Salute

Soppressione Provincia, Gallè(PD):”Una scelta che nega il nostro futuro”

Redazione

Soppressione Provincia, Gallè(PD):”Una scelta che nega il nostro futuro”

Gio, 18/08/2011 - 02:10

Condividi su:

Giuseppe Gallè, segretario provinciale PD

CALTANISSETTA – Il governo Berlusconi-Bossi,  con un tratto di penna, ha deciso di cancellare alcune province italiane come capro espiatorio dell’indignazione popolare per i costi della politica, per poter dire di “aver tagliato 54.000 poltrone” e dopo avere trattato con la Lega i codicilli che “salvano” le province leghiste con il criterio dei 3.000 kmq di superficie.

In Sicilia, Enna e Caltanissetta verranno cancellate.  Proprio così: non saranno accorpate né fuse tra loro, ma semplicemente “eliminate” dalla carta geografica e dal disegno istituzionale di presenza dello Stato  sul territorio, con tutto quel che ne consegue (via le Prefetture, le Questure, i Comandi dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, l’INPS, l’INAIL, gli Uffici del Lavoro, le Banche,  etc); andranno via da qui  tutti quegli uffici pubblici periferici che hanno costruito per secoli, ancor prima dell’Unità d’Italia, un’identità territoriale che ha svolto la sua funzione di organizzazione del territorio anche nell’equilibrio della presenza istituzionale.

Probabilmente i comuni nisseni andranno con Agrigento e Ragusa. Nessuno ne guadagnerà, nessuno starà meglio dopo, le nostre comunità  diventeranno periferia estrema delle periferie dell’Italia, senza più parola, senza più nome proprio.

Caltanissetta è stata capoluogo di provincia ben prima dell’Unità d’italia, dal 1816, quando i Borboni  decisero di organizzare il territorio decentrando nelle Intendenze molte funzioni amministrative con i primi esperimenti di enti locali elettivi.

E’ stata capoluogo di provincia prima ancora che venisse istituita la Diocesi, nel 1844, quando anche la Chiesa di Roma prese atto di una nuova realtà della Sicilia dell’interno, nella quale l’evangelizzazione doveva essere avvicinata alla vita quotidiana delle popolazioni.

E’ proprio questa funzione di presidio istituzionale al centro del territorio di un’”isola-continente” che oggi viene rimessa in discussione: eliminare le province dell’interno, con tutto quello che comporta, sulla base di un misero calcolo contabile, significa decidere, da parte dello Stato, di ritirarsi da questo territorio, di abbandonarlo definitivamente, senza speranza, ad un destino di impoverimento e di marginalità. Significa  indicare ai nostri ragazzi, senza appello, la strada dell’emigrazione, significa calpestare la memoria di quelle generazioni che ci hanno preceduto, e che, spaccandosi la schiena hanno costruito l’identità economica e la dignità civile di questa parte della Sicilia dove, ritirandosi lo Stato, aumenta significativamente anche il rischio di rafforzare i  poteri criminali.

Possiamo consentire che tutto questo avvenga nel silenzio, nell’indifferenza, nell’apatia che spesso ci caratterizza ma che questa volta non ci salverà dalla sofferenza, ma sarà la nostra responsabilità, personale, individuale, di ogni cittadino nisseno nel naufragio definitivo della nostra identità e della nostra storia?

Pensiamo di no e riteniamo che sia un dovere di tutti dare un contributo in questo processo di ridefinizione della rete istituzionale nel territorio, non solo in nome di quell’autonomia speciale, di rango costituzionale, che la Sicilia si è conquistata negli anni difficili del dopoguerra (proprio per contrastare il separatismo, altro processo di marginalizzazione), ma in nome anche di quel nuovo protagonismo civile che negli ultimi tempi si è espresso pure in Sicilia e che vede avvicinarsi all’impegno di cittadinanza, dopo tanti anni, migliaia di giovani e di cittadini specialmente quando si tratta di temi che si ripercuotono in maniera tagliente sulla nostra vita quotidiana.

Vogliamo poter dire, per esempio, che ben altra cosa sarebbe stata la ridefinizione del ruolo degli enti intermedi su alcune tematiche con competenza esclusiva (viabilità e ambiente, rifiuti compresi), o che ben diverso suonerebbe un disegno che, per tutte le province, procedesse ad una mutamento efficace ed energico capace di abbatterne i costi.

Ma la logica dei “rami secchi” non possiamo accettarla: non ci possono essere comunità di serie A e di serie B o C, storie cancellate e memorie disperse, futuro negato ad alcuni solo sulla base dei numeri del Ragionier Tremonti.

Il silenzio di molti in questi giorni è assordante e vergognoso  ma non può servirci  da alibi per giustificare in questo momento la nostra rassegnazione.

Vorremmo che le nostre comunità facessero sentire unite la loro voce, per opporsi a questa  operazione-naufragio, senza schieramenti di parte ma con un’idea chiara del futuro a cui non vogliamo rinunciare.

Non vogliamo, non dobbiamo e non possiamo rinunciare al futuro; la nostra memoria ne sarebbe dannata.

Giuseppe Gallè

Segretario provinciale PD

Pubblicità Elettorale