Non è più politica, quello a cui si assite è un’altra cosa, non si comprende cosa sia, ma sicuramente è anni luce lontana da quella che nel termine più alto eravamo abiutati a sentire, guardare, scrivere, raccontare. Chi avrebbe mai detto che una cosa talmente normale nella progressione della vita consiliare e degli assetti della mutevole geografia del consiglio comunale , come la rimodulazione delle commissioni consiliari, sarebbe diventato motivo paventato di aria di crisi di una giunta, di un’intera coalizione. Quando il motivo occasionale della guerra che tanto prima o poi sarebbe scoppiata, è il regolamento delle consulte cittadine, allora vuol dire che non c’è più niente da discutere, nient’altro da dire, nulla da dichiarare. I venti di crisi dopo neanche nove mesi dalla rimodulazione della giunta Ruvolo spirano forti su palazzo del Carmine. Il luogo del dibattito oramai si è spostato dalle segrete stanze ai mezzi di informazione, la coalizione si parla attraverso i comuncati stampa, Ma una bella riunione, di quelle vere dove volano parole grosse, dove i portacenere giacciono pieni di mozziconi e le tazze di caffè che affollano i tavoli diventano simbolo della permanenza del passaggio di più persone che sono rimaste incollate li, tra quattro mura ma per raggiungere un obbiettivo, una conclusione, non la vogliono fare? Una cosa del genere sarebbe normale. Lor signori della “politica”invece di riempire le caselle di posta dei giornali raccontando le più grandi nefandezze a carico di questo o quello, regalando, servendo, su un piatto l’indiscrezione a chi invece avrebbe piacere ed il dovere di cercarselo il retroscena, l’altro, il racconto dei corridoi, si occupassero di due tre temi importanti da portare avanti da qui a fine legislatura e ci lasciassero fare il nostro mestiere non sarebbe meglio. Invece ormai tutto imboccato e passa pure il gusto di sapere e scrivere quel particolare in più, che gli altri non hanno, che renderebbe unico un pezzo. La proposta: riunioni di coalizione o di giunta in streeming, per chi fa della trasparenza vessillo di novità non ci sarebbe nulla da obbiettare forse.
Il fatto è che questa “Alleanza” è nata male sin dall’inizio un insieme di simboli con storie diverse, dietro ai quali ci stanno persone con storie diverse, percorsi politici diametralmente opposti dai neofiti prodotti dal civismo alle vecchie volpi della democrazia cristiana poi transitati un pò quà un po là. Si sono messi assieme per non perdere e non tanto per un progetto comune da portare avanti, quanto per ottenere quanti più scranni possibile per assicurarsi una maggioranza più o meno solida. La verità, ristabilire la verità innanzi tutto prima di ogni altra cosa davanti a se stessi ed ai cittadini, che si sentono ogni giorno più traditi, questo c’è da fare prioritariamente, e mentre discutono delle presidenze delle commissioni, assurdo un tempo si definivano in un paio di riunioni tra partiti adesso diventano argomento di dibattito, andassero ad incatenarsi per le opere di compensazione unico spiraglio di luce di una città dove l’interruttore e stato già spento da tempo. Parlare di ideali adesso sembra quasi, anzi è desueto, ci si sente anche un pò bacchettoni, ci si aspetta che qualcuno con ghigno sarcastico faccia qualche battuta. Allora parliamo di progetti, dove sono finiti? Cosa si vuol fare di questa città oltre che un parcheggio a cielo aperto. Quanti atti ha prodotto la giunta e quanti le commissioni, quanti consigli comunali seri concreti sono stati celebrati ? Cosa fa la burocrazia oltre a tenere in ostaggio la politica ?A quanto ammonta il riscatto per liberarla? Che qualcuno ce lo faccia sapere ci adopereremo per una colletta. Cosa resterà del passaggio del civismo in questa città?
Quelli che abiurano il vecchio modo, vecchio inteso come deplorevole, di fare politica poi cadono essi stessi nel tranello delle farragionose macchinazioni mutuando gli arcani imperi dello scambio. Il nuovismo autereferenziale sta provando a mettere sotto scacco la politica strutturata che si è distratta dall’abbiettivo ed adesso sorprendentemente indebolita prova a parare i colpi del fuoco amico che arrivano da più parti. In tutto questo un primo cittadino che si innamora e disinnamora delle idee, dei progetti, con la stessa velocità di ebollizione dell’acqua quando la fiamma è al massimo e poi non ne concrettizza neanche uno. Non prende una posizione Giovanni Ruvolo, tirato per la giacca da tutti da più lati, non decide, si lascia vivere e si lascia passare le cose sopra la testa e sul tavolino senza problemi. Una città non si governa così, è un altro il modo. Innanzitutto l’identità, la difesa di un’identità forte che bisogna ridare a tutti ed a ciscuno sta alla base di ogni progetto e poi le battaglie quelle vere per diritti calpestati, adesso i sindaci sono diventati combattenti guerriglieri di frontiera che sulla liena del confine combattono per difendere i propri cittadini. Invece i nisseni si sendono sempre più svenduti al primo acquirente immolati sull’altare di interessi superiori. Finché non resterà neanche l’ultimo scampolo di terra da proteggere, sarà tutto svenduto e sarà troppo tardi.

