Il 20 novembre 1989 moriva a Palermo lo scrittore Leonardo Sciascia. Autore di pagine memorabili, riuscì a cogliere profondi aspetti della sua epoca e del Sud dell’Italia inserendoli in affascinanti trame narrative e saggi ancora attuali
“Nella poesia di Salvatore Quasimodo il tema dell’esilio (l’esilio che generazioni di siciliani, per sfuggire alla povertà dell’isola, hanno sofferto e soffrono) si lega amaro e dolente, ma splendido nella memoria dei luoghi perduti, a quello del poeta arabo Ibn Hamdis, siciliano di Noto. E questa può anche essere una chiave per capire la Sicilia: che alla distanza di più di otto secoli un poeta di lingua araba e un poeta di lingua italiana hanno cantato la loro pena d’esilio con gli stessi accenti: “vuote le mani, – dice Ibn Hamdis – ma pieni gli occhi del ricordo di lei“. Così scrisse Leonardo Sciascia in “La corda pazza – Scrittori e cose della Sicilia”. Lo scrittore morì ventisei anni fa a Palermo, nella terra amata, studiata e raccontata.
Le opere – I primi scritti di Sciascia hanno luogo nel 1950 con “Favole della dittatura”, recensiti anche da Pasolini. Si tratta, come anche le successive opere del primo periodo letterario dello scrittore, di testi poetici. Nel 1957 Sciascia viene trasferito dal Ministero della Pubblica Istruzione a Roma, dove darà alle stampe tre racconti intitolati “Gli zii di Sicilia”. Nel 1961, oramai tornato a Caltanissetta, esce “Il giorno della civetta”, un giallo che ha poi ispirato il regista Damiano Damiani che ha girato l’omonimo film ne 1968. Dalla seconda metà degli anni Sessanta inizierà a scrivere saggi e racconti ricchi degli studi storici e culturali sulla Sicilia che lo interessano. E’ del 1965 il saggio “Feste religiose in Sicilia”, tra superstizioni, miti e parallelismi con la Spagna. Dopo aver scritto “Narratori di Sicilia”, Sciascia pubblica nel 1970, mentre oramai vive a Palermo, la raccolta di saggi “La corda pazza” dove imprime il concetto di sicilitudine, tra le contraddizioni e la poesia della sua terra. Nel 1971 esce “Il contesto”, un poliziesco. Dello stesso anno è “Atti relativi alla morte di Raymond Roussel” che, con “I pugnatori” e “L’affaire Moro”, rende esplicito il suo utilizzo negli scritti di fatti reali con l’obiettivo della denuncia sociale. Sul finire degli anni settanta e la prima metà degli Ottanta, Sciascia scrive testi con riferimenti alla cultura francese. Nel 1984 esce “Stendhal e la Sicilia”. Continuerà a scrivere fino alla fine, verrà pubblicato postumo “A futura memoria (se la memoria ha un futuro)”.
L’iniziativa – A Racalmuto, paese natale dello scrittore, venerdì 20 e sabato 21, a ventisei anni dalla morte, la fondazione a lui intitolata ha organizzato due giornate di studio nella propria sede. Gli studenti delle scuole superiori della provincia agrigentina e di Caltanissetta, presenteranno degli elaborati sui racconti de “Gli zii di Sicilia”, confrontando le proprie ricerche con docenti che terranno relazioni sull’opera di Sciascia. (Fonte cno-webtv.it)

