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“Nel Nisseno mafia sempre attiva ma l’attività investigativa infligge duri colpi”

Redazione

“Nel Nisseno mafia sempre attiva ma l’attività investigativa infligge duri colpi”

Sab, 19/03/2011 - 09:00

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Platea prestigiosa per l’incontro “Cosa Nostra nel Nisseno. Analisi del fenomeno ed azione di contrasto”, promosso lo scorso 16 marzo al teatro Don Bosco di San Cataldo dalla redazione del periodico “Il Sacco”, che ha visto un relatore d’eccezione nella presenza del colonnello Gaetano Scillia, capo del Centro Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta. Magistrati, rappresentanti delle Forze dell’Ordine, rappresentanti istituzionali non sono voluti mancare, infatti, al dibattito su uno dei temi più impegnativi nei percorsi di costruzione della legalità su territori come quelli della nostra provincia (ma ormai la malavita organizzata ha preso, purtroppo, piede anche in altre regioni d’Italia). Presenti anche numerosissimi studenti, che hanno gremito il teatro dell’oratorio salesiano di San Cataldo.

La lotta ai patrimoni illeciti come settore strategico delle attività della Dia per il contrasto alla malavita organizzata ma anche la fase di “sommersione” che stanno attraversando in questo momento le attività malavitose, con una diminuzione degli omicidi che però non significa attenuazione degli affari, tanto è vero che rimane stabile il numero delle estorsioni: sono alcuni dei temi emersi nell’incontro, nel corso del quale il colonnello Scillia ha in parte riassunto in risultati contenuti nella relazione semestrale che il Ministero dell’interno presenta al Parlamento. E dunque l’esistenza delle due distinte associazioni criminali che sono Cosa Nostra e la Stidda, scese a patti dopo fasi di aspro conflitto per dividersi i proventi delle attività illecite. Sulla situazione nel capoluogo nisseno e a San Cataldo ha poi posto una serie di quesiti il moderatore dell’incontro Salvatore Falzone, direttore del periodico Il Sacco. “Caltanissetta – ha detto il capo del Centro Dia nisseno Scillia – fa parte del versante nord, nel quale si trovano due dei quattro mandamenti della mafia della provincia, quelli di Campofranco e Vallelunga, legati storicamente a quelli palermitani. Il rapporto tra il boss Madonia e i corleonesi, infatti, risulta acclarato e si tratta di mandamenti certamente pericolosi, senza però trascurare che anche al sud, dove sono i mandamenti di Riesi e Gela, quest’ultima ha una situazione particolare, con una forte pressione sugli imprenditori, che cercano di resistere anche con coraggio a queste vessazioni. Oggi possiamo dire che le cosche sono sotto pressione anche grazie al lavoro investigativo e alla collaborazione degli imprenditori”.

Emerso anche che San Cataldo è, per la malavita organizzata, “centro di importanza strategica, che appartiene al mandamento di Vallelunga Pratameno” dove si sono mantenuti equilibri pressoché perfetti, con una lunghissima pax mafiosa spezzata solo nel 2008 dall’omicidio di Salvatore Calì e da altri inquietanti segnali di ripresa dei conflitti tra organizzazioni criminali per il controllo del territorio. Sottolineato anche dal colonnello Scillia come la Dia abbia centrato negli ultimi tre anni con l’insediamento del nuovo direttore, nell’ambito della lotta ai patrimoni illeciti, risultati straordinari, sequestrando beni per un valore complessivo di 7 miliardi di euro, “grazie all’impegno degli uomini – ha detto il dirigente – che hanno fatto un ottimo lavoro di squadra e grazie al miglioramento costante delle metodologie investigative”. Tra i compiti della Dia anche quello della prevenzione delle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, con il monitoraggio costante su scala nazionale delle opere pubbliche tramite una potente rete telematica e in piena sinergia con le altre forze dell’ordine. (rlv)

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