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Assolto in appello il giornalista Michele Spena dal reato di diffamazione, l’Avv. Maira: “Il fatto non costituisce reato, una legittima manifestazione del diritto di critica e di replica”

Redazione

Assolto in appello il giornalista Michele Spena dal reato di diffamazione, l’Avv. Maira: “Il fatto non costituisce reato, una legittima manifestazione del diritto di critica e di replica”

Sab, 21/06/2025 - 23:57

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La Prima Sezione Penale della Corte d’Appello di Caltanissetta ha assolto il giornalista Michele Spena, riformando integralmente la sentenza di primo grado che lo aveva condannato per diffamazione a seguito di una querela presentata dal collega Attilio Bolzoni, in merito a fatti avvenuti durante la trasmissione radiofonica “Toni Accesi”, andata in onda su Radio CL1 il 20 maggio 2018.

Il giudice di primo grado aveva inflitto una sanzione pecuniaria di 900 euro e stabilito un risarcimento danni in favore del querelante, subordinando la sospensione condizionale della pena al pagamento dell’indennizzo. Una decisione ribaltata dalla Corte d’Appello, che ha riconosciuto l’assenza di condotte penalmente rilevanti.

L’avvocato Rudy Maira, che ha difeso Michele Spena, ha definito la pronuncia della Corte una doverosa rettifica di una valutazione errata avvenuta in primo grado. Secondo la ricostruzione della difesa, durante la trasmissione non fu Spena ad attaccare il collega, ma piuttosto Bolzoni a rivolgere affermazioni critiche nei confronti dei giornalisti nisseni. Testimoni sentiti nel corso del procedimento e le loro dichiarazioni, successivamente acquisite agli atti, hanno confermato che Spena si limitò a replicare, senza mai eccedere nei toni o utilizzare espressioni offensive.

La frase oggetto di contestazione, secondo la difesa, non presentava gratuità né eccessività: si trattava, infatti, di un intervento perfettamente aderente al principio della continenza verbale, con toni misurati e in linea con i contenuti già espressi nella discussione. Nessuna aggressività, acrimonia o virulenza: le dichiarazioni di Spena sono state definite “espressioni ragionevoli” che andavano considerate nel complesso della dinamica del confronto.

A sostegno di tale impostazione, è stata anche richiamata una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sez. V, 4 luglio 2023, n. 28771), secondo cui è dovere del giudice valutare in primo luogo la materialità della condotta contestata e la reale portata offensiva delle frasi ritenute diffamatorie.

In definitiva, si è trattato – secondo la linea difensiva accolta dalla Corte – di una legittima manifestazione del diritto di critica e di replica, pienamente riconosciuta nell’ordinamento democratico e incompatibile con la configurazione di un reato.