Salute

Scuola, Bianchi: “formare i docenti per aiutarli a riconoscere il disagio”

Redazione 2

Scuola, Bianchi: “formare i docenti per aiutarli a riconoscere il disagio”

Lun, 21/02/2022 - 08:27

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“L’ultima analisi che noi abbiamo, svolta dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali nel 2019, segnalava 27mila minori collocati fuori dalla famiglia, al netto dei minori stranieri non accompagnati. Di questi, circa la metà (13mila) erano in affidamento familiare, 14mila in servizi residenziali per minorenni.

Quando parliamo di affidamento abbiamo quindi situazioni diverse: ci sono situazioni che ritrovano una famiglia e chi ritrova una comunità”.

Così il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi nel corso dell’audizione alla Camera sulle Comunità che accolgono minori. “Prima che si avvii tutta la macchina- ha aggiunto il ministro- c’è un momento cruciale: quello in cui l’insegnante si accorge che il bambino sta male. In questa fase molti nostri ragazzi sono in una situazione di malessere e bisogna guardarli negli occhi per capirlo. Perché non è che queste cose si dicono, quindi il primo presidio è formare e rafforzare i nostri insegnanti.

Credo che sia importante rilevare il ruolo centrale dell’insegnante, che è il primo presidio. Non sono sicuro che tutti gli insegnanti siano attrezzati per dare il giusto segnale e connettere autorità scolastica, sanitaria e giudiziaria- ha detto ancora il ministro- Però devono lavorare assieme, è un lavoro di equipe.

Altrimenti diventa un altro trauma: o la pubblica amministrazione è ‘public service’ o imponiamo ai più fragili un ulteriore prezzo. Continuiamo ad avere una pubblica amministrazione che lavora per compartimenti stagni e stagnanti. Non sono contrario allo psicologo a scuola, ma che non si sostituisca: può essere di supporto all’insegnante, ma non sostituirlo”.

Sullo psicologo scolastico, “deve essere parte di un insieme, che sia una funzione di sistema- ha proseguito Bianchi- E anche molti insegnanti ne hanno bisogno perché il lavoro di questi anni ha portato molti a un burnout”.

Rispetto ai casi di bambini affidati ai servizi sociali il ministro ha detto: “Sono assolutamente sicuro che il momento della frattura è doloroso ma pur senza svolgere nessuna critica alle autorità non può avvenire a scuola- ha sottolineato Bianchi- Che si presenti un ufficiale giudiziario e prelevi un bambino, questo no. ‘Non riesco a farlo a casa e allora lo faccio nella comunità esasperando lo sradicamento’: no.

Su questo non ho nessun dubbio: queste cose non possono essere fatte in ambito scolastico. Farò le mie esortazioni al ministro della Giustizia e degli Interni”. Bianchi ha quindi ribadito che “esiste quindi un problema, che è quello della formazione sulla capacità di lettura del linguaggio. E la figura chiave in questa partita è il dirigente scolastico, che assume a scuola la funzione dello Stato. Dobbiamo formare anche i nostri dirigenti ed investire di più su di loro. In questi 3 anni hanno affrontato situazioni inedite, con un senso di lealtà nei confronti del paese e degli studenti che dovrebbe essere segnalato di più”.

“Quando parliamo di affido minori, parliamo di minori che vanno ascoltati- ha proseguito- Che non vuol dire cedere alle richieste senza assumersi le proprie responsabilità, ma avere una struttura in grado di rispondere alle esigenze dei minori, e quindi c’è bisogno di investire di più nella scuola, nel personale, nei dirigenti”. “La struttura sociale- ha concluso Bianchi- è cambiata moltissimo, con situazioni molto differenziate nel paese. Per questo abbiamo promosso i patti educativi di comunità, con l’idea che tutti i soggetti di un territorio assumessero un impegno nei confronti del territorio.

Occorre che a livello di comunità educante ci sia un tutore finalizzato alla persona, con un piano didattico personalizzato e un piano educativo individualizzato. Ma questo lavoro che fa la scuola deve essere accompagnato anche dalle altre istituzioni”.

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