.
Svuotare i magazzini sì, ma non fare attività commerciale con l’arte! Se si permettesse quanto previsto dalla Carta di Catania si andrebbe a svilire il ruolo del museo, ridotto, ormai, a semplice contenitore di reperti, cristallizzati in esposizioni sempre uguali. Piuttosto riteniamo che il Patrimonio contenuto all’interno dei magazzini, debba servire per valorizzare e arricchire il museo stesso, renderlo vivo e attraente, prevedendo una rotazione dei reperti, un loro utilizzo per esposizioni più dinamiche o tematiche, o ancora, per iniziative culturali. Indirettamente si andrebbero a generare flussi turistici importanti che tanto mancano all’interno delle nostre istituzioni museali, che ogni anno contano sempre meno presenze.
Insomma, i beni dei magazzini, costituirebbero il “valore aggiunto” per il museo e per il turismo. Altro punto sul quale vogliamo soffermarci è l’art. 9 delle Linee Guida, che riguarda l’inventariazione e la catalogazione. Premesso che, a oggi, non tutti i reperti presenti all’interno dei magazzini dei musei sono stati catalogati, e quando questo è avvenuto, le schede non sono state informatizzate. Quindi, accanto all’attività di catalogazione ex novo, si rende necessario avviare un’attività di “nuova catalogazione”, informatizzando le schede già esistenti. Questa operazione doveva essere fatta ancor prima di pensare alla Carta di Catania ma evidentemente non era prioritaria per gli addetti ai lavori.
In questo contesto si inserisce il nostro diniego all’impiego di studenti universitari tirocinanti e volontari di associazioni (non retribuiti), per le operazioni previste all’articolo sopracitato. Queste risorse umane, seppur utilizzate come “ausilio”, non devono sostituire i professionisti altamente qualificati, come si teme che avvenga. L’operazione di catalogazione dei reperti, è alquanto delicata e richiede competenze che devono essere ben retribuite; solo così si può ottenere un lavoro di qualità e il non depauperamento delle competenze specialistiche del personale dei beni culturali.
Se vogliamo, che il turismo culturale, chiosando le parole del Presidente della Regione Musumeci- “diventi il mezzo di traino principale dell’economia siciliana”, è necessario cambiare alla base il sistema dei beni culturali liberandolo da ogni condizionamento politico e creare una classe politica responsabile e rispettosa delle competenze dei professionisti che devono essere ben pagati”.