Salute

Da Vallelunga per Verbumcaudo e Regaleali

Carmelo Barba

Da Vallelunga per Verbumcaudo e Regaleali

Lun, 07/10/2019 - 14:30

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VALLELUNGA PRATAMENO -(Alessandro Barcellona)  Stavolta l’organizzazione non è tutta nostra. L’Associazione “Sport & Benessere Vallelunga” ha aderito volentieri alla proposta dei ciclisti dell’Associazione “MTB Off Road Vallelunga” per il loro annuale evento in occasione dei festeggiamenti della Madonna del Rosario di Vallelunga. Ottima idea, gradito invito, entusiasmo generale. Per gli appassionati delle camminate sportivo-culturali il gruppo (con innesti di chi a pedalare preferisce camminare) ha proposto come destinazione la masseria di Verbumcaudo. Ottenute le relative autorizzazioni dei proprietari e dei gestori delle aziende agricole – e dopo l’ottima colazione al bar – è iniziato un percorso ad anello di circa 14 chilometri San Vincenzo-Lumera-Furnazzu-Verbumcaudo-Regaleali-Manca.
Tutta l’attenzione è stata dedicata soprattutto a un luogo bellissimo e famigerato, desolato e suggestivo qual è Verbumcaudo. Un feudo e una masseria che hanno tanto da raccontare, vero paradigma della storia siciliana, fra baroni e banditi, conti e mafiosi, spoliazioni e sequestri. In effetti il fabbricato è distante dalle grandi vie di comunicazione e si erge su un pianoro accessibile solo da un lato. Esso poggia su un grande lastrone di arenaria, fondamenta naturali di un imponente struttura che anticamente era provvista di tutto: chiesa e magazzini, ovili e palmenti, trappeti e granai (e pure qualche grotta artificiale!). Tanta storia racconta questo luogo e mi riprometto di pubblicarla a breve essendo tanto complessa quanto avvincente.
Parlando di briganti del passato, però, il nostro ricordo non poteva non far emergere la figura del nostro vecchio sindaco di Vallelunga e amministratore del feudo Vincenzo La Duca (il patriota di cui spesso abbiamo parlato): una notte del 1864, mentre con il suo calesse si recava alla masseria di cui era proprietario il barone Giovanni Battista Gandolfo di San Giuseppe, venne fermato da tre loschi figuri. Si trattava nientedimeno che del terribile bandito Giachino di Pasquale da Montemaggiore che da anni seminava il panico fra le contrade taglieggiando proprietari e gabellotti. Era violento, spietato e riusciva sempre a sfuggire alle forze dell’ordine. Quel giorno, però, fu sfortunato. Nel suo peregrinare per le campagne si trovò davanti il coraggioso Vincenzo ma soprattutto il poderoso figlio Tommaso (“Masi”) che non solo lo braccarono e immobilizzarono, ma fecero scappare a gambe levate i due scagnozzi da cui non si separava mai (alla faccia del coraggio epico dei briganti!). Bastò, a Masi, placcarlo e a Vincenzo La Duca attendere la ronda mattutina dei Militi a Cavallo capeggiati dal fratello Silvestre. Il risultato? Masi se la cavò con una sola escoriazione, Vincenzo con una bruciatura d’arma da fuoco nella barba e il bandito con l’arresto (venne poi condannato a morte e il cadavere esposto per giorni, quindi decapitato). La Duca padre e figlio vennero insigniti della medaglia d’oro al valor civile per “aver con coraggio, forza e sprezzo del pericolo, eliminato un malfattore che incuteva terrore nelle nostre contrade attentando alla quiete delle famiglie”.
Più di recente, altra serie di eventi scellerati sono succeduti in quel feudo: nel 1979 venne comprato da due fratelli di Palermo, soprannominati rispettivamente “Papa” e Senatore” e non perché avessero intrapreso carriere ecclesiastiche e/o politiche. Erano i soprannomi con cui venivano indicati nella loro altissima funzione di spicco all’interno della mafia. I loro veri nomi erano Michele e Salvatore Greco. Fino al 1983, data del sequestro del bene firmato dal magistrato Giovanni Falcone, in questo luogo sono accaduti fatti di sangue, occultamenti di cadaveri e di corpi di reato, summit di alto livello (grazie ad una piazzola di elicotteri), nascondigli per latitanti (vi ha sostato pure il piccolo Giuseppe Di Matteo nel suo continuo peregrinare fino alla sua tremenda fine). E bisognerà attendere anni, quasi 24, perché il luogo si scrolli di dosso tutta quest’aura negativa (per un decennio è stato campo di esercitazione del 12° battaglione dei Carabinieri). Infatti solo nel 2006 si risolvono una serie di questioni e di cavilli per cui quei 150 ettari insanguinati passino di proprietà della Regione Siciliana e solo dal gennaio di quest’anno vengano finalmente affidati al “Consorzio Sviluppo e Legalità” che ne farà un bene produttivo restituito all’intera collettività.
Se durante l’ultima escursione non ci siamo lasciati intimidire da una impervia scalata figuriamoci se ci siamo tirati indietro nel discendere verso valle per vedere da vicino uno splendido e monumentale abbeveratoio. La discesa agli inferi, però, ci ha rivelato una splendida sorpresa: una grotta artificiale provvista di un camino utile per una quagliata di ricotta nel lontano passato. Un antro sibillino utile per più funzioni (chissà cosa vi è avvenuto nel passato!). La ricerca di aprùacchiu ci ha così svelato un luogo di grande suggestione!
Ripreso il cammino ci siamo diretti a Regaleali, case vecchie, per una sosta tecnica. Due ringraziamenti dobbiamo fare a questo punto. All’ospitalissima Fabrizia Lanza e a quei tre angeli dell’organizzazione dell’evento sportivo che chi hanno portato da bere e mangiare.

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