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Il libro di Papa Francesco, dai gay ai risposati

Redazione

Il libro di Papa Francesco, dai gay ai risposati

Dom, 10/01/2016 - 13:17

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“Giubileo della Misericordia, istruzioni per l’uso”: e’ questo il senso della lunga intervista concessa da Papa Francesco al vaticanista Andrea Tornielli, che la pubblica in un libro intitolato “Il nome di Dio e’ Misericordia”, il primo firmato da Papa Francesco e coedito da Piemme e dalla Libreria Editrice Vaticana. Bergoglio vi affronta in modo organico il tema della Misericordia che si oppone alle troppe “dogane pastorali” che impediscono alle persone, in particolare alle piu’ piccole e deboli, di ottenere la grazia dei sacramenti della quale la Chiesa e’ custode e non certo padrona.

Tra i tanti temi affrontati, quello dell’accoglienza degli omosessuali e’ forse il piu’ spinoso. “Io – confida il Papa – preferisco che le persone omosessuali vengano a confessarsi, che restino vicine al Signore, che si possa pregare insieme. Puoi consigliare loro la preghiera, la buona volonta’, indicare la strada, accompagnarle”. “Avevo detto: se una persona e’ gay, cerca il Signore e ha buona volonta’, chi sono io per giudicarla?”, ricorda citando le parole pronunciate nel luglio 2013 nel volo di rientro da Rio de Janeiro.

“Avevo parafrasato a memoria – spiega il Papa – il Catechismo della Chiesa Cattolica, dove si spiega che queste persone vanno trattate con delicatezza e non si devono emarginare”. “Innanzitutto – confida – mi piace che si parli di ‘persone omosessuali’: prima c’e’ la persona, nella sua interezza e dignita’. E la persona non e’ definita soltanto dalla sua tendenza sessuale: non dimentichiamoci che siamo tutti creature amate da Dio, destinatarie del suo infinito amore”.

imageIn tutte le 109 pagine del libro-intervista, Bergoglio esorta la Chiesa all’accoglienza e condanna le “dogane pastrali” basate su norme ecclesiastiche di fatto non fondate sul Vangelo, che impediscono a molta gente di ricevere i sacramenti con pretesti teologicamente infondati. E riferisce in proposito di una signora argentina che recentemente gli ha parlato di “un caso appena accaduto nella sua citta’: un neonato di pochi giorni e’ morto senza battesimo, in una clinica. Il prete non ha lasciato entrare in chiesa i genitori con la bara del piccolo, ha voluto che si fermassero sulla porta, perche’ il bambino non era battezzato e, dunque, non poteva procedere oltre la soglia”.

“Quando la gente si trova di fronte a questi brutti esempi in cui vede prevalere l’interesse o la poca misericordia e la chiusura, si scandalizza”, osserva il Papa.

ABUSI SESSUALI – Francesco condanna poi con forza gli abusi che si possono commettere ai danni dei penitenti, soprattutto in materia sessuale. “Una volta – racconta – ho sentito di una donna, sposata da anni, che non si confessava piu’ perche’ quando era una ragazza di 13 o 14 anni il confessore le aveva domandato dove metteva le mani quando dormiva. Ci puo’ essere un eccesso di curiosita’, in materia sessuale, soprattutto. Oppure un’insistenza nel fare esplicitare particolari che non sono necessari”.

Secondo Bergoglio, “il modello che deve seguire ogni sacerdote nel confessionale e’ quello del Padre nella parabola del Figliol prodigo. Il Papa ricorda in proposito l’incontro di qualche anno fa con una ragazza all’ingresso di un santuario. “Mi ha detto: ‘Sono contenta, padre, vengo a ringraziare la Madonna per una grazia ricevuta’. Era la piu’ grande dei suoi fratelli, non aveva il papa’ e per aiutare a mantenere la famiglia si prostituiva: ‘Non c’era altro lavoro nel mio villaggio…’. Mi ha raccontato che un giorno nel postribolo e’ arrivato un uomo. Si trovava li’ per lavoro, veniva da una grande citta’. Si sono piaciuti e alla fine lui le ha proposto di seguirlo. Per tanto tempo lei si era rivolta alla Madonna chiedendole di darle un lavoro che le permettesse di cambiare vita. Era tutta felice di poter smettere di fare cio’ che faceva”.

