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Difesa della raffineria, la battaglia si sposta al “Green Stream”

Redazione

Difesa della raffineria, la battaglia si sposta al “Green Stream”

Mar, 15/07/2014 - 14:04

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GELA – Manifestazioni, veglie, preghiere e un’inedita riunione itinerante dei consigli comunali di diversi centri dell’area del Golfo, davanti al “Green Stream”, il metanodotto Libia-Italia che serve di gas la Penisola e l’Europa e di cui Eni è proprietaria al 75%.

Sono le iniziative annunciate per i prossimi giorni dal “coordinamento per la difesa della Raffineria di Gela”, nato venerdì sera dopo il consiglio comunale straordinario aperto a sindacati, istituzioni, lavoratori e cittadini, e a seguito delle proteste di Cgil, Cisl e Uil che per prime avevano posto la questione della difesa della Raffineria.

Il coordinamento è composto dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, della giunta comunale di Gela e del consiglio comunale.

Dal coordinamento nascono due forti iniziative: la convocazione per mercoledì 16 luglio, del consiglio comunale straordinario da parte di tutti i comuni del comprensorio che si sono dati appuntamento davanti i cancelli del “Green Stream”, il gasdotto “Italia-Libia”, a cui parteciperanno, tra gli altri, i consigli comunali di Gela, Butera, Niscemi, Mazzarino, Sommatino, Vittoria, Acate e Priolo e la deputazione.

L’altra iniziativa è la giornata di preghiera di giovedì 17 luglio, preceduta da una veglia con digiuno, indetta dal Vescovo della Diocesi, Monsignor Rosario Gisana, che ha già inviato in questi giorni una  lettera, che è stata letta in tutte le celebrazioni eucaristiche delle chiese della Diocesi.

La decisione di convocare un consiglio comunale straordinario unificato presso l’area del “Green Stream” (da parte di tutti i comuni che manifestano la stessa preoccupazione per il futuro della Raffineria di Gela) non è casuale.

I sindacati, le istituzioni locali e la cittadinanza hanno chiesto a gran voce di portare la questione della Raffineria, al tavolo del Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il futuro dell’industria in questo territorio e gli investimenti per 700 milioni ormai contraddetti nei fatti, impongono di alzare il livello di opposizione a una strategia che riguarda l’interesse generale di una vasta area della Sicilia e investe il tema dell’etica del lavoro e della responsabilità sociale dell’impresa.

Nel 2013, per ben due volte, i rivoluzionari in Libia e i sommovimenti politici, hanno causato l’interruzione del gasdotto “Green Stream”, costringendo l’allora Ad dell’Eni, Scaroni, a intervenire di concerto con il Governo italiano.

Oggi a Gela c’è una battaglia civile, ma non meno motivata e determinata. Quella per il lavoro e lo sviluppo, per un’industria produttiva eco compatibile.

Vogliamo che Eni confermi il piano sottoscritto anche dalle organizzazioni sindacali e dalle istituzioni che prevedeva 700 milioni di euro di investimenti e il riavvio della linea 1, a fronte di sacrifici che sono stati già chiesti ai lavoratori e alla comunità tutta. Il tutto, per avere una Raffineria  in grado di rispettare l’ambiente e stare sul mercato nel medio e lungo periodo. Inoltre,  chiediamo che si utilizzino le aree dismesse inutilizzate e bonificate da assegnare per nuove iniziative imprenditoriali, così come previsto dal protocollo del luglio 2012.

Non vorremmo che l’attenzione del Governo Italiano sia massima soltanto di fronte a fatti eclatanti come quelli avvenuti al gasdotto in Libia, dove una rivoluzione ha azzerato le istituzioni di quel Paese.

Ecco perchè mercoledì si terrà una grande manifestazione davanti il “Green Stream”, il terminale del gasdotto Libia-Italia che passa da Gela per portare il metano in mezza Europa.

Il Green Stream è uno dei tanti simboli dell’importanza strategica di Gela e della Sicilia nelle politiche energetiche della Nazione.

Il Governo allora agisca per lo sviluppo e la tutela di questi territori, secondo un principio di etica, così come prevede anche la nostra Costituzione, ovvero impedire l’utilizzo dei bacini estrattivi e dei territori, come limoni da spremere e poi disfarsene.

Il Coordinamento per la difesa della Raffineria, insieme ai sindacati, sono ben consapevoli dei limiti di una protesta civile e legittima, ma intendono sottoporre con forza al Governo Nazionale, l’esasperazione del popolo siciliano e del comprensorio gelese, qualora Eni non abbandoni l’intenzione di dismettere la Raffineria, mettendo a repentaglio migliaia di posti di lavoro.images

CGIL Segretario Generale Ignazio Giudice
CISL Segretario Generale Emanuele Gallo
UIL Segretario Generale Vincenzo Mudaro

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