CATANIA – Il gip di Catania Luigi Barone ha disposto l’imputazione coatta per il governatore siciliano Raffaele Lombardo in merito all’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, nell’ambito dell’inchiesta “Iblis”. Ieri si era conclusa l’udienza camerale sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla procura etnea nei confronti del presidente della Regione e del fratello Angelo, parlamentare nazionale del Mpa, indagati per concorso esterno. Oggi la decisione.
Il giudice ha dato dieci giorni di tempo alla procura per formulare la richiesta di rinvio a giudizio per l’imputazione di concorso esterno in associazione mafiosa a carico dei fratelli Raffaele e Angelo Lombardo. Nelle scorse udienze la procura – che aveva derubricato l’imputazione in voto di scambio – aveva confermato la richiesta di archiviazione del fascicolo. I procuratori aggiunti Michelangelo Patane’ e Carmelo Zuccaro avevano spiegato che la valutazione si basa sulla cosiddetta ‘sentenza Mannino’ della Cassazione, riguardante la configurabilita’ del reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Alla richiesta dei Pm si erano uniti gli avvocati dei fratelli Lombardo. La loro posizione e’ stata stralciata dall’inchiesta “Iblis”, nata da indagini di carabinieri del Ros su presunti rapporti tra mafia, affari e politica. Il Gip Barone ha acquisito agli atti anche le testimonianze dei tre pentiti, Francesco Ercole Iacona, Maurizio Di Gati e Maurizio La Rosa, che sono stati sentiti in videoconferenza il 6 marzo scorso dal Tribunale monocratico davanti al quale si celebra il processo per voto di scambio a carico di Raffaele e Angelo Lombardo, scaturito dalla stessa inchiesta “Iblis”. Inqueslla sede Di Gati aveva detto di avere “appoggiato l’Mpa e di avere ricevuto l’ordine di far votare il movimento autonomista”.
“Non sottoporro’ la Regione al fango di un processo: se ci dovesse essere il processo mi dimettero’. Se ci sara’ il rinvio a giudizio mi dimetto, non aspettero’ ne’ la Cassazione, ne’ l’appello, ne’ il primo grado”. Cosi’ il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo nel giorno in cui il gip di Catania ha disposto a suo carico l’imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato. “Non posso sopportare le fandonie, le calunnie le falsita’, tutte – assicura Lombardo – destituite di fondamento, che sono state dette da presunti o falsi mafiosi, che possono minimamente ledere la carica di presidente della Regione, a cui tengo piu’ di ogni altra cosa. Credo di averla onorata in questi quattro anni”. “Spero che l’udienza preliminare – prosegue Lombardo – venga fissata al piu’ presto e mi auguro di non incontrare lungo la mia strada un magistrato appartenente a una corrente”. Il governatore si dice “certissimo” che questa vicenda “non potra’ che concludersi in un modo semplicissimo”: “Con la mia liberazione da ogni sospetto – dice – rispetto a un reato che non solo non ho compiuto, ma che e’ lontano mille miglia dal mio modo di fare.
Sono certo che avra’ ragione di queste accuse costruite sul nulla”. E conclude: “Leggero’ stasera l’ordinanza della procura di Catania, un gran bel lavoro se e’ vero che le pagine sono state scritte ieri dopo l’ultima udienza tenuta a mezzogiorno”. L’imputazione coatta e’ nell’ambito dell’inchiesta “Iblis”. Ieri si era conclusa l’udienza camerale sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura etnea.
Lombardo inizialmente aveva dichiarato di non volersi dimettere. “Rassegni subito le dimissioni”, afferma il leader dell’Idv Antonio Di Pietro. “In un Paese civile chi amministra la res publica non puo’ essere coperto da ombre di questo genere”. “Se dovesse esserci un rinvio a giudizio chiederemo a Lombardo di dimettersi”, dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia mentre Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato ribadisce: “Noi garantisti come sempre. Le spaccature e le contraddizioni nel partito dei giustizialisti eternano il pensiero di Pietro Nenni. Anche stavolta e’ arrivato il piu’ puro che ti epura”. E Massimo Russo, assessore alla Salute della Regione siciliana, gia’ magistrato antimafia si dice “convinto che Lombardo provera’ l’infondatezza delle accuse”. “Sono stato e sono testimone, e in parte protagonista, in questi quattro anni delle attivita’ di un governo regionale che ha disarticolato un sistema di potere che nel passato ha fatto certamente comodo alla mafia. Con fatti concreti – sottolinea – e non a parole, il governo presieduto da Lombardo ha fatto vera azione antimafia. Proprio per queste certezze, mi viene difficile, se non impossibile, pensare di aver lavorato al fianco di una persona che avrebbe favorito la mafia.