RISPOSATI – Nel libro intervista Francesco confida: “Io ho una nipote che ha sposato civilmente un uomo prima che lui potesse avere il processo di nullita’ matrimoniale. Volevano sposarsi, si amavano, volevano dei figli, ne hanno avuti tre. Il giudice civile aveva assegnato a lui anche la custodia dei figli avuti nel primo matrimonio. Quest’uomo era tanto religioso che tutte le domeniche, andando a messa, andava al confessionale e diceva al sacerdote: ‘Io so che lei non mi puo’ assolvere, ma ho peccato in questo e in quest’altro, mi dia una benedizione'”. “Questo – commenta Francesco – e’ un uomo religiosamente formato”.

Nella conversazione del Papa con Andrea Tornielli, ritorna anche il tema dei processi di nullita’ matrimoniale, riformati da Bergoglio, dopo tre secoli, con l’obiettivo di renderli veloci e gratuiti, disboscando quella selva di speculazioni e privilegi che si e’ sviluppata attorno ai tribunali ecclesiastici. “Proprio in questi giorni – racconta Francesco – ho ricevuto l’e-mail di una signora che abita in una citta’ dell’Argentina. Mi racconta che venti anni fa si era rivolta al tribunale ecclesiastico per iniziare il processo di nullita’ matrimoniale. Le ragioni erano serie e fondate. Un sacerdote le aveva detto che si poteva procedere senza problemi, perche’ si trattava di un caso molto chiaro per quanto riguarda l’accertamento delle cause di nullita’. Ma per prima cosa, ricevendola, le aveva chiesto di pagare cinquemila dollari. Lei si e’ scandalizzata, ha lasciato la Chiesa. L’ho chiamata al telefono, ho parlato con lei. Mi ha raccontato di aver avuto due figlie che si impegnano tanto in parrocchia”.

POTERE, CORRUZIONE – “C’e’ chi va a messa ogni domenica, ma non si fa alcun problema nello sfruttare la sua posizione di potere pretendendo il pagamento di tangenti”, denuncia Francesco.

“La corruzione – osserva – fa perdere il pudore che custodisce la verita’, la bonta’, la bellezza. Il corrotto spesso non si accorge del suo stato, proprio come chi ha l’alito pesante e non se ne rende conto. E non e’ facile per il corrotto uscire da questa condizione per un rimorso interiore”.

Per Bergoglio, “il corrotto e’ quello che s’indigna perche’ gli rubano il portafoglio e si lamenta per la scarsita’ di sicurezza che c’e’ nelle strade, ma poi truffa lo Stato evadendo le tasse, e magari licenzia i suoi impiegati ogni tre mesi per evitare di assumerli a tempo indeterminato oppure sfrutta il lavoro in nero. E poi si vanta pure con gli amici per queste sue furbizie. il Signore lo salva attraverso le grandi prove della vita, situazioni che non puo’ evitare e che spaccano il guscio costruito poco a poco permettendo cosi’ alla grazia di Dio di entrare. Dobbiamo ripeterlo: peccatori si’, corrotti no!”.

Nella visione di Papa Francesco, dunque, la corruzione “non e’ un atto, ma una condizione, uno stato personale sociale, nel quale uno si abitua a vivere. Il corrotto e’ cosi’ chiuso e appagato nella soddisfazione della sua autosufficienza che non si lascia mettere in discussione da niente e da nessuno. Ha costruito un’autostima che si fonda su atteggiamenti fraudolenti: passa la vita in mezzo alle scorciatoie dell’opportunismo, a prezzo della sua stessa dignita’ e di quella degli altri. Il corrotto ha sempre la faccia di chi dice: ‘Non sono stato io!’. Quella – conclude il Pontefice – che mia nonna chiamava: ‘faccia da santarellino'”.

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