Quattro detenuti suicidi in due giorni, 43 dall’inizio dell’anno. “Numeri pazzeschi, indegni di un Paese civile”, denunciano i sindacati carcerari, mentre l’opposizione attacca il governo e chiede di ricorrere ad amnistia ed indulto. Dei 43 che si sono tolti la vita, 16 erano in attesa di giudizio, secondo i numeri del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà. Sugli ultimi casi l’Autorità sta svolgendo approfondimenti assumendo informazioni per capire le modalità dei gesti.
Ogni caso, sottolineano fonti del Garante, è diverso dall’altro: bisogna tenere conto della storia personale, dell’età, del residuo di pena da scontare. L’Autorità invoca da tempo un uso equilibrato della custodia cautelare in carcere, nonchè misure deflattive. La normativa vigente consente ad esempio la liberazione anticipata speciale. Bisogna però tenere conto dell’articolo 4 bis della legge sull’ordinamento penitenziario che vieta la concessione di benefici per determinati reati.
Due dei 4 suicidi del fine settimana avrebbero concluso la pena nel 2026. Walter Verini, del Pd, mette nel mirino proprio l’ufficio del Garante, presieduto da Maurizio D’Ettore. “Da quando il nuovo Ufficio si è insediato – accusa – non risultano pubblicamente sopralluoghi e monitoraggi nelle carceri nelle quali avvengono queste tragedie. Una inerzia totale, degna del resto di un Governo che in un anno e mezzo è stato irresponsabilmente latitante e solo in questi giorni annuncia provvedimenti tutti da vedere e verificare”.
Per un altro dem, Filippo Sensi, “le soluzioni da mettere in campo non sono più differibili. L’indulto è una risposta? Facciamolo. La depenalizzazione? Lavoriamoci. Le misure alternative? Che aspettiamo?”. Anche Osvaldo Napoli, di Azione, cita amnistia ed indulto. “Trovo però orribile che le inadempienze dello Stato siano pagate con la vita dai carcerati”, spiega. Mentre Ilaria Cucchi (Alleanza Verdi e Sinistra), parla di “situazione insostenibile nel silenzio generale. Il ddl Sicurezza proposto dalla destra non affronta minimamente il sovraffollamento anzi, tutta la legislazione del governo Meloni è tesa ad aggiungere reati, aggravare le pene fino al nuovo reato di rivolta penitenziaria.
Il contrario di quello che serve”. Sul piede di guerra anche i sindacati. I detenuti, lamenta il segretario del Sappe, Donato Capece , “sono vittime innocenti di un disagio individuale a cui non si riesce a fare fronte nonostante gli sforzi e l’impegno degli operatori, in primis le donne e gli uomini della polizia penitenziaria che il carcere lo vivono nelle sezioni detentive”. Secondo il segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, Gennarino de Fazio, “si notano due grandi essenti, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il governo Meloni. Suicidi, omicidi, risse, aggressioni, stupri, traffici illeciti, ma cos’altro deve accadere affinché l’esecutivo prenda atto dell’emergenza in essere e vari misure consequenziali?”.
Al governo si rivolge anche Antigone, l’associazione che si batte per i diritti nelle carceri, invitandolo a ritirare il ddl sicurezza “che va verso una strada che è l’opposto di quanto servirebbe”. Uno degli ultimi 4 suicidi, detenuto nel carcere di Teramo, aveva 74 anni ed era malato da tempo. Scontava da 7 anni una condanna a 18 anni per l’omicidio dell’ex moglie. L’avvocato aveva chiesto una misura alternativa, ma dopo tre rinvii l’uomo ha deciso di farla finita. “È stato ammazzato dallo Stato italiano, dalle lungaggini processuali e dall’incuria ed inadeguatezza dell’istituto carcerario”, le parole della sua legale, Federica Di Nicola. Gli altri 3 casi recenti si sono registrati nei carceri di Sassari, Biella e Ariano Irpino.