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Napolitano, discorso di fine anno: “2013 tra gli anni più pesanti della Repubblica”. 7 milioni di spettatori

Michele Spena

Napolitano, discorso di fine anno: “2013 tra gli anni più pesanti della Repubblica”. 7 milioni di spettatori

Mer, 01/01/2014 - 10:36

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L'OTTAVO MESSAGGIO DI NAPOLITANO, MAI NESSUNO COME LUIROMA – Il capo dello Stato ‘apre’ il suo discorso di fine anno con le lettere ricevute da cittadini in difficoltà, ma esprime ottimismo per il futuro. L’appello al coraggio ed al cambiamento, l’invito al Paese a dare risposta alla domanda di fiducia dei giovani; il monito contro l’eccesso di decreti legge e l’allarme sui rischi di destabilizzazione della democrazia. Poi l’affondo: “Non mi lascerò condizionare da ingiurie e calunnie, resterò finché sarà necessario e dunque non a lungo”

GIOVANI, LAVORO, CORAGGIO E RIFORME. Senza le quali “la democrazia è a rischio destabilizzazione”. Ma anche sacrifici. Che devono coinvolgere “pure i politici”. E’ un messaggio tutt’altro che ‘dimesso’ quello pronunciato stasera dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano: è netto e carico di speranza. Ed è l’ottavo discorso di fine anno rivolto alla nazione. Il primo proclamato nel corso di un secondo mandato. Ed è proprio sulla natura di questo secondo mandato che il presidente della Repubblica non lascia nulla in sospeso. Anzi. Napolitano replica in maniera dura – nella seconda parte dell’intervento – alle accuse lanciate nei suoi confronti dalle forze politiche anti-Colle (da M5S a Forza Italia alla Lega) e usa parole chiare nel ribadire che “ingiurie, minacce e calunnie” non riusciranno a condizionarlo. Ma sulla durata del settennato non fa alcun passo indietro rispetto a quel che disse già lo scorso aprile, quando fu rieletto: il suo, lo ripete, resta un incarico a termine.

 INTERATTIVO Tutti i discorsi dei presidenti dal 1949 “L’anno che sta per terminare è stato tra i più pesanti e inquieti che l’Italia ha vissuto da quando è diventata Repubblica. L’anno che sta per iniziare deve essere diverso e migliore, per il Paese e specialmente per quanti hanno sofferto duramente le conseguenze della crisi”. Inizia così il messaggio di auguri di Napolitano. “Si potrà’ uscire definitivamente dalla crisi – prosegue il capo dello Stato – se si porterà fino in fondo una azione comune per il rilancio della crescita economica”.

 EMAIL DEI CITTADINI. Una risposta a cinque lettere inviate dai cittadini. Con questa originale formula il capo dello Stato ha deciso di impostare il suo tradizionale discorso. Napolitano ha scelto cinque missive giunte al Quirinale via e-mail da parte di semplici cittadini che hanno deciso di scrivergli direttamente i propri pensieri. Perché “la politica deve condividere i sacrifici che tanti italiani stanno facendo a causa della crisi economica”. Tra le mail citate dal presidente, c’è quella di Vincenzo, un industriale marchigiano che oggi è disoccupato e che chiede: “Non possiamo essere solo noi a fare sacrifici, che comincino anche i politici”. Un “proposito e un appello” che il capo dello Stato trova “giusto” e al quale “cercano di corrispondere le misure recenti all’esame del parlamento in materia di province e di finanziamento pubblico ai partiti”. Poi legge un’altra mail, quella di Veronica, 28 anni, che scrive da Empoli di una “crisi di quella fiducia nei giovani, di quella capacità di suscitare entusiasmo nei giovani senza cui una nazione perde il futuro”. Napolitano risponde: “Io credo ancora nell’Italia ma l’Italia crede ancora in me?’. Ecco vedete, aggiungo io, una domanda che ci deve scuotere”. Ma ancora: “Daniela, dalla provincia di Como, mi racconta il caso del suo fidanzato che a 44 anni – iscrittosi ‘allo sportello lavoro del paese’ – attende invano di essere chiamato, e resta, per riprendere le sue drammatiche parole, ‘giovane per la pensione, già vecchio per lavorare’. Una forte denuncia della condizione degli ‘esodati’ mi è stata indirizzata da Marco, della provincia di Torino, che mi chiede di citare la gravità di tale questione, in quanto comune a tanti, nel messaggio di questa sera, e lo faccio”.

 NUOVA SCENOGRAFIA. Altra novità riguarda la scenografia del discorso. Quest’anno il capo dello Stato non parla dalla consueta scrivania ma da quella di lavoro, alla quale riceve il premier e le altre personalità politiche nazionali e internazionali e sulla quale appunto legge le email.

