Salute

Le mucche per produrre anticorpi utili per contrastare il virus del Covid 19.

Redazione 1

Le mucche per produrre anticorpi utili per contrastare il virus del Covid 19.

Sab, 06/06/2020 - 18:06

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Potrebbero essere mucche geneticamente modificate a produrre anticorpi che potrebbero rivelarsi utili per contrastare SARS-CoV-2, il virus del COVID-19. Per questo motivo in un’azienda biotecnologica del Dakota del Sud si sta lavorando in questa direzione sulla base di studi clinici che si stanno conducendo negli Stati Uniti. Come informa Notiziescientifiche.It questi studi dovrebbero iniziare già questa estate.

Un progetto che è stato definito “promettente” da Amesh Adalja, esperto di malattie infettive del Johns Hopkins University Center for Health Security in un’intervista su Science. Gli esperti dell’azienda stanno alterando a livello genetico le mucche da latte in modo che producano cellule immunitarie che possano trasportare il DNA il quale poi può permettere alle persone di produrre anticorpi.

Le mucche, secondo questo studio, hanno un quantitativo di sangue più alto di quello di altri animali, anche perché sono più grosse in dimensioni rispetto agli altri animali che di solito si usano per produrre anticorpi, e il loro sangue può arrivare a contenere anche il doppio di anticorpi, per ogni millilitro, rispetto per esempio al sangue umano. L’intento degli esperti è produrre più varietà di anticorpi rispetto agli esperimenti “classici” per la produzione di anticorpi che vedono produrre solo copie identiche di una sola versione.

Le mucche possono produrre anticorpi policlonali e non monoclonali. Le molecole di questi anticorpi possono riconoscere diverse sezioni del virus e questo renderebbe gli anticorpi prodotti dalle mucche più potenti e più efficaci anche nel caso il virus stesso, come il nuovo coronavirus, muti con il passare del tempo.

Gli scienziati calcolano che in un mese, una singola mucca potrebbe arrivare a produrre un numero sufficiente di anticorpi per curare diverse centinaia di pazienti umani. I primi risultati di questo studio dovrebbero arrivare entro i prossimi due mesi quando verrà iniziata la sperimentazione clinica.

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