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Caltanissetta, Anno giudiziario: Via D’Amelio per destabilizzare

Redazione

Caltanissetta, Anno giudiziario: Via D’Amelio per destabilizzare

Sab, 30/01/2021 - 12:41

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“L’uccisione del giudice Paolo Borsellino si inserisce nell’ambito di una piu’ articolata strategia stragista unitaria, determinata da Cosa nostra per vendetta e cautela preventiva”. E’ stato uno dei passaggi contenuti nella relazione del presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta Maria Grazia Vagliasindi, che si e’ soffermata sulle motivazioni della sentenza del Borsellino quater. Con la strage di via D’Amelio, Cosa nostra voleva destabilizzare ed “esercitare una pressione sulla compagine politica e governativa che aveva fino a quel momento attuato una drastica politica di contrasto all’espansione del crimine organizzato mafioso”. Nel corso del processo sono stati ricostruiti gli ultimi mesi di vita di Borsellino, nel periodo successivo alla strage di Capaci. Dalla testimonianza dei congiunti del magistrato, della moglie Agnese e dei suoi colleghi di lavoro, e’ emersa “la preoccupazione e l’angoscia del magistrato, addolorato per la perdita di un valoroso amico e collega e soprattutto preoccupato di non riuscire ‘a fare in tempo’.

Il disegno stragista ha preso avvio dall’uccisione di Salvo Lima (12 Marzo 1992) per poi proseguire con la strage di Capaci (23 maggio 1992), di via D’Amelio (19 Luglio 1992) e con le successive stragi del 1993, perpetrate in altre regioni d’Italia con un attacco senza precedenti contro le Istituzioni diretto a lo Stato e a provocare un diffuso stato di terrore”. Dal Borsellino quater e’ anche emersa “la regola della competenza della Commissione provinciale a deliberare sugli omicidi eccellenti perpetrati da Cosa nostra”. Fondamentale si e’ rivelata la collaborazione di Gaspare Spatuzza, nel giugno del 2008, che “ha apportato un nuovo e diverso contributo alla ricostruzione di taluni eventi, fino a quel momento rimasti oscuri, fornendo una ricostruzione della fase esecutiva del delitto del tutto diversa e in contrasto con quella resa in precedenza da Vincenzo Scarantino, con particolare riferimento al furto dell’autovettura e alla successiva custodia e consegna prima che venisse riempita di esplosivo”.

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