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San Cataldo, candidato sindaco Comparato: “Tariffe idriche Siciliacque illegittime”

Redazione 2

San Cataldo, candidato sindaco Comparato: “Tariffe idriche Siciliacque illegittime”

Gio, 12/08/2021 - 12:02

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“È di qualche mese fa la sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa che conferma la sentenza del TAR che l’anno scorso ha sancito l’illegittimità delle tariffe, con cui Siciliacque, nella sua qualità di grossista, vendeva acqua agli altri gestori dell’isola (tra cui Caltaqua).

Appurato che la tariffa è illegittima, adesso dobbiamo lavorare per far sì che ai cittadini venga applicata una tariffa equa e commisurata al servizio fornito. La prossima amministrazione sancataldese deve fornire il proprio contributo all’interno dell’ATI per determinare correttamente la tariffa da applicare a tutti i cittadini”. Così il candidato sindaco di San Cataldo per il Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico e Libertà e Partecipazione, l’avvocato Gioacchino Comparato.

“Ho sempre combattuto e lavorato in questo campo, – continua Comparato – sempre a fianco dei cittadini per un servizio idrico efficiente ed equo. Queste battaglie, adesso, si arricchiscono di un altro elemento: le tariffe di Siciliacque. Tutti conosciamo la storia del sovrambito. In Sicilia, Siciliacque, fornisce di acqua i vari gestori del servizio idrico in Sicilia. Siciliacque è, in pratica, un grossista di acqua.

Una sentenza del TAR del febbraio dell’anno scorso, sanciva l’illegittimità delle tariffe applicate da Siciliaque nei confronti dei vari utenti (tra cui Caltaqua e gli altri gestori che da quel “grossista” si riforniscono). Diceva, in breve, che la tariffa idrica avrebbe dovuto essere approvata non dalla Regione Siciliana, ma dagli ATO, adesso ATI. Adesso, una sentenza del Consiglio di Giustizia amministrativa, conferma quella sentenza e con essa quella illegittimità”.

“Ma voglio aggiungere un ulteriore tassello, – va avanti il candidato sindaco di San Cataldo – perché al momento, le tariffe di Siciliacque, per quanto attiene agli anni 2016-2019, risultano essere sotto la lente di ingrandimento dell’Autorità nazionale che, nel 2019, ha aperto un procedimento sanzionatorio nei confronti della stessa Azienda, che avrebbe applicato – tra le altre cose – dei moltiplicatori tariffari (nella determinazione della tariffa), non corretti. Una tariffa, pertanto, che presenta molteplici elementi di illegittimità. Ma andiamo oltre. Nel 2020, il gestore del servizio idrico della nostra provincia, ha pagato oltre 11 milioni di euro a Siciliacque per l’acquisto di acqua potabile (cifre simili sono rinvenibili anche per gli anni precedenti). Quel costo, poi, ovviamente, finisce nelle bollette degli utenti. L’acquisto, per inciso, sulla base di una tariffa dichiarata illegittima.

E allora, per fare chiarezza e non cadere in troppi tecnicismi, se la tariffa applicata da Siciliacque, negli anni di riferimento della sentenza, era di 0,6960 €/mc, e la stessa viene dichiarata illegittima, dovendosi pertanto applicare altra tariffa inferiore alla stessa (come stabilito dal Consiglio di Giustizia Amministrativa), la domanda che ci poniamo è semplice: chi indennizzerà i cittadini per il maggiore esborso? Vogliamo ricordarlo, Siciliacque è partecipata al 25% dalla Regione Siciliana, per cui chi si farà carico “dell’errore” nella determinazione delle tariffe? Chi paga? E ancora, preso atto dell’errore, chi provvederà a determinare le tariffe sulla base di quanto previsto dalla vigente normativa? (deliberazione n. 656/2015/T/IDRI e delibere successive)”.

“Ecco allora che necessariamente dobbiamo intervenire all’interno dell’Assemblea Territoriale Idrica, dobbiamo lavorare tutti insieme per un miglioramento del servizio idrico e per una tariffazione equa. Il prossimo sindaco di San Cataldo, quale componente dell’ATI, dovrà necessariamente chiedere che l’ATI e la Regione Siciliana approdino alla determinazione delle tariffe idriche (di Siciliacque), in ossequio alle prescrizioni e alle garanzie previste dalla legge.

Sullo sfondo, inutile a dirlo, l’incongruenza di un sovrambito che altro non fa che aumentare i costi del servizio in capo ai cittadini. Chi paga, e questo principio non è per noi accettabile, è sempre il cittadino” – conclude Gioacchino Comparato.

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