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Educazione fisica e scuola, l’analisi di Enrico Cordova

Michele Spena

Educazione fisica e scuola, l’analisi di Enrico Cordova

Dom, 29/04/2018 - 23:21

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Scuola ed educazione fisica, un binomio dai risvolti antitetici. Nei miei ricordi si mescolano le emozioni, la gioia, la tensione, la polvere, i successi, le sconfitte legate ai mitici Giochi della Gioventù, con l’immancabile, enorme numero in plastica, appuntato alla maglietta con l’iconografico spillone da balia, e l’euforia dei Campionati studenteschi, con spalti gremiti di studenti, alla fine degli anni 80’, in quelle “guerre sante” sportive che determinavano le supremazie sportive. L’educazione fisica è un patrimonio, forse non giustamente considerato, della scuola e per analizzare e capire lo stato attuale della situazione, ne abbiamo parlato con Enrico Cordova, 60 anni, di cui oltre 30 trascorsi a scuola, prima come insegnante e poi dal 2000 come Coordinatore ufficio educazione fisica e sportiva. Ma non solo scuola, uomo di sport a 360 gradi, se teniamo conto dei suoi trascorsi da giocatore prima e tecnico poi, del basket.

“Abbiamo avuto un volume di attività altissimo, potrei quasi dire che il mio ufficio era un piccolo comitato olimpico internazionale, anche grazie al contributo di Coni e società sportive. Poi dal settembre 2012/13 il panorama è cambiato. Il ministero ha sensibilmente ridotto i fondi per l’attività sportiva complementare per le sei ore suppletive del pomeriggio. Per offrire un dato, siamo passati da 160 ore annuali a 20. I professori hanno perso gli stimoli, la loro attività si è praticamente ridotta alle 20 ore classiche, mattutine, mensili. L’attività si è drasticamente ridotta. Sotto alcuni profili è rimasta determinante l’attività delle federazioni, in particolare della FGCI con la quale strutturiamo un torneo interscolastico provinciale di calcio a 5”. Nella scuola secondaria, con l’attività scolastica, campionati studenteschi, gli insegnanti miravano a coinvolgere la totalità dei ragazzi, anche se talvolta, alla prova dei fatti, poi partecipavano i giovani che svolgono attività sportiva federale fuori dalla scuola.

Il quadro non sembra “luminoso”. La didattica si trova a fare i conti con i bilanci: un ragionamento non sempre vincente quando si parla di scuola. Esistono comunque sempre spunti positivi e obiettivi, frutto della passione dell’insegnamento, da perseguire ed incentivare. “Da circa 8 anni è in itinere, con MIUR e Coni, il progetto Sport in classe rivolto alle scuole elementari: un tutor, laureato in scienze motorie, solitamente un neo-laureato, affianca le insegnanti della scuola elementare. Questo progetto, che non parte a Settembre perché necessita di una ineludibile preparazione, in qualche modo ha supplito alla carenza storica dell’educazione fisica nella scuola elementare che non ha mai avuto una struttura, in tal senso, professionale. Il Riscontro assolutamente positivo”. Non è tardata però la “mannaia” economica. “L’anno scorso coprivamo tutte e cinque le classi, quest’anno per una mancanza di fondi, solo quarte e quinte elementari”.

Cordova sveste i panni del docente e torna ad indossare quelli dello studente: “Ricordo ancora i campionati studenteschi, le gare nel mitico cortile del liceo classico. Avevo 15 anni, frequentavo lo scientifico, ed ancor più che la gara in sé, ho ancora vivo il ricordo, l’enfasi, della preparazione, degli allenamenti, dell’atmosfera”. La sua esperienza offre un’interessante spunto di riflessione: diversi anni or sono i tecnici delle squadre giovanili di diversi sport erano professori di educazione fisica, oggi ciò è molto raro. Io, ad esempio, iniziai con la Leoncelli alla parrocchia Santa Flavia, dove ci allenavamo. Il mio allenatore era il professor Michele Amari, nel volley il professore Biagio Di Maria”. Naturalmente non si può non parlare di basket: “Ricordo la vittoria del campionato e poi l’anno di serie B con la Vis Nova. Io ero allenatore della giovanili ed assistente in prima squadra, prima con Riccardo Cantone e poi con Armando Messina. Custodisco con gioia l’emozione del campionato vinto a Canicattì in C1, 30 vittorie su 32 partite, di cui 28 consecutive. Cito lo scorso anno in D con l’Invicta, squadra che riesce ad auto sostentarsi ed a partecipare a tutt’oggi ad un campionato regionale che è comunque dispendioso”.

Torniamo allo scuola. “Le nazioni nord europee sono più evolute, soprattutto partono con lo sport già dalla scuola elementare. Per gli anglosassoni lo sport giovanile dilettantistico è prettamente scolastico, di fatto i college sono il vivaio delle società sportive. Francia e Germania dedicano più ore all’educazione fisica. In Italia fino a quando non hanno deciso di abbassare i fondi la situazione era più che soddisfacente, adesso il panorama è mutato”. L’analisi si allarga: “Consideriamo che soffrono alcune discipline sportive, prima tra tutte la regina: l’atletica. Ma è giusto ricordare, per citare i nomi di campioni leggendari, che Pietro Mennea, Sara Simeoni nacquero con i giochi della Gioventù che adesso non si disputano. Quegli straordinari atleti conobbero lo sport in prima media con la scuola. Oggi sempre i nostri ragazzi conoscono lo sport prima, fuori dalla scuola, con le federazioni”.

Servono idee, occorrono cambiamenti, necessitano adeguamenti in molti settori. “Parliamo delle palestre delle scuole nissene. Non si capisce perché, tranne un paio di eccezioni, si continuano a costruire palestre come 70 anni fa, solo per l’educazione fisica. Lo sport scolastico si è evoluto, potrebbe essere utile avere sul territorio palestre in grado di poter essere utili anche dal territorio, vedi in appoggio alle società sportive. Invece palestre con 4 mura ed un tetto, senza prevedere che potrebbero essere aperte al pubblico. La mia esperienza mi insegna di palestre in Sicilia, anche con piccole tribune, che hanno rappresentato una risorsa per quel territorio”.

L’analisi si allarga: “Occorre struttura l’educazione fisica nella scuola elementare, un progetto come sport in classe può essere il primo passo. Nella scuola media la situazione, tutto sommato, è accettabile. Nelle superiori invece serve rivedere la figura dell’insegnante di educazione fisica: gli interessi si evolvono, il mondo cambia, bisogna adeguarsi. Anche se poi visto che le ultime riforme hanno sempre peggiorato la situazione, mi verrebbe quasi da dire lasciamo tutto com’è”.

La soluzione potrebbe essere l’intervento del legislatore? “Da anni appena ci sono le elezioni, fioccano le promesse. Poi non accade più nulle, tutto rimane immutato.

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