CALTANISSETTA – Riceviamo e pubblichiamo.
«Né pentere e volere insieme puossi, per la contradizion che nol consente.» Dante Alighieri
La giunta comunale guidata da Giovanni Ruvolo, a Caltanissetta, ricorda sempre di più gli sventurati protagonisti del celebre romanzo di Dino Buzzati Il deserto dei Tartari. Sappiamo bene come andò a finire. Ma lasciamo perdere Buzzati e le esotiche (e meste) atmosfere del suo romanzo. Per chi non si accontenta del marketing politico e culturale a buon mercato (berlusconiano, post-democristiano, renziano o grillino), governare, amministrare bene una regione, una città o una semplice associazione è sempre più difficile. Complesso. La nostra società è frammentata, confusa, disunita. Lacerata da difficoltà e ingiustizie. Da perdita di ruolo e di senso da parte di tanti soggetti. Esperienza individuale e relazioni sociali sono sempre più segnate da caratteristiche e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto. Fluido e volatile. Tutto questo incide sulle nostre vite private. Personali. Sulle nostre esistenze di cittadini più o meno impegnati. Ad ogni modo, chi scrive è sempre stato convinto (e ancora lo è), che nei casi di buon governo, di buona amministrazione, processo, contenuto e regola coincidano. Virtuosamente. Luminosamente direi. Quando ciò non accade ovvero processo, contenuto e regola sono disgiunti, slegati , allora c’è un problema di coerenza. Di credibilità. Di forza. Questa è, a parere di chi scrive, la causa fondamentale della crisi della giunta Ruvolo. Questa è la causa del suo chiudersi mestamente, nervosamente, ormai, nelle opache stanze del Palazzo.
Leandro Janni