CALTANISSETTA – Una donna è finita al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Elia con costole fratturate ed evidenti ematomi su tutto il corpo. A colpirla, secondo quanto ricostruito dai Carabinieri intervenuti sul posto, sarebbe stato il suo compagno, un uomo di ottant’anni. Un’aggressione brutale, avvenuta tra le mura domestiche, che ha richiesto l’immediato intervento delle forze dell’ordine e dei sanitari.
L’episodio, che ha lasciato sgomenta l’intera comunità, conferma ancora una volta quanto la violenza sulle donne sia un fenomeno trasversale, che non conosce età né contesto sociale. L’uomo è stato denunciato, mentre la donna, dopo aver ricevuto le prime cure al Sant’Elia, è stata sottoposta ad accertamenti per verificare l’entità delle lesioni riportate, tra cui la frattura di alcune costole.
Non si tratta di un caso isolato. Sempre più spesso, la cronaca restituisce un’immagine impietosa di un Paese in cui la violenza di genere continua a manifestarsi in ogni fascia d’età: dai giovanissimi alle prime esperienze sentimentali, alle coppie adulte, fino agli anziani, dove – come in questo caso – ci si aspetterebbe maturità e saggezza. Ma la realtà è ben diversa.
La violenza non è un problema generazionale. È un problema culturale, profondo, che attraversa ogni strato sociale e anagrafico. Le aggressioni non si consumano solo tra ragazzi impreparati alla vita affettiva, ma anche in ambienti dove l’età anagrafica dovrebbe aver lasciato spazio alla consapevolezza. E invece no: sempre più spesso, la cronaca racconta di uomini adulti o anziani incapaci di accettare l’autonomia, l’indipendenza o le decisioni delle proprie compagne.
In questo caso, solo il pronto intervento dei militari dell’Arma ha evitato conseguenze ancora più gravi. Resta però la ferita, fisica e morale, di una donna colpita da chi avrebbe dovuto proteggerla. E resta una domanda urgente, collettiva: cosa stiamo facendo davvero per fermare tutto questo?
Perché finché ci saranno donne costrette a fuggire da casa, a curare lividi e fratture, a raccontare l’ennesimo incubo, nessuno potrà sentirsi al sicuro. E soprattutto, nessuno potrà continuare a credere che la violenza abbia un’età.

