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Caltanissetta: molestie e violenze verbali in strada, le ragazze non si sentono sicure

Marcella Sardo

Caltanissetta: molestie e violenze verbali in strada, le ragazze non si sentono sicure

Mer, 25/11/2020 - 07:32

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Dopo l’accorato post sulla pagina social del Sindaco Roberto Gambino (Lettera shock di una diciottenne al sindaco Gambino: giovani molestate in centro storico) scritto da Aurora Sardo, una giovane diciottenne vittima di continue molestie in via Berengario Gaetani, anche altre ragazze di Caltanissetta hanno deciso di prendere il coraggio di raccontare le loro esperienze tra le vie cittadine.

“Quando torno a casa, tra le vie del centro storico, non mi sento sicura – ha raccontato una donna che ha scelto di mantenere l’anonimato -. Ho sempre il timore che qualcuno mi stia seguendo o che mi voglia molestare”. Una percezione che poggia le basi su effettivi tentati approcci molesti.

“Quest’estate io passeggiavo alla Strata ‘a Foglia insieme ad altri miei amici e un giovane, visibilmente ubriaco, ha iniziato a importunarmi” ha proseguito.

“Ero vestita normale, senza nulla che potesse essere considerato provocante”. Un’affermazione che, ancora, nel 2020 le vittime di molestie sentono di dover dare come se, “la colpa” di quelle attenzioni fosse proprio loro.

“L’abbigliamento non implica disponibilità sessuale nè leggerezza o immoralità – ha spiegato Maria Concetta Muscò, psicoterapeuta responsabile di una delle case rifugio a indirizzo segreto gestite da Etnos, Cooperativa sociale di Caltanissetta che dal 2005 accoglie donne vittime di violenza e figli minori -. Tutto ciò è pensabile o visibile solo attraverso una matrice patriarcale in cui le donne esistono in funzione degli uomini.
La libertà di vestirsi come si desidera rientra nella libertà di espressione e deve essere tutelata. Le ragazze scelgono come vestirsi soprattutto per star bene con se stesse e sentirsi a proprio agio”.

La vicenda della giovane Nissena, però, non si è fermata al primo approccio nonostante la comitiva di amici abbia cercato di ignorare gli apprezzamenti offensivi ricevuti, sperando che il trentenne desistesse e li lasciasse stare. Il giovane, infatti, sentendosi rifiutato è passato alle urla e all’aggressione fisica.

“Per fortuna c’era un mio amico che lo ha bloccato e ha preso le mie difese altrimenti sarei stata io il bersaglio di quell’aggressione”.

La giovane ragazza non si è sentita tutelata nemmeno dalle forze dell’ordine. In giro non c’erano pattuglie a controllare la zona e la nostra sicurezza. Tutto sembrava focalizzato soltanto al corretto utilizzo della mascherina. Sono stata io, alla fine, a dover chiamare i Carabinieri per bloccare l’ira di quel giovane”.

L’episodio, però, non è unico ma ne sono avvenuti altri.

“Ogni sera torno a casa, in una via del centro storico, e lascio la macchina in garage. Pochi minuti che, però, consentono a delle persone, spesso extracomunitari, di avvicinarsi a me, fare commenti offensivi, guardarmi con desiderio e attendere di capire se effettivamente rientro a casa o resto in giro per le vie poco illuminate”.

Nel frattempo il sindaco Roberto Gambino e la vicesindaco Grazia Giammusso hanno incontrato Aurora Sardo, la prima ragazza che, con grande coraggio, ha messo “la faccia” e il “nome” in questa protesta. I rappresentanti cittadini hanno assicurato alla giovane che, anche loro, si stanno battendo per garantire la sicurezza nelle strade e che sono stati già avviati degli incontri con la Prefetta Cosima di Stani.

Le richieste delle giovani nissene è molto chiara, diretta e rivolta a tutte le istituzioni del Comune di Caltanissetta.

Una voce che torna a farsi sentire proprio oggi, il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Le cittadine nissene, a prescindere dall’età, hanno le idee molto chiare.

Non vogliono più essere vittime di molestie verbali o fisiche.

Non vogliono rientrare a casa con il timore di guardarsi indietro per verificare che nessuno le stia seguendo.

Non vogliono sentire il bisogno di avere sempre al fianco un uomo che le debba difendere, proteggere o bloccare eventuali aggressioni fisiche o molestie verbali.

Desiderano soltanto la libertà di vivere in una città nella quale si avverte un adeguato senso di sicurezza.

Un luogo nel quale, tornando a casa la sera, possano sentirsi sicure di posteggiare la macchina e rientrare nel portone senza guardarsi indietro alla ricerca di ombre.

Proprio quella serenità che, circa 15 – 20 anni, vivevano le loro madri nelle stesse strade e vicoli.



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