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Gioco erotico finito male: morì ragazza 23enne. Ingegnere di origine mussomelese in Corte D’Assise “rischia” pena più alta

Redazione

Gioco erotico finito male: morì ragazza 23enne. Ingegnere di origine mussomelese in Corte D’Assise “rischia” pena più alta

Gio, 08/01/2015 - 11:57

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Soter Mulè

Soter Mulè

ROMA – Un gioco erotico pericoloso fino al punto di accettare il rischio di provocare la morte dei protagonisti. È questo il bondage secondo la tesi sostenuta dalla procura generale, che ha ottenuto dai giudici di secondo grado lo spostamento davanti alla corte d’appello d’assise del processo al giovane ingegnere Soter Mulè, condannato in primo grado a 4 anni e 8 mesi con l’accusa di omicidio colposo per la morte di una ragazza e il ferimento dell’amica, entrambe convinte a farsi legare alla trave di un garage per dondolare e provare piacere. A convincere i giudici a liberarsi del processo è stata la requisitoria del pg, che ha chiesto la condanna a 8 anni e 6 mesi per omicidio preterintenzionale dell’imputato.

L’imputato è originario di Mussomeli. Soter Mulè, il 42enne ingegnere alla sbarra, è figlio di un mussomelese, Vincenzo Mulè, insegnante di religione in pensione, partito dalla Sicilia e trasferitosi a Roma più di 40 anni fa. Vincenzo, oramai settantenne, torna di rado a Mussomeli, mentre Soter da ragazzo ha trascorso brevi periodi estivi nel paese del padre. Qui vive ancora un’anziana sorella di papà Vincenzo, oltre che un drappello abbastanza folto di cugini e nipoti.

Le richieste dell’accusa hanno imposto la dichiarazione di incompetenza, con la conseguenza che il procedimento si svolgerà davanti a una giuria popolare chiamata ad affrontare il dilemma di cosa sia il bondage. La questione è se questo tipo di gioco erotico – come sostiene la procura – sia una pratica pericolosa perché ha come conseguenza probabile la morte dei protagonisti. Mentre la tesi opposta – accolta in primo grado – è che l’eventuale decesso dei giocatori sia causato da una cattiva applicazione del gioco. La prevalenza di una ricostruzione rispetto all’altra è il cuore del dibattimento che si svolgerà davanti a giudici popolari, in taluni casi più soggetti a essere influenzati dal comune sentire più che dalle dottrine giuridiche. Pertanto Mulè – difeso dagli avvocati Antonio Buttazzo e Luigi Di Maio – dovrà raccontare come persuase le due ragazze a giocare la notte del 9 settembre quando le condusse nel garage di un palazzo affittato dall’Agenzia delle Entrate in via di Settebagni, zona Bufalotta.

Paola Caputo

Paola Caputo

La ricostruzione dei fatti. Mulè invitò Paola Caputo, 23 anni, studentessa, e Federica a vivere una serata diversa: prima aperitivo e poi bondage. Finito il cocktail, corsero al garage dove Mulè – un esperto della pratica – legò al collo e alle braccia le due con gli estremi della stessa corda che passò su una trave alta due metri in modo che una facesse da contrappeso all’altra. Lo scopo era dare piacere attraverso il dondolamento dei corpi. Il ruolo di Mulè era dirigere il gioco, guardare ed eccitarsi. Qualcosa però andò storto. Federica svenne, restò in terra e finì per strangolare Paola. Mulè tagliò la corda, ma tardivamente e Paola mori mentre Federica entrò in coma da dove usci qualche giorno dopo. La questione è: la tragedia è successa perché Mulè sbagliò qualcosa nella preparazione del gioco oppure è questo tipo di pratica a essere pericoloso? La risposta ai giudici della corte d’assise d’appello.

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