Emanuele Ricifari: “Il cyberbullismo non è virtuale, è una violenza permanente”
Un messaggio forte e senza ambiguità quello lanciato dal Questore Emanuele Ricifari, dirigente generale della Polizia di Stato e presidente dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, intervenuto alla Maratona sul Bullismo.
“Il bullismo non è un fatto isolato o marginale. Non riguarda solo chi lo subisce. È un problema che ci coinvolge tutti: le vittime, chi compie gli atti e chi assiste senza intervenire.”
Con una lunga esperienza nella prevenzione e nella sicurezza, Ricifari ha ricordato il lavoro svolto fin dal 2016 alla Direzione Centrale Anticrimine, dove promosse l’istituzione di un ufficio dedicato proprio al contrasto del bullismo e del cyberbullismo.
Nel suo intervento ha illustrato i dati del Primo Rapporto dell’Osservatorio, evidenziando come il fenomeno venga spesso sottovalutato:
“Il 65% dei ragazzi dice di non aver mai subito episodi di bullismo. Ma questo dato è ingannevole. Molti non sanno nemmeno riconoscere un comportamento offensivo come bullismo, e questo rende ancora più difficile affrontarlo.”
Un passaggio centrale è stato dedicato al cyberbullismo, descritto con parole chiare:
“Dobbiamo smetterla di considerarlo ‘virtuale’. Non c’è nulla di finto in un insulto che resta online per sempre. Al contrario dei bulli di un tempo, oggi gli attacchi sul web lasciano segni indelebili e continuano a ferire nel tempo.”
Ricifari ha voluto anche spostare l’attenzione sugli autori degli atti, spesso trascurati dal dibattito pubblico:
“Circa il 27% degli studenti ammette di aver preso in giro o insultato qualcuno online. È fondamentale responsabilizzare i ragazzi, farli riflettere e aiutarli a capire quando stanno diventando loro stessi aggressori.”
Secondo il Questore, il rispetto è la vera chiave di volta. Ma per essere efficace, deve partire dagli adulti:
“Famiglia, scuola, mezzi d’informazione: tutti devono tornare a svolgere un ruolo educativo centrale. Troppo spesso sono proprio gli adulti a dare il cattivo esempio, alimentando tensioni e mancando di ascolto. Come possiamo pretendere rispetto dai giovani se siamo noi per primi a non offrirlo?”
Un intervento intenso, che ha rimarcato la necessità di un’azione educativa coordinata e profonda, in grado di affrontare il bullismo in tutte le sue dimensioni: sociale, culturale e psicologica.