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Mafia: processo De Mauro, Riina assolto

Redazione

Mafia: processo De Mauro, Riina assolto

Ven, 10/06/2011 - 22:47

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Mauro De Mauro

PALERMO – Sono stati ripresi in mano documenti
vecchissimi, alcuni ritrovati qualche mese fa dopo 40 anni
negli archivi della polizia, trasferiti da Pavia gli atti
legati alla morte di Mattei, si e’ dovuto fare i conti, a tanti
anni di distanza, con la morte di alcuni personaggi centrali e
– tra presunti depistaggi, strane sparizioni e “zone d’ombra” –
tra i “moventi convergenti” (nessuno e’ stato mai veramente
scartato) resta, secondo la Procura, un comune denominatore:
Cosa nostra. Che senz’altro si sarebbe mossa nell’interesse di
altri (“dalla destra eversiva e golpista, alla massoneria
deviata, fino ad ambienti economici e finanziari corrotti”). E
resta un unico nome, quello del “capo dei capi”, il boss Toto’
Riina. Che, secondo i pm, nel settembre del 1970 sarebbe stato
al vertice di Cosa nostra, in sostituzione di Luciano Liggio,
con Gaetano Badalamenti e Stefano Bontade.
Il 15 febbraio del 2006 i pm ottengono dall’allora Gup
Umberto De Giglio il rinvio a giudizio di Riina (difeso dagli
avvocati Luca Cianferoni e Giovanni Anania). Il 4 aprile dello
stesso anno si apre il processo. In cui sono stati sentiti
decine di testimoni, alcuni deceduti nel frattempo
(giornalisti, membri dei servizi segreti, delle forze
dell’ordine, o, nel caso di Boris Giuliano, per esempio, la
vedova, scrittori, anche Massimo Ciancimino che fornisce ai
magistrati appunti del padre in cui si farebbe riferimento
all’eliminazione di De Mauro “da parte dei compaesani (i
Corleonesi, ndr) per conto di ambienti istituzionali romani”).
Arrivano poi, lo scorso febbraio, le dichiarazioni di Rosario
Naimo, uno degli ultimi collaboratori di giustizia che a lungo
ha vissuto negli Usa, che parla anche lui de relato – riferendo
quanto gli avrebbe raccontato nel 1972 Emanuele D’Agostino, poi
ucciso nella guerra di mafia – di una partecipazione diretta
all’omicidio “da parte del signor Riina”, come lo chiama.
Alla fine di aprile, si giunge alla requisitoria con la
quale i pm chiedono l’ergastolo. L’associazione delle parti
civili (i famigliari di De Mauro, la figlia Junia e’ morta nel
frattempo, l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, la Provincia di
Palermo) rappresentate dagli avvocati Francesco Crescimanno e
Cetti Pellitteri. La difesa di Riina che sostiene invece come
questi venga utilizzato come un “parafulmine” per tutti i casi
irrisolti e come all’epoca non facesse affatto parte del cosi’
detto triumvirato: non potrebbe dunque essere considerato il
mandante del delitto.
Oggi la sentenza, a quasi 41 anni dai fatti, con un movente
che resta non chiarito e senza che il cadavere di De Mauro sia
mai stato ritrovato.

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