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Il “caso” Olivo. Quanto ci costa la dis-informazione

Redazione

Il “caso” Olivo. Quanto ci costa la dis-informazione

Dom, 15/05/2016 - 17:30

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imageCALTANISSETTA – C’era una volta, a Caltanissetta, l’informazione istituzionale: la legge 150 del 2000 che impone a tutti gli Enti pubblici, anche a quelli locali, l’adozione di un piano di comunicazione e l’istituzione di un Ufficio Stampa veniva applicata dal Comune (amministrazione Messana) secondo la normativa, anche quella regionale che esiste in proposito (L.R. 2 del 2002 che prescrive, tra l’altro, “di individuare, in sede di predisposizione dei bilanci annuali, un capitolo dedicato alle spese complessive per la comunicazione e informazione pubblica, in una percentuale non inferiore al 2 per cento delle risorse generali.” Incredibile ma vero).
In quell’epoca ormai lontana, esisteva un trimestrale, “Caltanissetta Comune” (curato dal giornalista Lino Lacagnina sin dai tempi dell’amministrazione Mancuso), un settimanale radio-televisivo diffuso su tutte le emittenti locali, “Caltanissetta Informa” (curato dalla giornalista Rosa Maria Li Vecchi con la regia di ArtMemory Studio), un quotidiano on-line, “Caltanissetta 24 ore” (curato dal giornalista Nicola Digiugno) il primo organo on-line di informazione istituzionale in Sicilia. Tutte le sedute del Consiglio Comunale venivano trasmesse in diretta radiofonica da RadioCL1 e riascoltabili on-demand.
Naturalmente era stato istituito un Ufficio Stampa, con due giornalisti individuati tra i dipendenti comunali iscritti all’Ordine (Giuseppe Scibetta e Salvatore Mingoia), inquadrati con la qualifica di Redattori secondo il Contratto Nazionale (con relativa adeguata retribuzione) come la legge prescrive. Gli studenti universitari potevano svolgere presso l’Ufficio Stampa gli stage previsti da un’apposita convenzione e maturare esperienze, elaborare ricerche, studi, tesi di laurea.
Era un modo per mettere in pratica il dovere della trasparenza che la legge impone alle pubbliche amministrazioni per rendere effettivo il controllo democratico e la partecipazione da parte dei cittadini. Costava molto meno del 2% delle risorse di bilancio che la legge prescrive come copertura finaziaria e impiegava tutte risorse professionali cittadine nei diversi comparti del sistema mediatico. Tutti gli strati della popolazione e, naturalmente, tutte le altre istituzioni ed enti pubblici venivano raggiunti dall’informazione comunale.
Dall’insediamento della Giunta Campisi e poi a velocità supersonica con la Giunta Ruvolo, uno ad uno sono stati smantellati tutti questi strumenti di informazione istituzionale: per ognuno di essi che veniva soppresso si spegneva una luce sull’operato dell’Amministrazione, sempre più opaco, fino all’invisibilità.
Però tutte le sere il Sindaco Ruvolo raccontava su Facebook ai suoi concittadini la sua giornata di amministratore, gioie e dolori conditi con il miele dell’utopia profetica, consolazione e speranza di un intero popolo.
L’ultimo avamposto della trasparenza della città, l’addetto stampa interno, il dottor Pier Paolo Olivo, giornalista pubblicista e dipendente comunale, veniva progressivamente emarginato fino ad impedirgli di fatto di svolgere il suo lavoro (in Europa lo chiamerebbero “mobbing”) mentre, ma solo per alcuni mesi, si ingaggiava un giornalista “esperto” con lauta retribuzione, anche se dipendente dal Comune di Catania.
Oggi una sentenza del Tribunale di Roma ha imposto all’amministrazione Comunale di versare all’INPGI (la Cassa di previdenza dei Giornalisti) i contributi per il dottor Olivo, (circa 18.000 euro), e non all’INPS come era stato fatto, ignorando quindi che la sua funzione nell’Ente era quella di Giornalista (come la sentenza ampiamente descrive). Ne consegue la dimostrazione che colpevolmente si è tentato di farsi beffe del sistema previdenziale pur di fare a meno di un Ufficio Stampa, ignorando, altrettanto colpevolmente, ciò che la legge impone anche agli Enti Locali riguardo all’informazione istituzionale. Specialmente in un capoluogo di provincia (anche se non piace a qualcuno quest’ultima funzione).
Il bello è che della Democrazia Partecipata (le maiuscole sono d’obbligo) la Giunta Ruvolo ne ha fatto una bandiera della propria qualità rivoluzionaria e profetica, della propria carismatica capacità di superare la vecchia politica, di cancellare le opacità dei favoritismi. Tutto alla luce del sole, tutto con i cittadini, tutto “partecipato” nei minimi particolari, la “casa di vetro”, etc., era stato promesso solennemente in campagna elettorale.
Ci sembra una contraddizione non da poco, anche senza entrare nel merito delle scelte, tale da configurare il mancato rispetto del Programma elettorale in base al quale il Sindaco è stato eletto, che, pensiamo di ricordare, è abbastanza impegnativo anche al fine di valutare non solo la coerenza politica (qualità sempre più rara) ma soprattutto la correttezza amministrativa nel rispettare la delega che i cittadini hanno espresso con il voto anche per il programma proposto, non per la simpatia o il fascino personale del candidato.
Forse, considerata la fantastica capacità di visione di futuro dei nostri amministratori, avranno messo a punto strumenti di informazione istituzionale molto più moderni di quelli previsti dalla legge 150/2000 ormai vecchia di 16 anni: forse la comunicazione in diretta h24 con gli ultrasuoni, con le sedute di Consiglio Comunale trasmesse a livello subliminale in tutti i luoghi pubblici, con un Ufficio Stampa iper-tecnologico, magari incorporato con microchip sottocutanei, gratuitamente, a tutti i cittadini “civici” che ne facciano richiesta.
Non tutti sono in grado di sintonizzarsi sulle frontiere fantascientifiche della Giunta Ruvolo e dei Dirigenti degli Uffici Comunali, e immaginiamo quanta sofferenza possa provocare dare il sangue per un popolo che si ostina a non capire quali meraviglie si stanno realizzando e non fare altro che brontolare e criticare.
Forse perché il popolo brontolone non è informato, e per questo non riesce a partecipare. Senza l’informazione la partecipazione è impossibile, oppure è come giocare a mosca cieca al buio. Dalla mancanza di informazione è minacciata persino la democrazia.
Che sembri un ferrovecchio del passato anche la democrazia ai nostri Amministratori?

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