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Mussomeli, un anno fa la morte di Barba Salvatore, Flavia ed Enzo. Riflessioni e Preghiera (a cura di P. Mario Genco)

Carmelo Barba

Mussomeli, un anno fa la morte di Barba Salvatore, Flavia ed Enzo. Riflessioni e Preghiera (a cura di P. Mario Genco)

Lun, 26/08/2019 - 12:05

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MUSSOMELI – (A CURA DI PADRE MARIO GENCO) – Un anno fà, il 24 agosto 2018, in un terribile incidente stradale sulla statale 626 sulla Gela-Caltanissetta hanno perso la vita: Salvatore Barba e i suoi figli, Flavia ed Enzo, mentre tornavano dal matrimonio a Catania di una loro parente.

La  notizia subito si è diffusa ovunque. Dal 24 al 27 agosto era l’unica notizia  che dominava le cronache ed era sulla bocca di tutti. A Marsala (TP) i parenti hanno telefonato allo zio materno, P. Vincenzo Consiglio, che ha comunicato anche a noi la triste notizia. Tutta Mussomeli è rimasta sconvolta da questo tragico lutto che ha colpito improvvisamente la comunità. La famiglia Barba era conosciutissima sia per l’attività commerciale, sia per quella professionale di Enzo. di tutti.

Il sindaco di Mussomeli, Giuseppe Catania, ha dichiarato il lutto cittadino e ha disposto l’esposizione della bandiera a mezz’asta negli edifici pubblici e invitando i titolari di attività commerciali ad abbassare le saracinesche in segno di lutto in occasione delle esequie. I funerali hanno avuto luogo nella Parrocchia di Cristo Re, lunedì 27 agosto 2018.alle ore 16.00. In tantissimi hanno partecipato ai funerali di Salvatore Barba 75 anni e dei figli Enzo, 43, e Flavia 27. Si è deciso di installare all’esterno della chiesa un maxi schermo per consentire a tutti di partecipare alla cerimonia funebre.

  1. Agostino, acuto osservatore, fa notare che:”Tutti i giorni muoiono degli uomini. E quelli che restano ne fanno il trasporto, ne celebrano le esequie e si lusingano di sopravvivere a lungo (Discorso 17,7). Coloro che hanno partecipato al funerale “si lusingano di sopravvivere a lungo” e che muoiano sempre gli altri.

La morte, che può venire improvvisa come quella della famiglia Barba, porta a fare  tante riflessioni, considerazioni e domande. Il senso della vita? Che cosa c’è dopo la morte? Ha ragione il pensiero unico dominante di oggi che è ateo, sostenendo che non c’è nulla dopo la morte?

Purtroppo da qualche tempo, a differenza del passato, non c’è la preoccupazione delle persone di lasciare questa vita in grazia di Dio,  ricevendo i sacramenti della Santa Madre Chiesa.

Gli antichi dicevano: “Arma e cammisa ognunu l’aviamu divisa (Anima e camicia, ognuno l’abbiamo divisa”. Ognuno deve rendere conto della sua vita. Gesù ci avverte: “Vegliate, dunque, perché non sapete nè il giorno nè l’ora” (Mt 25,13).

  1. Agostino ci suggerisce a non prendere tutto alla leggiera::”Non vogliate essere pigri e tranquilli a vostro danno. Correggete il vostro comportamento”.(Discorso 9, 21). Egli ci invita anche alla preghiera per i defunti:Mai si debbono trascurare le suppliche per le anime dei defunti, cosa che la Chiesa, in una comune commemorazione, ha fatto da sempre per tutti coloro che sono morti nella comunione cristiana e cattolica, anche senza dirne i nomi” (La cura dei morti 4,6).
  2. Agostino, grande luminare della Chiesa e dell’umanità, di cui il 28 agosto ricorre la festa, nonostante che siano passati 1.589 anni, il suo insegnamento è sempre valido e attuale. Sono certo che alcuni sui pensieri sulla morte ci saranno utili e preziosi:

– “Tu che ti dai tanto da fare per morire un po’ più tardi, fa qualcosa per non morire mai” (S. Agostino, Discorso 302,4).

– “Abbandonate i pensieri umani che sono vani, in modo da comprendere i pensieri di Dio che sono saggi” (S. Agostino, Esposizione sui Salmi 93,14).

– “La vera morte, che gli uomini non temono, è la separazione dell’anima da Dio” (S. Agostino, Esposizione  sui Salmi 48,11,2).

– “Mentre siamo vivi, scegliamo dove saremo dopo la morte” (S. Agostino, Discorso 335/ L,3).

– “Possiede, fratelli, quel giardino del Signore (Paradiso), possiede non solo le rose dei martiri, ma anche pure i gigli delle vergini e le edere dei coniugi e le viole delle vedove” (S. Agostino, Discorso, 304,3).

 

           

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