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Nel Solco dello Spirito (di Don Salvatore Callari)

Carmelo Barba

Nel Solco dello Spirito (di Don Salvatore Callari)

Lun, 18/04/2016 - 00:01

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Padre CallariLADRI   E   BRIGANTI   NEL    RECINTO  ! per intendere bene il senso della espressione, bisogna cogliere il riferimento ad una vita   segnata particolarmente dalla attività  pastorizia. E allora si capirà meglio il discorso che ci accingiamo a fare seguendo il vangelo della domenica quarta  di Pasqua. E’ un brano del vangelo di Giovanni che fa parte del lungo discorso di Gesù sul “ Buon Pastore “ . Noi utilizzeremo anche qualche frase non presente nella liturgia di oggi ma che fa parte del discorso di Gesù, come già detto. Il popolo ebreo era un popolo di pastori. I personaggi più ragguardevoli di Israele  erano pastori. Lo fu Abramo, “pastore arameo errante”, e così pure  Isacco e Giacobbe, ed anche Mosè , dopo che scappò dall’Egitto fece il pastore. Dunque un discorso che parli di greggi, di ovili, o recinti, di rapporto singolare, quasi “intelligente” tra il pastore e le sue pecore, era per loro abbastanza familiare  e comprensibile. L’immagine del pastore nella tradizione della storia di Israele, è fortemente espressiva, tanto da essere assunta come il paradigma, o il modello del rapporto fra Dio e il suo popolo. “ Il Signore è il mio Pastore ..”  E nel Nuovo Testamento è applicata a Gesù.. Egli stesso se ne appropria: “ Io sono il Buon Pastore”. Per noi, oggi,non è di immediata  evidenza o comprensione . Ma  dobbiamo fare gli opportuni aggiustamenti e adattamenti, se parliamo di “ladri e briganti nel recinto”. Per esempio,(!) parlare di ovile, o recinto apparirà in qualche modo anacronistico, cioè può sembrare una espressione estranea alla realtà abbondantemente conosciuta. Tuttavia, “ladri e briganti” nel  “nuovo recinto”, non mancano, basta considerare i diversi “sistemi”, modalità, e … trucchi… di latrocinio, e avremo … la fortuna(!)  di scoprirne in abbondanza. Ma Gesù ha condannato e quelli e questi: Nella metafora c’è ancora il “gregge” che, considerato in maniera intelligente e affettuoso, non deve fare ombra a nessuno. Gesù ama le pecore del suo gregge, è pronto a dare la vita per loro, come farebbe ogni buon pastore. E’ delizioso pensare il rapporto che si stabilisce con le pecore che ascoltano e seguono il pastore. La sua parola è garanzia di verità, la sua parola illumina le intelligenze per camminare sulla retta via. E il paragone si intensifica, o si rafforza, quando Gesù aggiunge : “ io sono la porta”. Dunque l’ingresso  giusto per entrare nella vita, nel recinto del Regno, per essere sicuri di camminare sul sentiero della eterna salvezza, è Gesù. E’ Lui la “ Porta Santa “  del “ Giubileo di sempre”  che si  attraversa  per sentire più vivo il desiderio della Misericordia di Dio. Il passaggio della “porta santa” è un momento altamente simbolico e suggestivo, per prendere coscienza della responsabilità dei peccati commessi, e sentirsi  raggiunti dall’abbraccio del Padre della Misericordia e vivere in una rinnovata freschezza della speranza che accompagna e sostiene il nostro terreno pellegrinaggio. “ Le mie pecorelle ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.” ( Giov. 10.27)  Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo” ( Giov. 10, 9 )

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