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San Cataldo. Lo scultore Lillo Giuliana dona una sua opera per il Parco geominerario di Gabara.

Redazione 1

San Cataldo. Lo scultore Lillo Giuliana dona una sua opera per il Parco geominerario di Gabara.

Lun, 18/04/2016 - 17:50

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12974322_10209270099898914_8048621589859128915_nSAN CATALDO. Il parco geominerario di Gabara si arricchisce una opera scultorea, la prima, in tema per un possibile percorso di turismo d’arte tra zolfare, eucalitteti e conifere. L’opera scultorea monumentale “Ciaula scopre la Luna” (nella foto) sarà donata dall’artista Lillo Giuliana e, a breve, sarà installata nel parco Geominerario di Gabbara, all’interno dell’area della zolfara Persico. L’opera, alta tre metri, in calcare di Comiso e travertino striato giallo, rappresenta una delle tante discenderie ottocentesche che consentivano a Carusi e picconieri di calarsi nelle viscere dell’entroterra siciliano, in mezzo alla calura e la puzzura, alla ricerca dello zolfo, in cambio di un pezzo di pane. E tra questi personaggi anche Ciaula, un caruso di pirandelliana memoria, che finalmente uscirà da quell’inferno di sera. E alla scoperta della Luna si abbandonerà in un pianto singhiozzante per la forte emozione. L’opera cristallizza proprio questo momento di Ciaula allorquando, sbucando dal fitto buio al di sotto degli strati mineralizzati a zolfo, raggiunge la penombra e poi un cielo stellato schiarito dal chiarore della Luna, bella da mettergli paura, perchè non ricorda di averla mai vista. Tutto il materiale è stato offerto generosamente da una delle aziende più prestigiose di San Cataldo: Marmi Anzalone Vincenzo, mentre la ditta nissena “Falzone Marmi” ha messo a disposizione gratuitamente le macchine per i tagli. Dunque, un’opera in sinergia, come del resto l’intero parco minerario di Gabbara, frutto della vincente rete che l’Amministrazione Comunale Modaffari è riuscita a definire con l’Azienda Foreste Provinciale, il Distretto Minerario e la Soprintendenza ai Beni Culturali. Per l’assessore comunale al territorio e ambiente Angelo La Rosa “si tratta di un ambizioso progetto teso, non solo a recuperare e valorizzare i segni arcaici di una civiltà dimenticata da oltre mezzo secolo sotto spesse coltri di rosticci, ma ad avviare processi turistici che possono contribuire al rilancio economico del territorio. E se poi tutto questo viene realizzato in economia, non è magia, ma il frutto del senso di appartenenza di molti cittadini, generosi e carichi di tanta passione”.

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