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Mussomeli, Confraternita intervista di Roberto Mistretta al parroco

Carmelo Barba

Mussomeli, Confraternita intervista di Roberto Mistretta al parroco

Mar, 27/03/2018 - 15:15

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MUSSOMELI – (di Roberto Mistretta)  Sorridente, malgrado tutto, troviamo padre Leonardo in raccoglimento davanti la Madonna dei Miracoli, nel santuario dov’è rettore. Il doppio incarico assegnatogli dal vescovo prevede infatti che padre Leonardo si occupi del santuario e dell’adiacente parrocchia di San Giovanni, che dista meno di 100 metri. E’ provato, seppure si sforzi di non darlo a vedere.

“Adesso sto bene e sto avendo più solidarietà di quella che mi sarei aspettato. In tanti, leggendo le notizie, temevano che mi fosse capitato di peggio. Io non me la sono presa tanto a livello personale, ma come parroco, nel vedere così oltraggiata la chiesa, la presenza del Santissimo Sacramento e la pietà dei fedeli. Mai prima era successo nulla di simile.

Ci vuole dire esattamente cosa è accaduto?

“Niente di quello che è stato detto. Io sono stato in chiesa dal primo momento e sino alla fine, abbiamo celebrato la messa, abbiamo fatto la via Crucis, ho fatto fare l’adorazione, abbiamo portato in processione il Santissimo così come sempre avviene: i fratelli arrivano davanti la cappella, io passo in mezzo a loro e depongo il Santissimo nel tabernacolo. Anche questo venerdì sono passato, ho deposto il Signore, ho preso come di  consueto il crocefisso per il bacio finale, e l’ho consegnato ai bambini. Quello che è avvenuto in modo inconsulto, è successo dopo tutto questo”.

Perché allora sostengono che lei abbia abbandonato la processione?

“Non lo so. Io non ho abbandonato né la processione, né la chiesa, né quello che compete il mio ministero che, al contrario, ritengo di avere fatto nel miglior modo possibile, cercando anche di venire incontro ai desideri della confraternita. Di solito non prendo l’ostensorio. Quel giorno, per farli contenti e renderla più solenne, ho preso il Santissimo, l’ho portato in processione tra le navate della chiesa”.

Come si spiega allora l’accaduto?

“Era qualcosa di preparato, ma non dai fedeli né dalla comunità parrocchiale di San Giovanni, da elementi estranei alla vita parrocchiale”.

Sembra strano che elementi estranei possano condizionare la vita di una parrocchia.

“E’ infatti non penso che abbiamo condizionato né la vita parrocchiale né tanto meno quella confraternale, tant’è che molti fedeli sono andati via piangendo, così quelli che erano più vicini. Sono stati alcuni soltanto a compiere questo oltraggio alla Chiesa, così io lo reputo, un oltraggio a un luogo santo a cui tengono non soltanto i sangiovannesi, ma tutta la comunità di Mussomeli”.

Ha avuto paura in quei momenti?

“No, ma mi chiedevo il perché e da dove nascessero certe frasi come il fatto che sono indegno e che mi devo dimettere. Indegno di che? Io ho servito la comunità di San Giovanni al meglio, e ho fatto più di quel che posso, la mia preoccupazione è che dopo avere cercato con tutta la comunità di qualificare quella che è la vita parrocchiale, questo episodio possa incidere negativamente sul tale percorso”.

Ritiene che ci siano degli strascichi che si trascinano dai fatti della Madonna?

“Penso che ci sia una menta occulta che non so dove vorrebbe arrivare, perché sono concomitanti i fatti della Madonna, quando misero in giro voci false mentre, al contrario, la festa della Madonna s’è svolta regolarmente in maniera dignitosissima; quindi ci sono stati i fatti della Madrice e ora i fatti di San Giovanni. Ci sono alcuni che si sentono paladini, ma di cosa? Della cattolicità di Mussomeli? Le persone buone, per fortuna, sono molte di più dei pochi che intendono fare disordine e imporre la loro mentalità”.

Cosa non va in queste realtà storiche?

“Penso che queste realtà confraternali vanno vissute con uno spirito più profondo, tenendo a mente quali sono i veri valori. Ci sono dei valori che non possono essere smentiti e ci sono delle realtà che devono necessariamente essere modificate. Qualcuno dice che la Chiesa si cancellerebbe a Mussomeli se non ci fossero queste tradizioni. Non è assolutamente vero. Esistono e le dobbiamo rispettare, per quello che è possibile, ma io non penso che a Cristo Re, comunità nuova, non ci siano persone che vadano a messa, che frequentino i sacramenti, che abbiano fatto la Via Crucis, anzi, al contrario”.

Lei sta dicendo: non sono le confraternite  a tenere in piedi lo spirito cristiano ma ben altri valori.

“Se manca il perno fondamentale che è il Cristo come sommo ed eterno sacerdote, con tutto quello che gli appartiene e gli fa da corona, non potremmo vivere la nostra vita cristiana, che è qualcosa di molto più profondo rispetto a quello che appare. Vali di più tu o la tua veste? dice Gesù”.

Quanto pensa possa avere inciso il narcisismo di alcuni in quello che sta accadendo?

“Immensamente, forse è proprio la ricerca di questo voler mettere in rilievo in primo piano l’effimero anziché il contenuto ad averci portato a questo”.

Non dovreste quindi fare ammenda anche voi sacerdoti per avere permesso che l’effimero soverchiasse la sostanza?

“Forse lo si è fatto inconsapevolmente, proprio perché si era dentro queste situazioni, ma so che i confrati hanno reagito, anche se tale mentalità cultrice dell’effimero, tante volte ha prevalso”.

Gli autori di tali plateali contestazioni nei suoi confronti, sono venuti a scusarsi?

“No, né ora né per quello che è accaduto per la Madonna, e continuano ad agire in un modo che è poco cristiano”.

Li ha perdonati comunque?

“Non so se hanno bisogno del mio perdono, perché il perdono, bisogna desiderarlo, ma se uno sostiene di non avere mancato, ritiene anche di non avere bisogno di scusarsi né di essere perdonato”.

So che le hanno consigliato di presentare formale denuncia per l’accaduto. Lo farà?

“Sì, anche se non penso in questa fase di allegare i filmati registrati, ma se me lo richiederanno, lo farò. Per ora penso di fare soltanto una deposizione verbale cautelativa sia nei miei confronti che nei confronti della comunità e per quello che concerne la vita religiosa di San Giovanni”.

In ultimo, cosa vuole dire ai suoi contestatori?

“Che la smettano di fare cultura personale  e facciano più cultura comunitaria a partire dalla centralità del Cristo, curando davvero il loro rapporto con Lui”.  (LA SICILIA – Roberto Mistretta)

 

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