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Mussomeli, caso Angelo Barba. L’intera generazione: “Rispediamo missiva al mittente senza ricevuta di ritorno”.

Redazione

Mussomeli, caso Angelo Barba. L’intera generazione: “Rispediamo missiva al mittente senza ricevuta di ritorno”.

Lun, 02/01/2012 - 20:00

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MUSSOMELI- Così come si era chiuso il 2011, il nuovo anno riserva ancora una sorpresa sull’oramai più volte citato caso del professore Barba. Anche questa volta una lettera segna e aggiunge contorni ad una vicenda rimasta a tinte fosche e priva di una qualsiasi risposta in merito, fino alla missiva di una bibliotecaria inviata agli organi di stampa qualche giorno fa. A rispondere, o per dirla a mo’ dell’intera generazione Barba intervenuta in merito,  a “rispedire al mittente senza ricevuta di ritorno” la corrispondenza della signora Lanzalaco, ci hanno pensato i parenti tutti dello scomparso storico. Una lettera, come confermatoci dai familiari, scritta a molte mani giacchè sul quel documento ci fosse la presenza e l’impronta di tutti, nessuno escluso, affinchè indelebile e a futura memoria rimanesse la volontà di coloro i quali hanno preteso il rispetto della dignità dei vivi ma soprattutto il ricordo dei morti. Ecco il testo integrale della lettera ” Pensavamo ad una storia chiusa, relegata allo stesso silenzio a cui era stata destinata dagli organi istituzionali ed invece è arrivata, inaspettata e inopportuna, la lettera della signora Giuseppina Lanzalaco, la quale – a nostro avviso – in essa ha posto soltanto la sua firma autografa. Questa missiva, ritenuta da noi offensiva per la caduta di stile con cui l’intera vicenda è stata trattata, ha nascosto maldestramente il tentativo di un regista, che ha inteso mortificare ed offendere la dignità dell’intera famiglia Barba. La famiglia dello scomparso Angelo con i fratelli, ed i nipoti tutti, nessuno escluso, attraverso queste righe intendono mettere il punto definitivo su una storia pregna di squallore e, forse, anche di probabile cattiveria, rispedendo al “mittente” – senza ricevuta di ritorno – la “cortesia” di una dignitosissima impiegata che ha svolto semplicemente il ruolo di “ambasciatore” di un messaggio che d’istituto sarebbe spettato al Primo Cittadino e/o al suo vice nonché anche assessore alla cultura. Infatti, questi ultimi non si sono mostrati interessati al fatto: le cause che potevano essere all’origine della vicenda avrebbero potuto trovare il loro spontaneo chiarimento nelle forme più convenienti, nei tempi più consoni alla buonafede, ma non certo nell’intempestiva motivazione della prassi burocratica. D’altro ci risulta che per situazioni analoghe le sopracitate figure istituzionali hanno mostrato diverso interessamento. Ma, come si sa, “ambasciator non porta pena” e per questo, nonostante le amarezze, nulla diremo sulla veridicità del contenuto della missiva. E’ evidente che questo tentativo di alimentare il pettegolezzo non è riuscito poiché, certamente, non siamo abituati – per forma mentis ed educazione – a scendere a sterili chiacchiericci. La famiglia Barba, se da una parte si sente offesa e mortificata dinanzi alla conduzione dell’intera vicenda che, forse, avrebbe meritato un’attenzione ben diversa da parte degli organi istituzionali, alla fine da questa storia esce con grande serenità ma soprattutto con la consapevolezza che i rancori ed i livori non portano a nulla se non ad offuscare la mente che, quando trattasi di gestione della cosa pubblica, dovrebbe altresì essere intrisa di lucidità nonché di obiettività. Ecco perché, aver provveduto personalmente a soddisfare la richiesta dell’Archivio di religiosità popolare di Valencia, interessato alla storia della nostra comunità, ci fa sentire doppiamente orgogliosi di aver fatto il nostro dovere, come familiari del professore Angelo Barba e come cittadini di Mussomeli: il dovere di amare il nostro paese “senza se e senza ma”, come è nostro costume. Auguri a tutti per un sereno 2012.

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