CALTANISSETTA – Approda in libreria il terzo numero di Studi Storici Siciliani, la rivista semestrale in cartaceo edita dall’Archeoclub d’Italia (con sede a Gangi). Si tratta di un nuovo elemento nel panorama culturale siciliano entrato quasi in punta di piedi (timido e silenzioso) per non disturbare la sonnolenza di un settore che vive solo di passato, in tutti i sensi. Non solo per l’uso investigativo che di esso la rivista svolge, come tutte le riviste storiche, ma anche e principalmente per l’assenza attuale di un dibattito dentro e fuori gli ambienti accademici sulla storiografia siciliana. Una sonnolenza derivata dall’assenza di luoghi e di momenti di confronto tra chi indaga il passato per il piacere della scoperta come i tanti storici locali (veri artigiani della cultura) e chi lo interpreta nei grandi fenomeni istituzionali ed economici a scopo didattico-scientifico. E’ nata come scommessa tra un gruppo eterogeneo di storici che non si rassegnano ad affidare ai soli specialisti il campo d’indagine e le sue sfaccettature, al fine di tenere acceso il lumicino su fatti, personaggi, condizioni di un’isola che ancora oggi non trova le ragioni della sua vera identità. E’ una offerta alla riflessione e alla lettura per “chi se ne vuole occupare”, per chi ritiene di far parte nel suo piccolo, di questo grande processo che anima, nel bene e nel male il vivo presente. E’ una rivista di microstoria, con tutta la novità che tale termine comporta. che non disdegna nella sua metodologia d’indagine e nell’elemento paradigmatico il supporto delle scienze sociali (etnoantropologiche) come evidenzia la professoressa Sonia Zaccaraia nella sua nota editoriale. In questo numero la rivista parla del fascismo nisseno burocratico e del suo “squadrismo istituzionale” (Sonia Zaccaria), della “Democrazia Sociale” nei ricordi del deputato agrigentino Guarino Amella, uno dei padri dell’autonomia siciliana, (Gero Difrancesco), del dibattito sul meridione d’Italia e del contributo dato ad esso dai siciliani (Filippo Falcone), della mafia nella storia e nel costume dei siciliani (Gabriella Portalone), della borghesia nel cuore del latifondo siciliano tra XIX e XX secolo (Mario Siragusa) dell’esperienza dell’archivio storico per la Sicilia orientale di Catania (Luciano Carruba), dell’ archeologia madonita (Gaetano La Placa). Nei suoi Pezzi precedenti sono stati messi in risalto le lotte contadine, i sistemi di potere nella Sicilia post unitaria, fatti di cronaca dai contorni enigmatici ed altro (dallo spionaggio di guerra alla recensione di libri) che hanno aperto domande e fornito risposte su un mondo contorto e variegato di ineffabile fascino e di straordinaria attualità. “Si tratta di una ambizione editoriale che contrasta con gli scarsi mezzi economici a disposizione” afferma la professoressa Sonia Zaccaria, che presiede il comitato scientifico della rivista “ma l’impegno culturale espresso dai suoi redattori potrà trasformare una vulnerabilità in uno stimolo ulteriore ad andare avanti e a sperimentare percorsi innovativi. Il referente prestabilito è il mondo degli studiosi e degli addetti ai lavori, ma con i dovuti accorgimenti e con la intermediazione degli insegnanti può essere esteso anche alla scuola. Gli insegnanti che vorranno sviluppare una nuova didattica della storia attraverso la ricerca, dentro una scuola laboratorio, potranno avvalersi degli “spaccati storici” forniti dalla rivista e svilupparli ulteriormente”. E proprio sugli spaccati storici locali viene presentato un momento della storia gelese del primo dopo guerra (1923), agli inizi del periodo fascista, quando il “dissidentismo fascista” mise in contrasto il medico gelese Francesco Savà (combattente e fascista della prima ora) con il federale nisseno Damiano Lipani, il primo supportato dal questore Ernesto Quartaroli ed il secondo dal prefetto Dante Almansi. In questa vicenda dai contorni apparentemente locali che mette in evidenza l’antagonismo territoriale delle due cittadine (Caltanissetta e Gela) al fine della rappresentanza parlamentare, esce fuori un aspetto della macrostoria, sui contrasti interni al fascismo (al suo modo di rapportarsi con le istituzioni liberali e con l’ipotesi rivoluzionaria). La rivista si prospetta, quindi, come lente di ingrandimento bifocale, che da un lato ingrandisce verso la macrostoria le vicende locali e particolari e dall’altro riguarda ( rilegge) nell’ambito locale gli effetti delle scelte politiche, istituzionali, economiche della grande storia. Dal piccolo al grande e viceversa, come amano ripetere gli storici che hanno fatto la loro rivoluzione copernicana al fine di “verificare la dinamica della vita” nei contesti reali dove essa si svolge. (Gero Difrancesco)
Arriva in libreria la rivista Studi Storici Siciliani. Ne fanno parte anche gli studiosi nisseni Filippo Falcone, Gero Difrancesco e Sonia Zaccaria
Mer, 23/03/2016 - 01:06
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