 IL RUOLO DEI GIOVANI. “Il coraggio degli italiani è in questo momento ingrediente decisivo per far scattare nel 2014 quella ripresa di cui l’Italia ha così acuto bisogno. Coraggio di rialzarsi, di risalire la china. Coraggio infine – aggiunge il presidente – di intraprendere e innovare: quello che mostrano creando imprese più donne, più giovani, più immigrati che nel passato”.

‘Tutti contro tutti’ in politica. Per dare risposte “qui ed ora” al futuro dei giovani e alla “fatica sociale”, “si richiedono lungimiranti e continuative scelte di governo, con le quali debbono misurarsi le forze politiche e sociali e le assemblee rappresentative, prima di tutto il parlamento, oggi più che mai bisognoso di nuove regole per riguadagnare il suo ruolo centrale. La sola preoccupazione che ho il dovere di esprimere è per il diffondersi di tendenze distruttive nel confronto politico e nel dibattito pubblico, tendenza all’esasperazione anche con espressioni violente di ogni polemica e divergenza, fino a innescare un ‘tutti contro tutti’ che lacera il tessuto istituzionale e la coesione sociale”.

DEBITO PUBBLICO E SPREAD. E poi: “Sarebbe dissennato disperdere i benefici missioni internazionali tra le quali quella contro la nuova pirateria a cui partecipavano i nostri marò Salvatore Girone e Massimiliano La Torre, ai quali confermo la nostra vicinanza. E rivolgo un commosso pensiero a tutti i nostri caduti”.

 EUROPA E “COSE DA CAMBIARE”. “Le supreme istanze di pace mi spingono anche ad un appello perché non si dimentichi quello che l’Europa – l’integrazione europea – ci ha dato da decenni: innanzitutto proprio la pace e la solidarietà. Molte cose devono cambiare nell’Unione europea. In tal senso dovrà operare l’Italia, specie nel semestre di sua presidenza dell’Unione”.

 DISASTRO TERRA DEI FUOCHI. “Non si dimentichi – nel fuoco di troppe polemiche sommarie – che l’Europa unita ha significato un sempre più ampio riconoscimento di valori e di diritti che determinano la qualità civile delle nostre società. Valori come quelli, nella pratica spesso calpestati, della tutela dell’ambiente – basti citare il disastro della Terra dei fuochi – del territorio, del paesaggio”.

ACCUSE DI STRAPOTERE. A ruota, però, arriva l’affondo: “Ho assolto il mio mandato raccogliendo preoccupazioni e sentimenti diffusi tra gli italiani. E sempre mirando a rappresentare e rafforzare l’unità nazionale, servendo la causa del prestigio internazionale dell’Italia, richiamando alla correttezza e all’equilibrio nei rapporti tra le istituzioni e i poteri dello Stato. Nessuno può credere alla ridicola storia delle mie pretese di strapotere personale. Sono attento a considerare ogni critica o riserva obiettiva e rispettosa circa il mio operato. Ma in assoluta tranquillità di coscienza vi dico che non mi lascerò condizionare da campagne calunniose, ingiurie e minacce.

PRESIDENTE ‘A TERMINE’. “Resterò presidente – ribadisce Napolitano andando avanti – fino a quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo farà ritenere necessario e possibile e fino a quando le forze me lo consentiranno, fino ad allora e non un giorno di più, e dunque di certo solo per un tempo non lungo. Tutti sanno, anche se qualcuno finge di non ricordare, che il 20 aprile scorso, di fronte alla pressione esercitata su di me da diverse ed opposte forze politiche affinché dessi la mia disponibilità a una rielezione a presidente, sentii di non potermi sottrarre a un’ulteriore assunzione di responsabilità verso la nazione in un momento di allarmante paralisi istituzionale. Null’altro che questo mi spinse a caricarmi di un simile peso, a superare le ragioni, istituzionali e personali, da me ripetutamente espresse dando per naturale la vicina conclusione della mia esperienza al Quirinale. E sono oggi ancora qui dinanzi a voi ribadendo quel che dissi poi al Parlamento e ai rappresentanti regionali che mi avevano eletto col 72 per cento dei voti”.

GLI AUGURI FINALI. Terminato il chiarimento, l’augurio conclusivo: “Buon anno alle vostre famiglie – dice Napolitano – dagli anziani ai bambini, buon anno a chi serve la patria e la pace lontano dall’Italia, buon anno a tutti quanti risiedono operosamente nel nostro paese. Guardiamo, lasciate che ve lo dica, con serenità e con coraggio al nuovo anno”.

Il tradizionale discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, trasmesso ieri, 31 dicembre a reti unificate su Rai1, Rai2, Rai3 e Rainews, dalle 20.30 alle 20.51 e’ stato seguito, come sempre, con grande partecipazione. Il messaggio al Paese, l’ottavo, ha interessato complessivamente 7 milioni 149mila spettatori e, in particolare, su Rai1, 4 milioni 935mila pari a uno share del 26.23. (Fonte www.repubblica.it)

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