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Caltanissetta, dove la passione per i Rally e le cronoscalate è una questione di famiglia

Redazione

Caltanissetta, dove la passione per i Rally e le cronoscalate è una questione di famiglia

Mar, 15/07/2025 - 02:12

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Caltanissetta sembra essere stata contagiata da un virus tanto silenzioso quanto potente. Un virus che non fa ammalare, ma che si trasmette con lo sguardo, con una stretta di mano, con l’odore della benzina e il rumore di un motore in partenza. È la passione per l’automobilismo sportivo, un sentimento radicato che accomuna intere famiglie e attraversa generazioni. Non conta il cronometro, non contano i titoli: conta ciò che si vive insieme, in un abitacolo stretto ma pieno di emozioni.

Nelle cronoscalate e nei rally dell’entroterra siciliano questa passione assume i tratti di una vera cultura familiare. I bambini che un tempo osservavano i padri infilarsi la tuta ignifuga e stringere il casco con mani sicure, oggi siedono accanto a loro sul sedile del copilota o li superano tra i tornanti, in un gioco di ruoli che si rinnova senza mai perdere l’essenza originaria.

Un esempio emblematico è quello della famiglia Nicoletti. Giuseppe, pilota di grande esperienza, ha passato il testimone, ai figli Marco e Carlo, oggi protagonisti delle cronoscalate e dei Rally siciliani e non solo. La loro intesa va oltre il talento: è fatta di complicità, di consigli scambiati prima della partenza, di un’eredità che si manifesta in modo naturale, quasi inevitabile. I tempi sul cronometro parlano per loro, spesso tra i migliori di classe, ma non è solo questo a fare la differenza: è la passione che si respira in ogni gesto, in ogni preparativo, in ogni attesa al parco chiuso.

E proprio questa stessa passione, pur declinata in modo diverso, la si ritrova nella famiglia Spena. Se i Nicoletti fanno segnare tempi da assoluto, Michele Spena corre con l’entusiasmo di chi ha trovato il coraggio, oltre i cinquant’anni, di realizzare un sogno che custodiva da bambino. I suoi tempi sono modesti, certo, ma valgono quanto una vittoria, perché rappresentano la conquista di un desiderio rimasto vivo per decenni. E la cosa più bella è che oggi condivide questa passione con sua figlia Martina, trasmettendole non solo l’amore per i motori, ma anche la bellezza del crederci, del mettersi in gioco, del salire su una macchina da corsa non per vincere, ma per vivere.

Dentro l’abitacolo, oltre ai due, c’è sempre lei: l’alpaca. Un peluche portafortuna diventato ormai parte fissa dell’equipaggio, talismano ufficiale di Martina. Anche quando corre da solo nelle cronoscalate, Michele fissa l’alpaca sull’arco del roll bar. I commissari allo start ormai la conoscono bene: la vedono spuntare dal finestrino e non sanno se chiedere il certificato ignifugo o semplicemente sorridere.

Tra le famiglie che hanno fatto della corsa una scuola di vita c’è anche quella dei Castellano. Il padre ha trasmesso l’amore per i motori prima a Peppe, il figlio maggiore, e oggi anche al più piccolo. Un percorso accompagnato dalla costante presenza della madre, vera anima silenziosa di una passione condivisa che coinvolge l’intero nucleo familiare. Leoro 112 rosse le conoscono tutti. Appena le vedono nei paddock di tutta la Sicilia, si sente esclamare: “Ci sono i Castellano”

E ancora i Castronovo, con Totò e suo figlio Antonio. Meccanico di lungo corso il primo, pilota emergente il secondo. Corrono spesso uno dietro l’altro nelle cronoscalate, seguiti dalla mamma che, con il suo camper, trasforma ogni trasferta in un punto d’incontro per amici e appassionati. È lei a preparare il caffè, a sostenere i momenti di ansia e a festeggiare quelli di gioia.

Emblematica anche la figura di Enzo Mascarella, noto per la sua inseparabile Peugeot 106 “Shakira”, un’auto diventata simbolo di simpatia e costanza. Al suo fianco la figlia, che ha vissuto prima come spettatrice, poi come navigatrice e oggi come parte attiva della squadra di famiglia.

Tra i volti noti tra gli addetti ai lavori , quello di Antonello Benvenuto, che ha condiviso l’abitacolo con la figlia Martina in un rally in pista. Un’esperienza emozionante, vissuta con l’intento di trasmettere quelle stesse sensazioni che si provano alla partenza di una gara, magari proprio a Capodarso, luogo simbolico per generazioni di appassionati.

E come non citare Totò e Vincenzo Emma. Durante il Rally di Caltanissetta dello scorso anno, padre e figlio hanno condiviso la passione con grande affiatamento, confrontandosi a fine di ogni prova speciale con l’equipaggio Spena, in una cornice fatta di sorrisi, consigli e sguardi pieni d’orgoglio. Vincenzo, ha ricevuto dal padre indicazioni e incoraggiamenti anche durante lo slalom di Babbaurra, un altro momento in cui la passione ha superato il dato tecnico per diventare pura emozione.

Accanto a tutti loro, però, c’è un altro protagonista silenzioso, spesso dimenticato: la figura delle mogli e delle mamme. Donne che vivono questo mondo in equilibrio tra due ruoli, quello di compagne e quello di madri, tra la preoccupazione per la sicurezza e la gioia di vedere i propri cari realizzare un sogno. Sono loro a sostenere tutto questo con amore, pazienza, presenza e – non di rado – un’immensa forza d’animo. Senza di loro, tutto questo non sarebbe possibile.

A queste donne straordinarie va il ringraziamento più grande. Perché sono loro, con la loro complicità silenziosa, a rendere possibile la magia che si rinnova a ogni semaforo verde, a ogni casco allacciato, a ogni curva affrontata insieme. Il cronometro, in fondo, non è che un dettaglio. A contare davvero è ciò che si costruisce accanto a quel volante: una passione che unisce, educa, libera.

E ci scusiamo fin d’ora se, in questo racconto, abbiamo dimenticato qualcuno. Sappiamo che ci sono tante altre famiglie, forse anche “patologicamente” innamorate di questo sport, che avrebbero meritato di essere citate. Famiglie che, con altrettanta passione, condividono le stesse emozioni. A loro va comunque un pensiero sincero, con l’augurio che anche la loro storia, prima o poi, venga raccontata. Perché questo articolo non è solo una cronaca: ha anche un valore pedagogico. È il racconto di un amore che si tramanda, di un’educazione alla condivisione, al sogno, alla tenacia.

E allora, prendiamo in prestito una frase storica del mondo delle moto – quella che Nico Cereghini lanciava ogni domenica dagli schermi televisivi – e adottiamola con rispetto e ironia anche per le gare automobilistiche: “Casco ben allacciato, luci accese anche di giorno e prudenza, sempre!”. Perché la corsa più bella è quella che si vive insieme.

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