Nel giorno della strage di Via D’Amelio, il giudice Paolo Borsellino non estrasse mai l’agenda rossa dalla sua borsa. Lo scrivono i giudici del Tribunale di Caltanissetta nella sentenza del processo sul depistaggio Borsellino. “Risulta alquanto improbabile che il magistrato abbia fatto uso della borsa, o peggio abbia estratto l’agenda dalla borsa, durante il tragitto per via D’Amelio.
Né tanto meno si spiegherebbe perché il dottor Borsellino avrebbe dovuto portare con se l’agenda rossa una volta arrivato in via D’Amelio, considerato che era sceso dall’autovettura solo per citofonare alla madre che avrebbe dovuto accompagnare per una visita medica”, scrivono.
“Quel che è certo è che la ‘gestione’ della borsa di Paolo Borsellino dal 19 luglio al 5 novembre è ai limiti dell’incredibile. Nessuno ha redatto un’annotazione o una relazione sul suo rinvenimento, nessuno ha proceduto al suo sequestro e, nonostante da subito vi fosse stato un evidente interesse mediatico scaturito dall’intervento di Antonino Caponnetto sul punto, nemmeno i magistrati in servizio alla Procura di Caltanissetta hanno saputo riferire alcunché”.
Lo scrivono i giudici di Caltanissetta nella sentenza sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, parlando ancora dell’agenda rossa del giudice. Per i giudici “solo (se e) quando si potrà stabilire al fondo, e con chiarezza, il ruolo di Giovanni Arcangioli e il ruolo di Arnaldo La Barbera – soprattutto sotto il profilo del come si coniugano tra loro i due interventi sulla borsa – si potrà fare nuova luce sul tema della sparizione dell’agenda rossa di Paolo Borsellino”.
“Sia che l’agenda sia sparita a pochi minuti dall’esplosione, sia che l’agenda sia sparita in un torno di tempo (immediatamente) successivo, – concludono – tenere un reperto così importante per cinque mesi a decantare su un divano ha avuto certamente un’efficienza causale nello sviamento investigativo delle prime indagini, facendo venir meno l’attenzione sulla borsa e sul sul suo contenuto”.
“L’istruttoria dibattimentale ha consentito di apprezzare una serie di elementi utili a dare concretezza alla tesi della partecipazione (morale e materiale) alla strage di Via D’Amelio di altri soggetti (diversi da Cosa nostra) e/o di gruppi di potere interessati all’ eliminazione di Paolo Borsellino” – proseguono i giudici del tribunale di Caltanissetta. Il processo si è concluso con la prescrizione del reato di calunnia aggravato contestato ai poliziotti Bo e Mattei e l’assoluzione del terzo poliziotto imputato, Ribaudo.

