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Elezioni Regionali. Le riflessioni del sindaco di Caltanissetta : “La Sicilia e i siciliani prima di tutto, no al civismo dei notabili”

Redazione

Elezioni Regionali. Le riflessioni del sindaco di Caltanissetta : “La Sicilia e i siciliani prima di tutto, no al civismo dei notabili”

Ven, 15/09/2017 - 15:25

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Nel quadro di una ampia crisi di reputazione e di efficacia dei partiti, si era prefigurato che il “civismo politico” fosse la nuova prospettiva metodologica per lanciare “dal basso” una proposta di governo della Sicilia, valorizzando il principio della democrazia partecipativa attraverso il coinvolgimento diretto delle rappresentanze territoriali, con la strutturazione di un Movimento civico dei territori che si ponesse in forma alternativa alla catastrofica gestione verticistica delle segreterie e dei potentati, per dare soluzioni concrete ai problemi locali all’interno di compatibilità ambientali e di legalità.
Il “civismo politico”, che ha avuto il suo primo laboratorio locale a Caltanissetta, nell’esperienza vincente per le elezioni amministrative nel 2014, poi ripreso con una formula elettoralistica da Leoluca Orlando a Palermo, non può prescindere dalla strutturazione e dalla rappresentanza di un Movimento politico territoriale che, attraverso i metodi della partecipazione civica, possa rendere effettivo il protagonismo dei cittadini in rappresentanza delle peculiarità dei singoli territori, in sinergia con la sana democrazia dei partiti tradizionali.
Le interlocuzioni che da qualche mese avvengono costantemente per sviluppare e dare rilevanza regionale al “modello Caltanissetta”, in cui si è strutturato un movimento civico (Polo Civico) che ha espresso il candidato sindaco in alleanza con PD ed UDC, in combinazione col “modello Palermo”, ci avevano persuasi che l’occasione importante delle elezioni Regionali 2017, con la candidatura del Prof. Micari alla Presidenza, diretta promanazione del Movimento dei territori (non dei sindaci), sarebbe stata sfruttata per portare a compimento i principi di un civismo politico reale e maturo, per ridare entusiasmo ai cittadini, grazie ad una pratica di responsabilità che riagganciasse gli elettori al senso profondo della loro cittadinanza attiva, della socializzazione delle risorse, del coinvolgimento nei metodi per le scelte.
Invece non si parla più di Movimento dei territori, ma pare ci si avvii a concepire una elettoralistica Lista del Presidente, a spregio di qualunque ragionamento civico e a rinforzo di una politica verticistica e leaderistica nella quale non possiamo più credere.
I cittadini siciliani non sono massa passiva che va blandita nel momento elettorale, ma sono un grande bacino di professionalità, di passioni, di competenze che, se adeguatamente valorizzate, potrebbero riscattare le sorti di una terra martoriata dalle clientele e dalla partitocrazia autoreferenziale.
Il deficit che sconta oggi la politica è quello di non volere scommettere sui cittadini e sulla loro maturità. E’ quello di volere esclusivamente preservare posizioni di potere gestite in modo imbarazzante.
Quindi, no al “civismo dei notabili”, no alla grave “calamità istituzionale” in cui versa la regione Siciliana.

Quotidianamente, con gli inevitabili errori, le difficoltà, la frustrazione di sentirsi marginalizzati, in qualità di Sindaco di una città capoluogo dell’entroterra siciliano, sperimento la faticosa responsabilità della gestione amministrativa di un territorio spesso dimenticato dalle istituzioni regionali e nazionali.
Insieme a diversi Sindaci del comprensorio delle aree interne abbiamo cercato di evidenziare la necessità di ripartire proprio dal coinvolgimento dei cittadini in un sistema a rete per dare visibilità alle aree interne della Sicilia.
Come per la politica nazionale vi è una questione meridionale da risolvere per rilanciare l’intera economia italiana, per la politica regionale è urgente la risoluzione delle problematiche delle aree interne per risollevare l’asfittica economia siciliana. Ma tutto questo passa anche dalla condivisione dei processi e delle metodologie che si intendono mettere in pratica e dalla coerenza delle strutture e dell’organizzazione che ci si deve dare per realizzare i progetti.
Il civismo politico non può barattare i propri principi ideali, avallando la contraffazione, il riciclaggio di vecchia politica, l’iper-localismo, ha il dovere da un lato di esprimersi come alternativo alle deviazioni partitocratiche, ma deve avere anche l’intelligenza di crescere in condizioni di tallonamento critico e di collaborazione con la democrazia dei partiti perché se ne giovino le comunità territoriali amministrate.
Attendiamo, quindi, dal candidato Micari e da tutte le forze o le coalizioni che proclamano il civismo politico, un chiaro pronunciamento su questa prospettiva che avrà, comunque, una sua manifestazione di intenti nell’iter e nelle metodologie che si applicheranno nella composizione delle liste elettorali e nella presentazione anticipata della squadra di governo.
Non possiamo permetterci altri anni di prove tecniche, di “bluff pilotati” o di “patti della seppia” funzionali soltanto agli assetti nazionali.
La Sicilia e i siciliani prima di tutto.

Giovanni Ruvolo

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