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AstroAndrea, sogni spaziali per lo studente di Caltanissetta Arcarisi: “Così voglio conquistare le stelle”

Enrico Mattia Del Punta - La Nazione

AstroAndrea, sogni spaziali per lo studente di Caltanissetta Arcarisi: “Così voglio conquistare le stelle”

Sab, 28/10/2023 - 23:40

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Dalla torre che pende, alle stelle dello spazio profondo. Il passo è breve o almeno per Andrea Arcarisi, classe 1995, originario di Caltanissetta, ingegnere meccatronico e studente magistrale di ingegneria robotica presso l’Università di Pisa, è a sole due ore di distanza di volo, Pisa-Cracovia. È proprio in Polonia dove è stato selezionato tra i pochi studenti europei, undicesimo italiano, per il programma di astronauta analogico presso l’Analog Astronaut Training Centre, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea.

Arcarisi, cos’è un astronauta analogico?

“Si tratta di un astronauta che rimane a terra. In Europa le selezioni per entrare nell’Esa vengono fatte ogni 10 anni. Il programma a cui ho preso parte funziona da acceleratore ed offre un training per studenti e civili”.

Cosa le hanno fatto fare?

“Test di sopravvivenza, sfide come il test di forza G e immersioni sottacqua che simulano le sessioni che gli astronauti fanno nello spazio per riparazioni. Ho affrontato anche una simulazione di Habitat Lunare”.

Ovvero?

“Sono stato dieci giorni in isolamento totale in una abitazione che riprende lo stile della stazione spaziale. Non potevo parlare con nessuno, se non con il centro di comando. Per la maggior parte del tempo ho fatto misurazioni fisiche, test psicologici ed esperimenti scientifici. Nel mio caso, visto che il progetto è in collaborazione con l’Università di Pisa, ho portato una parte della mia tesi: un minisatellite innovativo ed autonomo che sto sviluppando. In più ho testato dei sensori per un prototipo di monitoraggio dello stress degli astronauti e prodotti dalla startup di mia sorella, Lucia”.

È stata dura?

“I primi due giorni ho sofferto molto l’isolamento. C’erano solo delle luci che autoregolavo personalmente per darmi l’idea della sera e del giorno. Mi hanno messo alla prova con delle simulazioni di emergenza. Banalmente hanno disattivato le luci e il riscaldamento. Una notte invece, mentre dormivo, hanno rilasciato un topo per testare la mia reazione a situazioni di stress e per vedere come risolvevo il problema”.

Lo ha risolto?

“Si, ho catturato il topo costruendo una trappola”.

Fare l’astronauta è come se lo aspettava?

“Diciamo che non sono una persona d’azione. Penso all’astronauta eroe dei film di Hollywood, molto scenografico, la realtà è meno romantica. È un ambiente tecnico, questo, paradossalmente, mi ha dato fiducia”.

Cosa l’ha spinta verso questo difficile percorso?

“Due film: Interstellar e Contact. Mi piacerebbe in futuro riuscire a far parte dell’Esa, che nei prossimi anni, guardando al pianeta di oggi, avrà sempre più centralità”

“Se ne sappiamo qualcosa è anche grazie agli investimenti sulla ricerca spaziale”.

E i complottisti?

“Ci facciamo compagnia fin dallo sbarco sulla luna. Gli scienziati raccontano una verità attuale, che un domani può essere smentita, ma sempre con delle prove. I complottisti, invece, prendono un articolo su migliaia e si basano solo su quello”.

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