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Pirateria: petroliera sequestrata, atti a tribunale minori. Pirata fermato al Cara di Caltanissetta

Redazione

Pirateria: petroliera sequestrata, atti a tribunale minori. Pirata fermato al Cara di Caltanissetta

Mer, 19/12/2018 - 17:26

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Dichiarazione d’incompetenza per materia della Corte d’Assise e trasmissione degli atti al pm presso il tribunale per i minorenni di Roma. Con questa sentenza si e’ chiuso il processo a Mohamed Farah, il somalo ritenuto uno dei componenti del commando di pirati che nel 2011 sequestro’ nel Golfo Persico la petroliera italiana “Savina Caylyn” con a bordo 22 persone. La sentenza e’ della prima Corte d’assise capitolina, i cui giudici, presieduti da Marcello Liotta nelle scorse udienze avevano tentato di affidare a un perito l’incarico di verificare l’eta’ dell’imputato. Alla fine, oggi, hanno preso atto di quanto emerso e, dopo una breve camera di consiglio, sono usciti con una sentenza con la quale hanno ritenuto che Farah fosse minorenne all’epoca dei fatti; la conseguenza e’ stata la trasmissione del fascicolo al pm del tribunale per i minorenni per la riassunzione del processo. Mohamed Farah e’ accusato di atti di Pirateria, sequestro con finalita’ di terrorismo e detenzione illecita di armi da guerra.

Il presunto pirata era stato fermato il 12 agosto 2017 dai carabinieri del Ros, coadiuvati da agenti della Digos, mentre si trovava presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri “Pian del Lago” di Caltanissetta. Privo di documenti aveva richiesto il riconoscimento dello status di protezione internazionale. Secondo l’ipotesi accusatoria, il giovane faceva parte di un gruppo di 50 persone, tutti cittadini somali che, l’8 febbraio 2011, utilizzarono armi automatiche e lanciarazzi per abbordare e sequestrare a largo della Somalia la petroliera, poi trattenuta per oltre dieci mesi fino al 21 dicembre quando, in seguito a lunghe trattative, fu rilasciata insieme all’equipaggio, composto da 5 cittadini italiani e 17 indiani che furono oggetto di maltrattamenti e sevizie. Fu pagato un riscatto di 11 milioni di dollari. Gli inquirenti riuscirono ad individuarlo in quanto riconosciuto da personale dell’equipaggio, nonche’ grazie alle impronte digitali ‘fissate’ durante le fasi dell’identificazione nel centro d’accoglienza con quelle repertate nel gennaio 2012 a bordo della “Savina Caylyn”.

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