Salute

Ugcons, dal primo gennaio 2018 tante brutte sorprese per i consumatori

Redazione

Ugcons, dal primo gennaio 2018 tante brutte sorprese per i consumatori

Sab, 06/01/2018 - 09:13

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Dal 1° gennaio scorso il carrello degli italiani ha subito un rincaro a cui nessuno, allo stato attuale potrà sottrarsi. Infatti, con il Decreto Mezzogiorno, n. 91/2017, il Governo ha recepito la direttiva (UE) 2015/720 riguardante la riduzione dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero, quindi sono entrate in vigore le nuove regole per l’utilizzo dei sacchetti biodegradabili e compostabili negli esercizi commerciali per l’acquisto di frutta, verdura e di tutti i prodotti serviti al banco (ad es. carne, pesce e gastronomia).

L’Avv. Salvatore Scalia, componente del direttivo nazionale dell’UGCons, contesta fortemente la scelta del Governo di scaricare completamente il costo di tale svolta ecologica esclusivamente sul consumatore, senza peraltro fornire alternative valide per eludere questa nuova e ulteriore tassa occulta sulla spesa alimentare.

L’Avv. Scalia dichiara che “A fronte di un dilagare di informazioni, talvolta anche false, l’UGCons ritiene opportuno informare i consumatori sui principali aspetti della legge. Sui social network sono state diffuse numerose immagini di prodotti ortofrutticoli etichettati singolarmente da consumatori intenzionati ad aggirare la norma. Nostro malgrado, ci preme segnalare che è un espediente che rischia di essere controproducente sotto il profilo economico. Infatti, molte catene della grande distribuzione, come anche alcuni esercizi commerciali, applicano il prezzo dei sacchetti sin dal momento in cui viene emesso lo scontrino alla cassa ovvero dal momento della pesatura dello stesso prodotto. Quindi, se il cliente pesa ed etichetta singolarmente tre arance (come si è visto sui più noti social network), rischia per assurdo di pagare il sacchetto non una ma ben tre volte“.

“Inoltre – aggiunge il referente nazionale dell’Associazione Consumatori UGCons, Avv. Salvatore Scalia – per coloro i quali intendessero non utilizzare i sacchetti biodegradabili va detto che andrebbero contro la legge, infatti sussiste l’obbligo di utilizzare i sacchetti biodegradabili e compostabili per l’acquisto di prodotti sfusi. La norma impone il divieto di distribuire i sacchetti gratuitamente, ovviamente non fissando alcun costo in quanto non è possibile per legge. Va detto che il prezzo del sacchetto biodegradabile deve essere obbligatoriamente indicato, da parte dell’esercente, sullo scontrino e sulla fattura di acquisto. Secondo il legislatore il pagamento del sacchetto sarebbe finalizzato a sensibilizzare l’opinione pubblica sui costi economici della plastica. Però, se l’intento è quello di sensibilizzare il consumatore e l’intento era quello di disincentivare l’utilizzo e lo spreco di sacchetti difficili da smaltire, ecco che con una nota del Segretario Generale del Ministero della Salute, Dott. Giuseppe Ruocco, viene precisato che tali sacchetti non possono essere riutilizzati per la spesa di frutta e verdura perché sussiste un rischio di eventuali contaminazioni. La nota del Ministero, inoltre, precisa che i sacchetti possono essere portati da casa, a patto che siano monouso e idonei per gli alimenti e il titolare dell’esercizio commerciale, comunque, avrebbe la facoltà di verificare l’idoneità dei sacchetti monouso introdotti. Quindi, cosa c’è di ecologico nel costringere chi fa la spesa a comprare sacchetti che poi deve gettare e non può riutilizzare? Infatti, anche se su molti siti di informazione e social network è apparsa la notizia che i predetti sacchetti possono essere utilizzati per la raccolta dell’umido, questa è una informazione non corretta o parzialmente corretta, in quanto seppur i sacchetti siano biodegradabili e compostabili si presenta il problema dell’etichetta – realizzata con un materiale non riciclabile – che viene apposta sulla busta stessa, al momento della pesatura. Quindi il sacchetto può essere riutilizzato per la raccolta dell’umido solo nel caso in cui si riesca a rimuoverla”.

Circa tale scelta l’Avv. Scalia precisa che «alla luce di tutto ciò, può essere detto che è una scelta inquinante altro che ecologica, per non pensare male, perché diversamente si potrebbero arrivare a ritenere che è stato un favore del Governo alle aziende che producono bioplastiche e, in particolare, alla Novamont, una delle società italiane leader nel settore la cui amministratrice ha partecipato alla Leopolda, organizzata da Matteo Renzi. Per il momento, il dato certo è che ancora una volta si ribaltano sul consumatore le scelte scellerate di un Governo che si disinteressa della gente comune. Giusto per fare un esempio, un consumatore che ipoteticamente almeno una volta a settimana si trova a comprare mele, pere, arance, spinaci, pomodori, zucchine, alici, petto di pollo, prosciutto e mozzarella si vedrà addebitare anche il costo di 1 euro per un totale annuo di 52 euro».

«In conclusione – dichiara l’Avv. Salvatore Scalia – non possiamo fare a meno di tacere che oltre a questa grave ed ennesima ingiustizia nei confronti dei clienti, con il nuovo anno i consumatori si troveranno a fronteggiare dei rincari previsti per l’energia, il gas e i petroli nonché per i pedaggi autostradali, quindi anche su questo necessiterà – sia da parte delle istituzioni che dei mezzi di informazione – porre una certa attenzione. Infatti, la famiglia tipo registrerà un incremento del +5,3% per le forniture elettriche e del +5% per quelle gas. Tradotto in euro si parla di una stangata da 79 euro in più a famiglia, 28 per la luce e 51 per il gas. Anche viaggiare in autostrada, da nord a sud, sarà più costoso nel 2018. La media degli aumenti dei caselli si aggira intorno al 2,74%, con picchi più alti come quelli delle concessionarie Rav che fanno registrare un +52,69% sulla tratta Aosta Ovest-Morgex, un +12,89% sulla Strada dei Parchi e un +5,98% sulle Autostrade Meridionali. Ma questi sono soltanto i casi più eclatanti, i rincari non risparmieranno le grandi città come Milano, Roma, Firenze e Torino. Ecco il 2018 che i consumatori saranno chiamati ad affrontare con l’aggravante che il Governo, piuttosto che trovare delle soluzioni necessarie a fronteggiare questi rincari, fa finta di nulla, anzi si preoccupa di favorire le lobby di potere che lo sostengono».

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