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Amministrative a Caltanissetta. “Avanti c’è posto”….ma, per favore, non per tutti”

Sergio Cirlinci

Amministrative a Caltanissetta. “Avanti c’è posto”….ma, per favore, non per tutti”

Lun, 11/03/2024 - 22:44

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L’Art. 49 della Costituzione italiana recita : “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Ovviamente l’art.49 vale per tutti i livelli, dalle europee alle comunali.
Chiunque sia un elettore può ricoprire cariche, cioè possono candidarsi alle elezioni tutti i cittadini italiani che hanno compiuto 18 anni. Esistono poi delle eccezioni in base al tipo di consultazione elettorale, così come esistono cause di incandidabilità , ineleggibilità e incompatibilità ed aggiungo anche di opportunità.
Sono eleggibili a Sindaco e a Consigliere comunale tutti gli elettori di un qualsiasi comune della Repubblica che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età nel giorno fissato per le elezioni.


Lo stipendio mensile massimo di un Consigliere a Caltanissetta, ad oggi, sempre che non venga aumentato così come successo in altri comuni, è di circa 1.400,00,00 €, mentre l’indennità mensile del Sindaco è di € 9.851,55, € 7.388,66 per il vice sindaco, € 5.910,93 gli altri assessori, stessa cifra per il Presidente del Consiglio.
Niente male….
Il Consiglio Comunale di Caltanissetta, dopo l’ultima riforma, è composto da 24 Consiglieri, ma a concorrere saranno non meno 400/500 cittadini suddivisi nelle varie liste di appoggio o del candidato Sindaco, che a sua volta potrà nominare un massimo di nove Assessori.
Gli eletti agiscono per “rappresentanza politica”, intesa come il trasferire il potere di agire, nelle sedi politiche, da chi ha la sovranità, i cittadini, a chi si candidata per farlo. Questo è un elemento fondante delle democrazia.
Si parla di “rappresentanza”, agire non in nome e per conto proprio, ma nella vece e nell’interesse di altri, in questo caso, della collettività.


Di conseguenza i “rappresentanti politici, devo farsi carico delle istanze della collettività tutta, non solo di quella che li ha eletti, per cercare di migliorarne le condizioni economiche e sociali.
Questo sappiamo essere il principio ispiratore, che dovrebbero spingere i nostri “eletti”, quando decidono di candidarsi.
I cittadini, di conseguenza, quando sono chiamati alle urne, dovrebbero quindi votare secondo coscienza, esprimere cioè un voto consapevole e soprattutto libero, sforzandosi anche di vincere la forte sfiducia che molti hanno, dovuta magari, discorso in generale, ad una classe politica che non ha saputo adempiere ai propri compiti per i quali è stata eletta.


I candidati dovrebbero inoltre conoscere bene il territorio che chiedono di amministrare ed essere in grado di risolvere le tante problematiche che lo affliggono, ma la cosa più importante è essere poi parte attiva nella gestione della cosa pubblica.
Assistiamo ahimè invece che a rappresentarci ci sono spesso persone che vengono elette non per i meriti sopra citati, ma perchè, questo avviene prevalentemente nelle comunali, si ha un famiglia numerosa o si fa parte di un particolare cerchio, alcune volte poco magico, che spinge e fa eleggere il proprio caro, l’ amico o l’amico dell’amico.
Personaggi da non votare o rivotare assolutamente sono coloro che, per impegni vari, sappiamo poi diserteranno il Palazzo e di conseguenza non parteciperanno alle varie attività politiche, rendendo inutile la loro presenza, togliendo posto magari a qualche altro che avrebbe potuto far meglio.
Andare a votare, oltre ad essere un diritto, è anche un preciso dovere.
Il voto è una delega, ma non andare a votare è un’ulteriore delega data a chi invece a votare ci va.


Il non recarsi alle urne, ricorda un po’ quelle persone che non prendono mai una posizione chiara e netta, ma poi sono i primi critici quando la decisione, presa da altri, non va per come dovrebbe.
Non andare a votare quindi non dovrebbe consentire poi il diritto di lamentarsi.
Diritto di critica, anche se ad alcuni eletti non piace, sentendosi controllati e ritenendosi probabilmente degli “eletti”, inteso però da loro in modo ben diverso, aumenta se la critica è rivolta proprio verso coloro ai quali si è riposta la propria fiducia, sempre che, ovviamente, si sia dotati di onestà intellettuale, cosa molto rara.
Un voto dato con coscienza e piena consapevolezza, questo è quello che i cittadini dovrebbero esprimere entrando nella cabina elettorale, lasciandosi alle spalle promesse ed obblighi vari.
La fiducia va ben riposta, specialmente quando si delegano ad altri aspettative e speranze.
Ad Maiora

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