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Giornalisti, Odg: legittimo per tutti rifiuto rivelare fonti, Parlamento chiarisca

Redazione

Giornalisti, Odg: legittimo per tutti rifiuto rivelare fonti, Parlamento chiarisca

Ven, 24/02/2017 - 08:43

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Un giudice di Siena ha obbligato un giornalista pubblicista testimone in un processo a rivelare la sua fonte, mentre a Caltanissetta a due pubblicisti è stato riconosciuto il diritto al segreto al pari dei professionisti: un ‘doppio binario’ che preoccupa l’Ordine nazionale dei Giornalisti e che – afferma l’ Odg in una nota – “impone al Parlamento di dirimere in via legislativa questa annosa questione”. L’ intervento dell’ Ordine si riferisce a “quanto è successo al collega Augusto Mattioli durante la terza udienza del processo a carico della vedova di David Rossi Antonella Tognazzi e del giornalista del Fatto Quotidiano Davide Vecchi, accusati di aver divulgato materiale riservato. Mattioli, sentito come testimone, si è riservato di non rispondere a una domanda del piemme, appellandosi al segreto professionale. Il giudice ha sospeso l’udienza e dopo essere tornato in aula ha verbalizzato che il giornalista, essendo pubblicista, non può avvalersi di questa tutela obbligando il collega a rivelare la fonte”. “Il tutto – aggiunge la nota – è avvenuto cinque giorni dopo l’ennesima sentenza emessa da altri giudici italiani a Caltanissetta, quella che ha assolto i due giornalisti di Enna Josè Trovato e Giulia Martorana, entrambi pubblicisti all’epoca dei fatti. Nelle motivazioni la Corte di Appello nissena afferma che per l’Ordinamento della professione giornalistica non esistono “differenze di ordine qualitativo fra le prestazioni rese da un giornalista professionista e quelle rese da un giornalista pubblicista”, ma solo quantitative, che “non possono essere ritenute ostative ad una interpretazione estensiva della norma” sul segreto professionale”. “Legittimo quindi il rifiuto, anche da parte dei pubblicisti, di rivelare le loro fonti – conclude l’ Ordine nazionale -. Quanto è accaduto a Siena lede quindi il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente e impone al Parlamento di dirimere in via legislativa questa annosa questione che periodicamente determina situazioni che provocano sconcerto”.

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