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La lettera. “Solo dolore straniero a Pian del Lago”

Redazione

La lettera. “Solo dolore straniero a Pian del Lago”

Ven, 01/05/2015 - 02:24

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imageCALTANISSETTA – Per arrivare dal Pakistan all’Italia, senza visto d’ingresso, devo giungere in Iran, attraversarlo senza farmi arrestare perché clandestino, e per farlo mi appoggio ai trafficanti; raggiungere la Turchia, attraversarla senza farmi arrestare perché clandestino, e per farlo mi appoggio ai trafficanti; raggiungere la Grecia, arrivare a Patrasso, infilarmi in un container a giungere a Bari o Ancona. E per farlo mi appoggio ai trafficanti.
Poi mi mandano in un posto fuori dal mondo, che nemmeno Europa sembra. Ci sono le reti alte, e i militari tutto intorno. Mi dicono: per essere libero di andare in Europa, devi entrare là dentro. Ma per entrare si deve aspettare. E allora mi accampo, nei paraggi di questo posto brutto, sporco e dove tutti mi guardano male. Ogni giorno vado a chiedere in quel grande recinto se per caso c’è un posto per me. Poi torno ad aspettare. Per andare in città c’è una strada lunga, che la sera è buia buia, e dove le macchine passano che sembra ti vogliano prendere, visto che non c’è il marciapiede. Il 14 aprile una macchina
mi ha preso.
Il 20 aprile l’ipotetico narratore di questa storia è morto. Aveva 29 anni. La notizia è trapelata solo il 30 aprile, 10 giorni dopo. E solo grazie al fatto che gli altri sopravvissuti, momentaneamente, all’odissea hanno voluto celebrare una sorta di funerale. Nel parcheggio di Pian del Lago (lo stadio) c’era una marea di gente: pakistani, afghani, ma anche tanti africani. C’era tutto il mondo. Mancava l’Italia. Non c’era nessuno per la Prefettura, nessuno per il Comune, non parliamo della Questura (a parte la volante che è venuta a controllare cosa stesse succedendo). Non c’era la città, non c’erano le chiese. C’era solo dolore straniero. La vergogna che abbiamo provato è grande come quel dolore.

Sportello Immigrati. Via Re d’Italia 14. Caltanissetta. Mondo.

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