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Il simbolo e il disonore: dove finisce la bellezza e inizia l’incuria

Redazione

Il simbolo e il disonore: dove finisce la bellezza e inizia l’incuria

Mer, 30/07/2025 - 15:49

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L’11 luglio scorso avevamo raccontato un’immagine emblematica: la via di accesso alla Biblioteca Scarabelli, uno dei punti più rappresentativi della cultura nissena, era invasa da erbacce, cespugli e cartellonistica semi-nascosta. Un angolo che avrebbe dovuto raccontare decoro e accoglienza, ma che invece mostrava incuria e disordine. Da allora sono passate settimane, ma nulla è cambiato. Anzi, il fenomeno si è allargato: da ogni parte della città continuano ad arrivare segnalazioni di marciapiedi soffocati dalla vegetazione, aiuole incolte, rifiuti misti a sterpaglie. Il degrado, ormai, è quotidianità.

A Caltanissetta, la manutenzione del verde pubblico è affidata a due assessorati con competenze distinte. L’assessore Oscar Aiello ha la responsabilità del verde in senso stretto all’interno delle ville comunali e delle aiuole cittadine, gestito attraverso una ditta privata incaricata. L’assessore Calogero Adornetto, invece, ha competenza sul verde, erroneamente cosi definito, ma è corretto definirlo “Igiene Urbana” lungo le vie e i marciapiedi pubblici, tramite la società Dusty. Due percorsi amministrativi diversi, ma che dovrebbero concorrere a un unico obiettivo: assicurare alla città ordine, vivibilità e decoro.

Spesso, nel linguaggio comune e nell’immaginario collettivo, con l’espressione “verde pubblico” si tende a indicare indistintamente tutto ciò che riguarda la presenza di vegetazione in città: aiuole, parchi, ma anche erbacce che spuntano dai marciapiedi o lungo i bordi delle strade. Tuttavia, da un punto di vista tecnico e amministrativo, è fondamentale operare una distinzione netta.

Il verde pubblico propriamente detto comprende gli spazi a verde attrezzato come le ville comunali, le aiuole spartitraffico, le rotatorie e gli altri spazi destinati alla fruizione collettiva e al decoro urbano. La gestione di questi ambiti è solitamente affidata all’ufficio comunale competente attraverso contratti specifici, spesso distinti per settori o aree cittadine.

Ben diversa è, invece, la questione delle erbacce sui marciapiedi e lungo le strade, che non rientrano nella categoria del verde pubblico ma riguardano direttamente le attività di igiene urbana e decoro stradale. In questo caso, la responsabilità è affidata all’azienda incaricata della pulizia e della raccolta dei rifiuti, nel caso di Caltanissetta la Dusty, che ha in carico anche lo spazzamento e la rimozione delle sterpaglie che proliferano nei bordi stradali.

Ma se la manutenzione lungo i marciapiedi è affidata alla Dusty, la Dusty sta facendo bene il suo lavoro?

È questa la domanda, semplice e diretta, che si fanno tanti cittadini nisseni. Perché è sotto gli occhi di tutti lo stato in cui versano molti marciapiedi e i bordi delle strade: erbacce alte, sterpaglie, incuria. E allora viene naturale chiedersi: se c’è una ditta incaricata, dove sono gli effetti concreti della pulizia dei marciapiedi dalle erbacce?

Eppure, ciò che emerge oggi è ben lontano da questa visione. Una fotografia – concreta e simbolica – scattata in questi giorni ne è l’emblema più forte. Ritrae uno dei pannelli installati lungo la piccola discesa che da via Napoleone Colajanni porta all’ingresso della sala espositiva “San Pio X”, dove sono custodite le vare del Biangardi, capolavori della Settimana Santa nissena. I pannelli, affissi con cura e dedizione dall’Associazione Giovedì Santo, mostrano le immagini delle processioni, rese con passione e senso civico. Ma oggi, quei pannelli ornamentali sono letteralmente soffocati da sterpaglie, rifiuti e vegetazione incontrollata.

È una fotografia che non ha bisogno di commenti. Racconta un dislivello grave tra ciò che viene fatto con amore e ciò che non viene fatto affatto. E diventa ancora più amaro immaginare che, in piena estate, con comitive e turisti che visitano la Sicilia, qualcuno possa trovarsi a percorrere quel tratto, a pochi metri da un luogo simbolico e solenne. La città, in quel caso, non offrirebbe certo una bella immagine di sé.

Ecco dove finisce la bellezza e inizia l’incuria. Dove il senso del sacro e del simbolico viene sommerso dall’indifferenza. Dove il decoro si dissolve, e con esso, il rispetto per la città stessa. È una questione di attenzione, di controllo, di responsabilità. Ma anche di sensibilità civica.

E mentre il dibattito si infiamma su concerti, audio, polemiche social e antenne, il cittadino comune – quello che lavora, che manda avanti la famiglia, che non frequenta i social ma vive la città metro dopo metro – ha altri pensieri. A lui interessa uscire di casa e trovare una città pulita, ordinata, funzionale. Non chiede molto. Spesso si accontenterebbe di poco. Ma quando nemmeno quel poco arriva, resta solo la rassegnazione. E la rassegnazione, in una città, è il primo passo verso il disincanto collettivo.

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