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Operzione “Rewind”. Guerra di mafia negli anni ’90, 10 arresti nel nisseno

Redazione

Operzione “Rewind”. Guerra di mafia negli anni ’90, 10 arresti nel nisseno

Sab, 16/02/2013 - 09:46

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CALTANISSETTA – A distanza di 22 anni dall’agguato in cui fu ucciso un esponente dell’organizzazione mafiosa della Stidda e un altro rimase ferito, la Squadra Mobile di Caltanissetta ha identificato e arrestato dieci tra boss e affiliati di Cosa nostra, accusati a vario titolo di essere stati i mandanti e gli esecutori materiali dell’omicidio del benzinaio Roberto Bennici e del tentato omicidio di Francesco Nanfaro, in un bar di Niscemi il 23 ottobre del ’90, nel contesto dello scontro tra ‘stiddari’ e mafiosi che ha fatto decine di vittime in quegli anni.


Le misure cautelari in carcere, emesse dal Gip di Catania, Alessandro Ricciardolo, su richiesta della Dda etnea, sono state eseguite nei confronti del boss Giancarlo Giugno, 53 anni, e Rosario La Rocca, 56 anni, inteso “Saro Pacola”, entrambi pregiudicati di Niscemi che erano liberi, e notificati in carcere agli altri otto indagati, che erano gia’ detenuti per altri fatti: Salvatore Calcagno, 58 anni, di Niscemi, Giovanni Passaro, 56 anni, Giuseppe Tasca, 40 anni, Pasquale Trubia, 45 anni, Emanuele Cassara’, 42 anni, e Emanuele Iozza, 51 anni, tutti di Gela, Angelo Tisa, 45 anni, e Salvatore Siciliano, 48 anni, di Mazzarino. Bennici e Nanfaro vennero colpiti perche’ affiliati alla Stidda. L’ordine dei capi di Cosa nostra era di uccidere chiunque si fosse incontrato per strada e appartenesse al clan Russo di Niscemi. L’agguato si inserisce dunque nell’ambito della guerra tra le due organizzazioni mafiose che imperverso’ negli anni novanta tra le province di Caltanissetta e Ragusa. Niscemi, per la sua vicinanza a Gela, dove nacque la Stidda, e per i suoi confini con Ragusa, era considerato un crocevia decisivo da controllare. A mettere a disposizione i killer fu il gruppo Emmanuello di Gela. I sicari si diedero appuntamento in un covo nelle campagne di Acate (Acate). Ad autoaccusarsi del delitto e’ stato il pentito Angelo Celona. Ha riferito agli inquirenti di aver agito assieme a Francesco La Cognata e ad Emanuele Trainito, che faceva da autista. Entrambi sono stati poi assassinati durante la faida tra i clan. Rosario Lombardo (ora deceduto) e Rosario La Rocca sarebbero stati i basisti.

Alle indagini hanno contribuito otto collaboratori di giustizia, tra i quali il pentito storico della mafia nissena, Leonardo Messina, tutti concordi nell’indicare come mandante Giancarlo Giugno, descritto come un leader, e negli anni Movanta consigliere comunale nella lista della Dc. Il sindaco dell’epoca, Paolo Rizzo, anche lui democristiano, era suo cognato e la carica di segretario comunale era ricoperta da un cugino degli Arcerito, famiglia di Cosa Nostra.

Il Capo della Squadra Mobile di Caltanissetta, Giovanni Giudice

In un lungo dossier redatto dalla Squadra Mobile di Caltanissetta, guidata dal vice questore aggiunto Giovanni Giudice, viene ripercorsa la guerra di mafia che insanguino’ Niscemi. A guidare la Stidda locale erano i fratelli Russo, vero obiettivo ddell’ostilita’ di Cosa nostra. L’omicidio di Bennici fu causale: quando i killer si mossero dal covo di Acate avevano l’ordine di uccidere il primo ‘stiddaro’ del clan Russo che avessero incontrato, perche’ “disognava fare un favore a Giancarlo Giugno”. Ad Angelo Celona venne regalato un orologio come premio per il delitto. Alcuni componenti del commando erano all’epoca minorenni.

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